Usa military police: Terrorizzare e occupare

Una analisi approfondita sull'evoluzione militarista della polizia locale degli Stati Uniti. Dalla guerra alla droga soldi e tecnologie militari hanno traformato il concetto del "proteggere e servire".

17 / 8 / 2014

Jason Westcott era impaurito.

Una sera dell’autunno scorso aveva scoperto su Facebook che un amico di un amico stava pianificando con qualche altro complice di penetrare a casa sua. Avevano intenzione di rubare la pistola e un paio di apparecchi televisivi di Westcott. Secondo il messaggio su Facebook, il sospetto stava progettando di “far fuori” Westcott che ha immediatamente telefonato alla polizia di Tampa Bay per segnalare il complotto.

Secondo il Tampa Bay Timesgli investigatori che hanno risposto alla chiamata di Westcott hanno avuto per lui un messaggio semplice: “Se qualcuno penetra in questa casa prendi la pistola e spara per uccidere”.

Verso le 19.30 del 27 maggio sono arrivati gli intrusi. Westcott ha seguito il consiglio degli agenti, ha afferrato la pistola per difendere casa sua ed è morto puntandolo contro gli estranei. Questi hanno usato fucili semiautomatici e pistole per abbattere il ventinovenne meccanico di motociclette. E’ stato colpito tre volte, una al braccio e due al fianco ed è stato dichiarato morto durante il trasporto all’ospedale.

Gli intrusi, tuttavia, non erano dei ladri da quattro soldi in cerca di un modesto bottino. Erano invece membri della squadra SWAT del Dipartimento di Polizia di Tampa Bay che stavano eseguendo un ordine di perquisizione, su sospetti che Westcott e il suo compagno fossero trafficanti di marijuana. Avevano ricevuto la soffiata da un informatore confidenziale che avevano mandato quattro volte  nella casa di Westcott tra febbraio e maggio ad acquistare piccole quantità di marijuana, per  tra i 20 e i 60 dollari alla volta. L’informatore aveva riferito alla polizia di aver visto due pistole nella casa, ed è stato per questo che la polizia di Tampa Bay ha impiegato una squadra SWAT per eseguire il mandato di perquisizione.

Alla fine lo stesso dipartimento di polizia che aveva detto a Westcott di proteggere la sua casa usando la forza lo ha ucciso mentre lo faceva. Dopo aver perquisito il suo piccolo appartamento in affitto i poliziotti hanno in effetti trovato dell’erba, per un valore di due dollari, e una pistola denunciata, quella che stava impugnando quando le pallottole lo hanno massacrato.

Benvenuti nella nuova era della sorveglianza statunitense, in cui i poliziotti si considerano sempre più dei soldati che occupano un territorio nemico, spesso con l’aiuto dell’arsenale dello Zio Sam, e in cui i reati non violenti sono affrontati con forza e brutalità travolgenti.

La guerra sulla porta di casa

Il cancro della sorveglianza militarizzata si è da tempo metastatizzato nell’organismo politico. Si è andato rafforzando sempre più da quando le prime squadre di Armi e Tattiche Speciali (SWAT) sono sorte negli anni ’60 in reazione alla miscela di quel decennio di rivolte, disordini e insensate violenze, come la famigerata follia di Charles Whitman dalla torre dell’orologio ad Austin, Texas.

Anche se le SWAT non sono l’unico indicatore che la militarizzazione della sorveglianza statunitense sta aumentando, sono quello più riconoscibile. La proliferazione di squadre SWAT in tutto il paese e le loro tattiche paramilitari hanno diffuso una forma violenta di sorveglianza progettata per gli eventi straordinari ma in questi anni si è fatta ordinaria. Quando l’idea delle SWAT sorse nei dipartimenti di polizia di Filadelfia e Los Angeles, fu fatta propria dai dirigenti della polizia delle grandi città di tutta la nazione. Inizialmente, tuttavia, si trattava di una forza d’élite riservata a incidenti di una pericolosità unica, come sparatorie in corso, situazioni in cui erano coinvolti ostaggi o disordini su vasta scala.

