riconteggio dei voti, popolismo e complotti sono le carte in gioco

Venezuela - Maduro assume l'incarico

tra difficoltà e promesse

6 / 5 / 2013

Scioperi, cacerolazos e un'altra vittima, l'ottava. La tensione persiste, in Venezuela, ma il peggio sembra per ora scongiurato. Il 19 aprile Nicolas Maduro ha assunto l'incarico come nuovo presidente dopo avere battuto il candidato della destra con un margine decisamente inferiore a tutte le aspettative. Una vittoria incontestabile, tuttavia, secondo tutti gli organismi internazionali presenti come osservatori e ancora sul posto.

Due riunioni urgenti hanno impresso una prima svolta alla crisi in cui rischiava di piombare il Venezuela. La prima è stata quella del Consiglio Nazionale Elettorale (Cne), l'organo responsabile delle organizzazioni di voto in Venezuela. Il Cne ha infine deciso un riconteggio dei voti, come aveva richiesto Capriles non appena erano sati diffusi i risultati. I dettagli tecnici di questo riconteggio non sono ancora chiarissimi, ma lo stesso Capriles ha accettato la decisione, parlando di una lotta eroica del popolo venezuelano. Il processo di riconteggio dovrebbe durare circa un mese. Non è da escludersi che la decisione presa nella prima riunione sia stata influenzata dall'approsimarsi della seconda riunione, quella dell'Unasur, che si è svolta a Lima, capitale del Perù (presidente pro tempore dell'organizzazione). A questa seconda riunione, convocata d'urgenza dal presidente peruviano Ollanta Humala, hanno partecipato i presidenti dei principali paesi membri: Dilma Rousseff (Brasile), Cristina Kirchner (Argentina), Pepe Mujica (Uruguai), Juan Manuel Santos (Colombia), Sebastian Pinera (Cile), Evo Morales (Bolivia) oltre agli stessi  Humala e Maduro. 

L'Unasur ha riconosciuto la vittoria di Maduro, ha invitato tutti a riconoscere il risultato e a rispettare l'iter previsto dalle leggi venezuelane per inoltrare eventuali reclami. Gli ultimi tre paragrafi del comunicato sono interessanti: l'organizzazione plaude alla decisione del Cne di permettere il riconteggio “totale dei voti, invita a desistere da atti che possano mettere in pericolo la pace sociale e nomina una commissione d'inchiesta sulle violenze del 15 aprile, che hanno fatto otto  morti, tutti uccisi da simpatizzanti dell'opposizione, secondo Maduro. Le scelte dell'Unasur possono prevenire un'escalation della tensione a Caracas: mettono in chiaro che l'emisfero riconosce la vittoria del “figlio di Chavez”, ma ribadiscono l'attenzione dell'organizzazione al rispetto delle regole democratiche (lode al riconteggio) da parte di tutti (inchiesta sulle violenze). In ballo non c'è solo la stabilità del Venezuela, da cui comunque dipende in parte anche quella della regione, ma anche la credibilità di chi ne difende pubblicamente il capo di Stato. Nicolas Maduro ha presentato la sua squadra di governo per il 2013-2019. Molte conferme e qualche nuovo ingresso, soprattuto giovani come la ministra per la donna e l'uguaglianza di genere, Andreina Tarazon o l'ingegnare agronomo Ivan Gil che assume la responsabilità del ministero dell'Agricoltura e terra: Maduro ha promesso: “revisione, rettifica, reimpulso: una rivoluzione nella rivoluzione basata sull'approfondimento del socialismo bolivariano e sul potere popolare”. In base ai cinque punti programmatici contenuti nel Plan de la Patria, che avrebbero dovuto guidare il governo Chavez, si disegna il profilo del nuovo gabinetto: pianificazione dell'economia, lotta al burocratismo, all'inefficienza e all'insicurezza, governo delle risorse per uno “sviluppo integrale”. “In un sindacato, una struttura territoriale o nello stato, tutti dobbiamo imparare a governare e a pianificare -ha detto Maduro- : coniugando la visione strategica che viene dal campo socialista e dall'Europa, il meglio delle distinte fasi di sviluppo, con il potere popolare. Per questo va ampliato lo spettro della formazione a tutti i livelli”. In questa ottica, il ministero della Pianificazione e delle Finanze è stato potenziato e diviso in due, il primo affidato a Jorge Giordani (riconfermato), il secondo a Nelson Merentes (finora al Banco Central). Per le celebrazioni del primo maggio Nicolas Maduro ha detto: busta paga più alta per i lavoratori venezuelani, e dal primo maggio il salario minimo passa da 2.047 bolivar a 2.457. A settembre e a novembre, due ulteriori rialzi di almeno il 10%, fino ad un aumento complessivo del 35-45%. 

