Massimo Roccaforte (NdA) sull'affaire Mondadori

NdA - distribuzione indipendente sul caso Mondadori

[...] Io credo che in editoria, come nel resto della società, il problema principale in questa fase sia resistere con la propria identità e le proprie istanze là dove ci si trova, senza cedere un passo all’arroganza [...]

31 / 8 / 2010

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Mi si chiede un intervento sull’affare Mondadori e il recente scandalo dell’ultima legge ad personam che ha coinvolto il governo presieduto da Silvio Berlusconi e una delle aziende a lui riconducibili direttamente.

Premesso che se mi trovassi nella situazione di poter pubblicare un libro con una “grande” casa editrice, molto probabilmente non sceglierei l’attuale Mondadori e che dunque rispetto profondamente quanti se ne sono andati, se ne andranno o se ne stanno andando in questi giorni, credo che la questione di una “fuga dalla casa editrice” così come è stata posta nei giorni scorsi su alcuni quotidiani nazionali, non centri il reale problema che attraversa oggi il mondo editoriale italiano.

Cerco di spiegarmi: Mondadori è la più importante casa editrice che abbiamo in Italia, probabilmente quella che più di altre ha determinato le politiche della produzione editoriale e che, con i dovuti, grandi, distinguo del caso, insieme ad altri 4 o 5 gruppi definisce la connotazione del mercato editoriale in senso assoluto.

Chiarito questo scenario, trovo auto censoria, sbagliata e forse pericolosa una campagna di autoesclusione dal principale gruppo editoriale italiano incentrata e proposta solamente degli autori. Vorrei con il mio intervento contribuire al dibattito cercando di spostare l’attenzione su un altro punto della questione.

Non è che l’aria sta diventando talmente irrespirabile che alla fine si sia, o si sarà, costretti a “lasciare nelle mani” di chi ha sempre fatto del disprezzo della cultura con la C maiuscola una sua bandiera, la maggiore e più importante casa editrice che abbiamo in Italia?

Di conseguenza non si rischierebbe di ridurre, con questa scelta, il grado di autonomia del mercato e dunque la possibilità di vendita e scelta per librai e lettori?

Non si sta cadendo in una trappola ponendo la questione nei termini in cui è stata posta in questi giorni?

Il silenzio o i freddi comunicati, dei dipendenti e dei collaboratori della casa editrice, in tal senso sono il segnale più preoccupante e secondo me indicativo di un’aria che forse sta davvero cambiando, in un ambiente che a certi livelli non credo abbia grandi problemi a “privarsi” di certi autori per dirottare sempre di più la propria produzione su autori più consenzienti o commerciali.

In un mercato come quello editoriale dove tutta la filiera è controllata e dove spesso è il mercato stesso a creare la domanda, ritirarsi dal catalogo di un grande editore non mi sembra la politica più giusta o quantomeno salutare all’ambiente culturale.

Io credo che in editoria, come nel resto della società, il problema principale in questa fase sia resistere con la propria identità e le proprie istanze là dove ci si trova, senza cedere un passo all’arroganza e alle scorrettezze di un potere che si sta facendo sempre più cupo.

Non sto con questo chiedendo ad autori o lavoratori dell’editoria di intraprendere campagne politiche all’interno di Mondadori o che altro editore, ma sto ragionando sulla necessità che autori, editor, distributori, librai e lettori contribuiscano tutti insieme, con il loro lavoro e le loro scelte quotidiane alla difesa della circuitazione e produzione editoriale indipendente nel nostro paese.

Quanto è in gioco adesso è molto di più, con il dovuto rispetto, di un problema morale; la partita che stiamo giocando è sull’autonomia del mercato e della produzione editoriale, qualcosa che con parole grosse potremmo definire come il futuro di un buon pezzo della Cultura in Italia. 

Si tratta di difenderla da chi sempre di più vuole definire chi scrive, cosa si scrive, come si vende, dove si vende. In una fase così penso sia molto utile che ognuno resti al suo posto a fare le cose che sa e ama fare, cercando con le proprie azioni di affermare che questo paese non è la classe politica o imprenditoriale che in questi anni, e peggio ancora negli ultimi mesi, la sta rappresentando.

Massimo Roccaforte
NdA

Interno 4 - NdA Press

NdA (Nuova distribuzione Associati) nasce a Milano nell'estate del 1999 su iniziativa di Massimo Roccaforte. La prima distribuzione "specializzata" in editoria di qualità, l' unica realtà organizzata sul territorio nazionale dedicata principalmente a librai indipendenti, centri sociali, associazioni e gruppi di base. Fanno parte del gruppo NdA anche i marchi editoriali ShaKe Edizioni, XL Edizioni e La Biblioteca del Cigno, quest'ultimo gestito in collaborazione con Legambiente. Dal 2003 NdA è casa editrice con il marchio NdA Press.  

Nel 2000 NdA ha trasferito la sua sede centrale a Rimini. Nel 2002 ha lanciato il progetto Interno 4, ovvero piccole/medie librerie specializzate nei centri storici delle città italiane, nella certezza che un offerta chiara e selezionata, gestita con "entusiasmo e intelligenza", possa essere un buon investimento politico-culturale e, perché no, commerciale. Da subito le librerie Interno 4, pur sviluppando una loro reciproca ma diversa identità, hanno occupato uno spazio di tutto rilievo nelle attività politico-culturali delle rispettive città, perché ai libri hanno affiancato una grossa attività culturale che spazia su tutti i campi della creazione artistica in genere. Dal 2007 NdA è anche distributore nazionale per tutto il mercato editoriale, con la distribuzione in esclusiva di alcuni editori nelle maggiori librerie nazionali. Dal 2007 NdA promuove la nascita della label discografica Interno 4 Records.  

NdA è stata insignita del Premio Speciale alla carriera al MEI 2009.