Quasi mezzo secolo dopo ciò non è più vero.

Nel 1984, secondo il libro Rise of the Warrior Cop[L’ascesa del poliziotto guerriero]di Radley Balko, circa il 26% delle cittadine con popolazioni tra il 25.000 e i 50.000 abitanti aveva squadre SWAT. Arrivati al 2005 la percentuale era salita all’80%, anche se le statistiche sulle SWAT sono notoriamente difficile da arrivare.

Così come è aumentato il numero delle squadre SWAT a livello nazionale, la stessa cosa è avvenuta con le irruzioni. Oggi ogni anno ci sono circa 50.000 irruzioni delle SWAT negli Stati Uniti, secondo il professor Pete Kraska della Scuola di Studi Giuridici dell’Università del Kentucky Orientale. In altre parole, circa 137 volte al giorno una squadra SWAT assalta una casa e getta i suoi abitanti e la comunità circostante nel terrore.

Innalzamento dell’asticella della profilazione razziale

In un rapporto diffuso recentemente, War Comes Home’[La guerra arriva in casa], l’American Civil Liberties Union, ACLU, (mio datore di lavoro), ha scoperto che quasi l’80% delle irruzioni delle SWAT esaminate tra il 2011 e il 2012 sono state decise per eseguire mandati di perquisizione.

Fate un attimo una pausa per considerare che queste invasioni violente di case sono normalmente utilizzate contro persone che sono soltanto sospettate di un reato. Squadre paramilitari super-armate oggi abbattono normalmente porte in cerca di prove di un possibile reato. In altre parole i dipartimenti di polizia scelgono sempre più una tattica che spesso causa lesioni e danni alle proprietà come prima opzione, non come ultima risorsa. In più del 60% delle irruzioni esaminate dall’ACLU, i membri delle SWAT hanno abbattuto porte in cerca di possibili droghe, non per salvare ostaggi, reagire a una situazione di barricamento o per neutralizzare qualcuno che stava sparando.

Sull’altro lato della porta abbattuto, più spesso che no, ci sono neri e latinoamericani.  Quando l’ACLU è stata in grado di identificare la razza della persona o persone nella cui casa era stata fatta irruzione, il 68% degli interventi delle SWAT contro minoranze è stato finalizzato a eseguire un mandato di perquisizione alla ricerca di droghe. Quando si trattava di bianchi, quella percentuale scendeva al 38%, nonostante il fatto ben noto che neri, bianchi e latinoamericani usano tutti droghe grosso modo nella stessa percentuale. Le squadre SWAT, pare, hanno una storia inquietante di applicazione sproporzionata della propria competenza specialistica nelle comunità di colore.

Consideratelo una profilazione razziale sotto steroidi in cui l’umiliazione dei fermi per perquisizione è elevata a un livello terrorizzante.

Militarizzazione quotidiana

Non pensate, tuttavia, che la mentalità e l’equipaggiamento militare associati alle operazioni SWAT siano limitati a quelle unità d’élite. Stanno sempre più permeando tutte le forme di sorveglianza.

Come osserva Karl Bickel, capo analista delle politiche dell’ufficio dei Servizi di Sorveglianza Comunitaria del Dipartimento della Giustizia, la polizia di tutti gli Stati Uniti è addestrata in un modo che enfatizza la forza e l’aggressione. Egli nota che l’addestramento delle reclute favorisce un regime basato sullo stress modellato più su di un campo di addestramento militare che sull’impostazione più accademica rilassata che impiegherebbe un dipartimento di polizia. La conseguenza, suggerisce, sono giovani agenti che credono che la sorveglianza consista più nel travolgere che nel collaborare con la comunità per rendere più sicuri i quartieri. O, come ha ricordato recentemente agli agenti il comico Bill Maher: “Le parole sulla vostra auto ‘proteggi e servi’ si riferiscono a noi, non a voi.”