Il 7 maggio diventa operativa anche la Ley organica del trabajo para los trabajadores (Lott), approvata l'anno scorso: non oltre le 8 ore di lavoro quotidiane e non più di 40 a settimana, due giorni di riposo pagato e sanzioni pesanti alle imprese che non rispettano le leggi. Un'altra conquista importante dopo quella che ha reso retroattive le prestazioni sociali anche per coloro che non erano stati messi in regola e che ha consentito a tutti di avere una pensione parametrata sul salario minimo. Anche pensionati e pensionate, quindi, beneficeranno dell'aumento. Molte imprese private hanno fatto il diavolo a quattro, depositando ricorsi su ricorsi, ma si calcola che quasi sette milioni di lavoratori, su un totale di nove milioni, potranno usufruire della legge nella data prevista. Stanno per partire anche nuovi piani sanitari e alimentari specificatamente rivolti agli operai: Barrio adentro obrero, che riguarda la salute per lavoratori e familiari, Mercado obrero, che sveltisce e facilita l'accesso alle reti dei mercati alimentari a basso costo (Mercal) ai lavoratori di tutte le categorie. “Per costruire il socialismo abbiamo bisogno di una classe operaia cosciente e organizzata”, ha detto Maduro invitando i lavoratori a scendere in piazza il primo maggio.

Invalidare il voto delle presidenziali; in Venezuela, l'opposizione non demorde e continua a battere su questo tasto. E' con l'auspicio “che lo Spirito santo illumini il Tsj” che Enrique Capriles, leader della Mesa de la unidad democratica (Mud) ha impugnato presso il Tribunal supremo de justicia (Tsj) i risultati elettorali del 14 aprile. Una decisione annunciata che l'opposizione ha deciso di attuare senza attendere i risultati dei riscontri, chiesti dallo stesso Capriles al Consiglio nazionale elettorale (Cne). Il Comando Simon Bolivar (il comitato elettorale di opposizione) sostiene di avere raccolto oltre 52.000 denunce di irregolarità. Il chavismo ha reagito con video e testimonianze che argomentano violenze xenofobe, minacce e aggressini da parte del campo avverso. Il governo ha denunciato Capriles, leader del partito Primero Justicia e Leopoldo Lopez, coordinatore di Voluntad popular sia alla magistratura locale che alle istanze di diritto internazionale, ritenendoli responsabili morali delle violenze post-elettorali. In questi giorni, il neo ministro degli Interni, Giustizia e Pace, Miguel Rodriguez Torres ha illustrato le prove raccolte a partire dall'ottobre scorso in merito ad un piano eversivo denominato “Connessione aprile”. Ha mostrato alcuni dei 500 filmati in cui si vedono giovani di estrema destra e Organizzazioni non governative (Ong) ricevere soldi da agenti stranieri. In questo contesto è stato arrestato un cittadino nordamericano, Trecy Timothy Hallet, in procinto di lasciare il paese. Altri video mostrano dirigenti della Mud impegnati nell'organizzazione militare degli scontri di piazza. Il governo venezuelano ha dichiarato che presenterà una denuncia alle autorità statunitensi.Oltre il dato tecnico, la partita che si gioca in Venezuela è eminentemente politica. Evidenzia due progetti di paese, uno subalterno e l'altro antagonista agli interesse del grande capitale trasnazionale. Nel disorientamento provocato dalla morte di Chavez, scomparso il 5 marzo, la destra ha visto un'occasione e ha deciso di giocarsi tutte le sue carte: dalla sovversione aperta o strisciante, alla guerra mediatica, dalla confusione simbolica al discredito internazionale dell'avversario: Prima di accettare la candidatura contro Maduro, Capriles è andato a consulto dai suoi finanziatori: negli Stati Uniti, dalle destre europee riunite in Argentina, e nei principali feudi neoliberisti dell'America Latina: Quegli stessi su cui conta Obama a San José di Costa Rica, dove incontra gli otto paesi membri del Sistema dell'integrazione centroamericana (Sica). L'obiettivo principale è quello di consolidare una grande alleanza tra paesi che adottano politiche neoliberiste contrarie ad altre iniziative regionali di segno opposto come Alba o Mercosur: In questo contesto, l'indubbio protagonismo del Venezuela bolivariano (grande venditore di petrolio agli USA) risulta insopportabile.

Fonti: rivista Limes           il Manifesto