Antigone-Let The Sunshine in (contest#01)

All'Angelo Mai di Roma il nuovo spettacolo dei Motus

20 / 3 / 2010

 Scegliere Antigone per tracciare, declinare e incuneare il tema della rivolta nel contemporaneo, procedendo in modo frammentario e lacunoso: come fare del resto di fronte a questo nome che abbaglia e allontana?

Antigone, né sposa, né madre, esce danzando, solitaria, dalla rete delle genealogie e delle filiazioni... E questa fuoriuscita dalle gabbie familiari, questa indignazione suprema che la spinge a dire No ad alta voce, sprezzante di tutto e tutti, ci cattura. Antigone è una figura politica, eminentemente politica, che in questi anni di opache prese di posizione e imbarazzanti conservatorismi, ci piace porre nuovamente sotto la "luce del sole".     Continua dunque la ricerca avviata in Ics sulle possibili forme di ribellione e scontro/incontro fra generazioni procedendo attraverso una formula altra di costruzione in divenire: azioni-performance intesi come contest, ovvero confronti/dialoghi per affrontare, con una serie di eventi unici rigorosamente site-specific, domande, urgenze e sollecitazioni, di riflesso alla possibile rilettura di una splendente Antigone d’oggi. Partiamo alla ricerca della "living-Antigone" nelle rivolte del contemporaneo, lavorando per tracce, impronte, frammenti, indizi lasciati sul terreno. Del resto è proprio il trascinamento-tentata sepoltura del corpo di Polinice il centro della tragedia, o meglio, è la vicenda mitica più antica (Syrma Antigónes - la traccia di Antigone - pareva chiamarsi una località vicina a Tebe, secondo Pausania).      LET THE SUNSHINE IN è il primo contest, nato nelle officine grandi riparazioni di Torino, che qui riadattiamo a uno spazio comunque vuoto e disadorno, in cui due soli attori-autori, Silvia e Benno, si fronteggiano e, nella totale solitudine di coppia, tentano di “rappresentare” (Antigone e Polinice), (Eteocle e Polinice), (Ismene e Antigone): fratelli-personaggi volutamente posti fra parentesi come pretesti mitopoietici. Le interpretazioni sono oscillanti e si con-fondono con le biografie degli interpreti: Polinice incarna il conflitto fra azione e compassione, può essere pacifista o terrorista e questo dissidio accoglie tutta l’ambivalenza delle varie esegesi… Il legame potentissimo, autodistruttivo fra i due attori/fratelli, che provano una rappresentazione impossibile a farsi, si sgretola nel suo tentare la verosimiglianza, si frantuma nell'impatto con il qui ed ora, perché le figure tragiche sono "usate" secondo un personale processo combinatorio, una riscrittura politico-policentrica, quasi beckettiana.     Nel tentativo di ricomposizione di questi "resti" ci scontriamo con la morte dell'anarchico quindicenne Alexandros-Andreas Grigoropoulos, ucciso il 6 dicembre 2008 ad Atene, da “una pallottola vagante” della polizia... un nuovo Polinice? Verso quel quartiere dirigeremo prossimamente il nostro sguardo, andando direttamente sul luogo a raccogliere voci e immagini… ma questo è parte degli sviluppi futuri. In questo primo contest passato e presente entrano in corto circuito ed esplodono, trascinando anche il pubblico nella deflagrazione: lo spettatore, posto al centro dello spazio scenico, bersagliato dalle nostre stesse domande, diviene inevitabilmente attore di una rappresentazione che “anarchicamente” deborda dai limiti del palcoscenico, fugge il teatro per sporcarsi con le incertezze e povertà del quotidiano… lontano dagli sprechi dei palazzi.  

Il motore primo che spinge Motus in un viaggio ormai avviatosi dal1991 è da sempre una bruciante istanza di “realtà”. Animati da un “motus” (movimento) interno verso il fuori, da una necessità inderogabile al confronto con temi, conflitti, urgenze e ferite dell’attualità, secondo un’attitudine del tutto “impura” all’ascolto dell’esterno, si lavora per mescolanze di vari formati espressivi, dall’istallazione, alla performance, al video. “Io vivo nelle cose” (appunti di viaggio da Rooms a Pasolini) è il titolo del nostro libro dedicato alle commistioni fra linguaggio scenico e cinematografico, che connotano indissolubilmente il fare artistico… e il tema del viaggio, sia geografico che mentale, ricorre e accompagna, come preludio o forma di studio, tutte le produzioni. È successo per il lavoro su Pasolini che ci ha sospinto dai deserti africani alle periferie italiane, accade ora, con il progetto “X(Ics) Racconti crudeli della giovinezza”, che ha portato la compagnia in giro per l’Europa ad abitare le periferie per riflettere sulla giovinezza di oggi… Il viaggio prosegue verso la costruzione di una cartografia immaginaria delle rivolte del contemporaneo, assumendo la figura di Antigone come metafora-guida del nuovo progetto “Syrma Antigónes“ che troverà completezza nell’autunno 2010.

www.motusonline.com

ideazione e regia Enrico Casagrande & Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni e Benno Steinegger
drammaturgia Daniela Nicolò
ambito sonoro Enrico Casagrande
direzione tecnica Valeria Foti

produzione Motus
con il sostegno di
L'Arboreto- Teatro Dimora di Mondaino, Festival Magna Grecia ’08, Festival delle Colline Torinesi, Progetto G.E.CO - Ministero della Gioventù e Regione Emilia Romagna
in collaborazione con Fondazione del Teatro Stabile di Torino

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studio sull'antigone dei Motus