Questo corso autoritario è in conflitto con la filosofia centrale che dovrebbe dominare il pensiero statunitense del ventunesimo secolo: sorveglianza comunitaria.  Il suo accento è su una missione di “mantenimento della pace” creando e mantenendo rapporti di fiducia con e nelle comunità servite. Nel modello comunitario, che capita sia la filosofia ufficiale della sorveglianza del governo statunitense,  gli agenti sono protettori ma anche solutori di problemi che si presume abbiano cura, prima e soprattutto, di come le comunità li considerano. Non impongono il rispetto, dice la teoria: se lo guadagnano. La moneta non dovrebbe essere la paura. Dovrebbe esserlo la fiducia.

Ciò nonostante i video di reclutamento della polizia, come quelli del Dipartimento della Polizia di Newport Beach, in California, o del Dipartimento di Polizia di Hobbs, nel Nuovo Messico, mettono attivamente in scena non la prospettiva comunitaria, bensì la militarizzazione come modi per attirare giovani con la promessa di avventure e giocattoli di alta tecnologia in stile esercito.  La sorveglianza, secondo i video di reclutamento come questi, non consiste nella risoluzione calma di problemi; è tu e i tuoi ragazzi che abbattete porte nel bel mezzo della notte.

L’influenza delle SWAT si spinge ben oltre questo. Si prenda la crescente adozione di uniformi da combattimento (BDU) per gli agenti di pattuglia. Queste tute militariste, spesso nere, teme Bickel, li rendono meno avvicinabili e forse anche più aggressivi nelle loro interazioni con i cittadini che dovrebbero proteggere.

Un piccolo progetto della Johns Hopkins University è sembrato avvalorare questo. Alle persone sono mostrate fotografie di agenti di polizia nelle loro uniformi tradizionali e in BDU. Gli intervistati, ha indicato la ricerca, avrebbero preferito un agente di polizia nella tradizionale uniforme blu. Sintetizzando i suoi risultati, Bickel scrive: “L’aspetto più militarista delle BDU, molto simile a quello che si vede nei servizi giornalistici sul nostro esercito in zona di guerra, suscita l’idea che la nostra polizia sia una forza di occupazione in qualche quartiere cittadino degradato, invece di una protezione fidata della comunità”.

Dove prendono quei magnifici giocattoli?

“Mi chiedo se posso finire nei guai perché faccio questo”, dice al suo compagno il giovane nel sedile del passeggero mentre filmano il nuovo giocattolo dell’ufficio dello sceriffo di Saginaw County: un veicolo Anti-mina a Prova di Imboscate (MRAP). Mentre filmano da dietro il MRAP, il loro video amatoriale ha un che di Red Dawn,  come se un esercito occupante fosse oggi di pattuglia in queste strade provinciali del Michigan. “E’ in preparazione per tempi fottutamente folli, amico”, commenta un giovane. “Perché”, replica il suo amico, “la nostra città è finita così fottutamente in malora?”

In realtà niente di ciò che accade a Saginaw County giustifica l’impiego di un veicolo blindato in grado di sopportare pallottole e il genere di esplosivi improvvisati che le forze degli insorti hanno regolarmente sotterrato lungo le strade delle recenti zone di guerra degli Stati Uniti. Lo sceriffo William Federspiel, tuttavia, teme il peggio. “Da sceriffo della contea devo metterci nella posizione migliore per proteggere i nostri cittadini e le nostre proprietà”, ha dichiarato a un giornalista. “Devo prepararmi a qualcosa di disastroso”.

Fortunatamente per Federspiel il suo esercizio di preparazione paranoica al disastro non è costato un centesimo al suo ufficio. Quel MRAP da 425.000 dollari è arrivato come regalo, per gentile concessione dello Zio Sam, da remote guerre antinsurrezionali. Il maligno piccolo segreto della militarizzazione della sorveglianza è che i contribuenti la sovvenzionano attraverso programmi controllati dal Pentagono, dal Dipartimento della Sicurezza Patria e dal Dipartimento della Giustizia.

Prendiamo il programma 1033. L’Agenzia della Logistica della Difesa (DLA) può essere un oscuro ufficio all’interno del Dipartimento della Difesa, ma mediante il programma 1033, che controlla, è uno dei promotori centrali dell’eccessiva militarizzazione della sorveglianza statunitense.  A partire dal 1990 il governo ha autorizzato il Pentagono a trasferire gratuitamente i suoi surplus ai dipartimenti della polizia federale, statale e locale per condurre la guerra alla droga. Nel 1997 il Congresso ha esteso la portata del programma a includere l’antiterrorismo nella sezione 1033 della legge sull’autorizzazione alla difesa. In una singola pagina di una legge di 450 pagine, il Congresso ha contribuito a gettare il seme degli odierni poliziotti guerrieri.

La quantità di materiale militare trasferita attraverso il programma è aumentata astronomicamente nel corso degli anni. Nel 1990 il Pentagono passò alle forze dell’ordine statunitensi materiale per un valore di un milione di dollari. La cifra è balzata a quasi 450 milioni di dollari nel 2013. Nel complesso il programma ha trasferito materiale per un valore superiore ai 4,3 miliardi di dollari a poliziotti statali e federali, secondo la DLA.

Nel suo recente rapporto l’ACLU ha rilevato un’inquietante gamma di materiale militare trasferito ai dipartimenti della polizia civile in tutta la nazione. La polizia di North Little Rock, Arkansas, ad esempio, ha ricevuto 34 fucili automatici e semiautomatici, due robot che possono essere armati, elmetti militari e un veicolo tattico Mamba. La polizia di Gwinnet County, Georgia, ha ricevuto 57 fucili semiautomatici, prevalentemente M-16 e N-14. La polizia stradale dello Utah, secondo un’inchiesta del Salt Lake City Tribune, ha ricevuto un MRAP dal programma 1033, e la polizia dello Utah ha ricevuto 1.230 fucili e quattro lanciagranate.  Dopo che il Dipartimento di Polizia di Columbia, nella California del Sud, ha ricevuto il proprio MRAP del valore di 658.000 dollari, il capitano comandante della sua SWAT ha fatto notare che 500 veicoli simili erano stati distribuiti a organizzazioni delle forze dell’ordine di tutto il paese.

Sorprendentemente, un terzo di tutto il materiale bellico distribuito ad agenzie di polizia statali, locali e tribali è nuovo di zecca. Ciò solleva altre domande sconcertanti: il Pentagono è semplicemente sprecone quando acquista armi ed equipaggiamenti militari con i soldi dei contribuenti? O questo potrebbe essere un mercato sovvenzionato a valle degli appaltatori della difesa? Quale che sia la risposta, il Pentagono sta attivamente distribuendo armamenti ed equipaggiamenti prodotti per le campagne antinsurrezionali statunitensi all’estero alla polizia che pattuglia le strade degli Stati Uniti e questa è considerata a Washington una politica sana. Il messaggio sembra abbastanza impressionante: ciò che potrebbe essere necessario per Kabul, potrebbe essere necessario anche la Contea di DeKalb [nello stato della Georgia – n.d.t.].

In altre parole, la guerra al terrorismo del ventunesimo secolo si è fusa interamente con la guerra alla droga del ventesimo secolo e il risultato non potrebbe essere più allarmante: forze di polizia che sempre più appaiono e agiscono come eserciti occupanti.

Come il Dipartimento della Sicurezza Patria e il Dipartimento della Giustizia stanno super-armando la polizia

Quando i dipartimenti di polizia appaiono gonfiare i muscoli e le intensificare le tattiche, il Pentagono non è la sola risorsa. Partecipano alla partita anche le amministrazioni civili.

Nel corso di un’inchiesta del 2011 i giornalisti Andrew Becker e G.W.Schulz hanno scoperto che, dopo l’11 settembre, i dipartimenti di polizia incaricati della sorveglianza dei luoghi più sicuri degli Stati Uniti hanno utilizzato 34 miliardi di finanziamenti dal Dipartimento della Sicurezza Patria (DHS) per militarizzarsi in nome dell’antiterrorismo.

A Fargo, North Dakota, ad esempio, secondo Beker e Schulz l’amministrazione cittadina e quella della contea circostante si sono dati a un’orgia di spese con fondi federali. Anche se nell’area si sono verificati meno di due omicidi l’anno dal 2005, ogni autopattuglia è ora armati con un fucile d’assalto. La polizia ha anche accesso a elmetti Kevlar che possono fermare proiettili pesanti e a un blindato del valore di approssimativamente 250.000 dollari. A Filadelfia, Pennsylvania, 1.500 poliziotti di quartiere sono stati addestrati a usare fucili d’assalto AR-15 attingendo a finanziamenti della sicurezza patria.

Come nel caso del programma 1033, né il DHS né le amministrazioni locali rendono conto di come il materiale, compresi i giubbotti antiproiettile e i droni, è usato. Anche se la motivazione di questo accumulo di forniture di tipo militare è invariabilmente la possibilità di un attacco terroristico, di una sparatoria in una scuola o di altri eventi orribili, il materiale è invariabilmente utilizzato per condurre irruzioni paramilitari in cerca di droga, come segnala Balko.

Comunque, l’origine più allarmante di questa militarizzazione della polizia è il Dipartimento della Giustizia, la stessa agenzia ufficialmente impegnata a diffondere il modello di sorveglianza comunitaria attraverso il suo ufficio dei Servizi di Sorveglianza Orientati alla Comunità.

Nel 1988 il Congresso ha autorizzato il programma di finanziamenti Byrne all’interno della Legge Contro l’Abuso di Droghe che ha offerto alla polizia statale e locale fondi per partecipare alla guerra governativa alla droga. Tale programma di finanziamenti, secondo Balko, ha portato alla creazione di squadre speciali antinarcotici regionali e multigiurisdizione che si sono abbuffate di fondi federali e che, con scarso controllo federale, statale o locale, li hanno spesi potenziando i propri arsenali e le proprie tattiche. Nel 2011, 585 di queste squadre speciali hanno operato attingendo ai finanziamenti Byrne.

I finanziamenti, riferisce Balko, hanno anche incentivato il genere di sorveglianza che ha reso la guerra alla droga una forza così distruttiva nella società statunitense. Il Dipartimento della Giustizia ha distribuito i finanziamenti in base al numero di arresti operati dagli agenti, a quanti beni avevano sequestrato e a quanti mandati avevano eseguito.  Le stesse cose che queste squadre speciali antinarcotici facevano benissimo. “In conseguenza”, scrive Balko, “abbiamo in circolazione squadre di poliziotti antidroga, cariche  di materiale da SWAT, che prendono soldi se effettuano maggiori irruzioni, maggiori arresti e sequestrano più beni, e sono virtualmente immuni dall’essere chiamate a rispondere se escono dal seminato”.

Indipendentemente dal fatto che questa militarizzazione si sia verificata in forza di incentivi federali o per decisioni delle direzioni dei dipartimenti di polizia o per entrambe le cose, le polizie di tutta la nazione stanno potenziando gli armamenti con scarso o nessun dibattito pubblico. Di fatto, quando l’ACLU ha richiesto, come parte della sua indagine, dati SWAT a 255 agenzie delle forze dell’ordine, 114 li hanno rifiutati. Le giustificazioni di tali rifiuti sono variate, ma comprendevano tesi che i documenti contenevano “segreti del mestiere” o che il costo di aderire alla richiesta sarebbe stato proibitivo. Le comunità hanno il diritto di sapere come la polizia fa il suo lavoro, ma più spesso che no i dipartimenti di polizia la pensano diversamente.

Essere la polizia significa non dover mai dire mi dispiace.

Notizia dopo notizia, montano le prove che la polizia militarizzata degli Stati Uniti è una minaccia per la sicurezza pubblica. Ma in un paese in cui i poliziotti si considerano sempre più dei soldati in battaglia un giorno sì e l’altro anche, non c’è necessità di rispondere al pubblico o persino di scusarsi quando le cose vanno dolorosamente storte.

Se la sorveglianza comunitaria si basa sulla fiducia reciproca tra polizia e popolazione, la sorveglianza militarizzata opera sul presupposto della “sicurezza dell’agente” a ogni costo e sul disprezzo per chiunque la pensi diversamente. La conseguenza è una mentalità da “noi contro loro”.

Chiedetelo semplicemente ai genitori di Bou Bou Phonesavanh. Intorno alle tre del mattino del 28 maggio, la Squadra di Reazione Speciale di Habersham County ha condotto un’irruzione senza preavviso nella casa di un parente vicino a Cornelia, Georgia, dove la famiglia risiedeva. Gli agenti cercavano il figlio del proprietario che sospettavano di aver venduto droga per 50 dollari a un informatore confidenziale. Come capita, lui non abitava più lì.

Nonostante evidenze che erano presenti bambini – un minivan sul vialetto d’accesso, giocattoli in tutto il cortile e un box per neonati vicino alla porta – un agente SWAT ha scagliato nella casa una granata accecante-assordante. Ha colpito la culla di Bou Bou ed è esplosa, ferendo gravemente il piccolo. Quando la madre sconvolta ha cercato di raggiungerlo gli agenti le hanno urlato di mettersi seduta e di star zitta, dicendole che suo figlio stava bene e aveva solo perso un dente. In realtà aveva il naso staccato dal viso, il corpo era rimasto gravemente ustionato e aveva un buco sul petto. Portato di corsa all’ospedale Bou Bou ha dovuto essere messo in coma farmacologico.

La polizia ha affermato che era stato tutto uno sbaglio e che non c’erano indicazioni della presenza di bambini. “Non è stato commesso alcun atto doloso”, ha dichiarato all’Atlanta Journal-Constitution lo sceriffo di Habersham County Joey Terrel. “E’ stato un incidente terribile che non avrebbe mai dovuto succedere”. I Phonesavanhs devono ancora ricevere delle scuse dall’ufficio dello sceriffo. “Niente. Niente per nostro figlio, Non un biglietto. Non un palloncino. Non una telefonata. Nulla”, ha dichiarato alla CNN la madre di Bou Bou, Alecia Phonesavanh.

In modo simile, il capo della polizia di Tampa Bay, Jane Castor, continua a insistere che la morte di Jay Westcott, nell’irruzione militarizzata in casa sua, è stata colpa sua. “Il signor Westcott ha perso la vita perché ha puntato un’arma da fuoco carico contro agenti di polizia. Si può cancellare interamente dal quadro la questione della marijuana,” ha detto la Castor. “Se c’è un’indicazione che è in corso un traffico armato – qualcuno che vende narcotici armato o con la possibilità di usare un’arma da fuoco – allora la squadra di reazione tattica sarà la prima a intervenire.”

Nella sua difesa dell’irruzione della SWAT, la Castor ha semplicemente escluso ogni responsabilità per la morte di Westcott. “Hanno fatto tutto il possibile per eseguire il mandato in modo sicuro”, ha scritto al Tampa Bay Times, “tutto”, cioè, esclusa la ricerca di un’alternativa all’irrompere nella casa di un uomo che sapevano temere per la propria vita.

Quasi la metà delle famiglie statunitensi riferiscono di avere un’arma, come segnala l’ACLU nel suo rapporto . Ciò significa che la polizia ha sempre una scusa prefabbricata per usare le squadre SWAT per eseguire mandati con quando esistono alternative meno aggressive e meno violente.

In altri termini, se la polizia ritiene che stai vendendo droga, fa’ attenzione. Il sospetto è tutto ciò di cui ha bisogno per mandare a gambe all’aria il tuo intero mondo. E se si sbaglia, cosa importa? L’intenzione non poteva essere migliore.

Voci nel deserto

La militarizzazione della polizia non dovrebbe sorprendere. Come hanno detto quasi venticinque anni fa Hubert Williams, un ex direttore della polizia di Newark, New Jersey, e Patrick V. Murphy, ex commissario del dipartimento della polizia di New York City, i poliziotti sono “barometri della società in cui operano”.  Negli Stati Uniti post 11 settembre, ciò significa  forze di polizia permeate dalla mentalità da urlo guerriero dei soldati e agenti come se stessero combattendo un’insurrezione nel cortile di casa.

Con l’accelerazione del ritmo della militarizzazione della polizia, c’è stata almeno qualche reazione da parte di dirigenti ex e attuali della polizia che vedono la tendenza per quella che è: la distruzione della sorveglianza comunitaria. A Spokane, Washington, il consigliere comunale Mike Fagan, ex investigatore della polizia, si sta opponendo al fatto che gli agenti di polizia indossino uniformi BDU, definendo la tenuta “intimidente” nei confronti dei cittadini. In Utah, il parlamento statale ha approvato una legge prescrive che debba esserci una causa probabile prima che la polizia possa effettuare un’irruzione senza preavviso. Il capo della polizia di Salt Lake City, Chris Burbank, è stato un forte critico della militarizzazione, dichiarando al giornale locale: “Non siamo l’esercito. Né dovremmo apparire come una forza straniera che sta attuando un’invasione”.  Proprio di recente, il capo Charlie Beck del Dipartimento di Polizia di Los Angeles si è dichiarato d’accordo con l’ACLU e il comitato di redazione del Los Angeles Times che “i confini tra le forze dell’ordine locali e l’esercito statunitense non vanno confusi”.

Anche l’ex capo, in pensione, della polizia di Seattle, Norm Stamper, è diventato uno schietto critico della militarizzazione delle forze di polizia, facendo notare che “la maggior parte di ciò che la polizia è richiesta di fare, un giorno sì e l’altro anche, richiede pazienza, diplomazie e competenze interpersonali”. In altri termini, sorveglianza comunitaria. Stamper è il capo che diede semaforo verde a una reazione militarizzata alle proteste contro la World Trade Organization nella sua città nel 1999 (“La battaglia di Seattle”). E una decisione che gli piacerebbe annullare. “Il mio sostegno a una soluzione militarista scatenò le fiamme dell’inferno”, ha scritto sul Nation.  “Volarono pietre, bottiglie e portariviste. Furono infrante finestre, saccheggiati negozi, provocati incendi; e altra benzina riempì le strade con alcuni poliziotti che chiaramente reagivano in modo eccessivo, intensificando e allungando il conflitto”.

Questi ex poliziotti e dirigenti delle forze dell’ordine capiscono che gli agenti di polizia non dovrebbero abbattere la porta di nessun cittadino alle tre del mattino con AR-15 e granate abbaglianti-assordanti in cerca di piccole quantità di droga, mentre un MRAP sosta nel vialetto d’ingresso. Gli antimilitaristi, tuttavia, sono oggi in minoranza. E fino a quando ciò non cambierà, violente irruzioni paramilitari della polizia continueranno ad abbattere le porte di quasi mille famiglie statunitensi la settimana.

La guerra, una volta scatenata, raramente può essere contenuta.

Matthew Harwood è giornalista/redattore anziano presso l’American Civil Liberties Union a collaboratore regolare di Tom.Dispatch. Lo potete seguire su Twitter: @mharwood31.

Questo articolo è apparso in origine su TomDispatch.com, un blog del Nation Institute, che offre un flusso costante di fonti, notizie e opinioni alternative a cura di Tom Engelhardt, a lungo direttore di edizione e cofondatore dell’American Empire Project, autore di The End of Victory Culture [La fine della cultura della vittoria] e di un romanzo, The Last Days of Publishing [Gli ultimi giorni di pubblicazione]. Il suo libro più recente è The American Way of War: How Bush’s Wars Became Obama’s  [La via statunitense alla guerra: come le guerre di Bush sono diventate di Obama] (Haymarket Books).

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