Aspettando la Gira. La Gira Zapatista sbarca a Sherwood Festival

9 / 7 / 2021

La Gira Zapatista sbarca allo Sherwood Festival. E non poteva essere altrimenti. In attesa dell’arrivo della delegazione zapatista in Italia, l’Associazione Ya basta! Êdî bese! che sta seguendo l’organizzazione assieme a centinaia di collettivi, organizzazioni e singoli di tutta Europa, ha promosso il dibattito “Aspettando la Gira, conosciamo l’autonomia. Uno sguardo alla delegazione zapatista in Europa”.

Da qualche anno gli zapatisti non sono più di moda, il Subcomandante Marcos ha cessato di esistere per decisione collettiva e forse, questa loro ostinazione a non voler prendere né le armi né il potere ha fatto perdere interesse mainstream su una rivoluzione che rimane conseguente con quanto ha sempre dichiarato nei suoi comunicati: non si arrende, non si vende, non claudica. E soprattutto continua a costruire quell’aspetto fondamentale che è l’autonomia, migliorando le condizioni di vita delle popolazioni indigene senza l’aiuto di nessuno se non quello di altri los de abajo che da tutto il mondo sostengono la loro lotta. Non solo, negli ultimi anni, il movimento è maturato e ha allargato la propria influenza sui territori chiapanechi, arrivando a dichiarare autonomi altri 7 Caracol, le circoscrizioni amministrative ribelli. Le e i ribelli di oggi sono le nuove leve, cresciute e cresciuti, nate e nati en rebeldía, vale a dire dopo il levantamiento del 1° gennaio 1994.

L’oblio a cui sono stati relegati e il tempo trascorso (vent’anni, un katún secondo la concezione del tempo maya) ha fatto dimenticare chi sono gli zapatisti e come stanno costruendo “nuevos mundos” nelle loro comunità. Raccontare la Gira quindi non può prescindere dal fare un passo indietro e raccontare anche tutti i progressi fatti in questi 27 anni dal levantamiento e 37 dalla nascita dell’EZLN.

L’incontro di mercoledì 30 giugno allo Sherwood Festival parte dunque da questa prospettiva e si sdoppia in due racconti che vanno avanti di pari passo. Da una parte i video pubblicati dallo stesso EZLN raccontano l’odissea della Montaña, la piccola barca a vela che ha portato lo Squadrone 421 ad approdare a Vigo, in Galizia; dall’altra parte, gli attivisti dell’associazione, in particolare Andrea Mazzocco e Lorenzo Faccini raccontano invece la propria esperienze con l’esercito senza armi più famoso del mondo, con interventi legati ai temi dell’autogoverno e dell’autonomia in ambito economico, di educazione, di salute e di giustizia. A introdurre e a moderare l’incontro Francesca Stanca, storica attivista dell’associazione che simbolicamente, come stanno facendo gli zapatisti, passa il testimone alle nuove generazioni perché la lotta continui e si rinnovi.

Gli interventi, intervallati dagli emozionanti video dello Squadrone 421, ripassano brevemente la storia di questa incredibile rivoluzione. Si apre con il video della costruzione della struttura a forma di barca necessaria per mettere in isolamento i primi volontari di questa “travesia por la vida”, lo Squadrone 421: quattro donne, due uomini e “unoa otroa”. Francesca introduce poi i temi della serata e i relatori Andrea e Lorenzo. Dopo la breve introduzione, Lorenzo ci ricorda che l’autonomia è rivendicata fin dal levantamiento del 1° gennaio 1994, prosegue con gli Accordi di San Andrés, disattesi dalle forze politiche, e ha una svolta importante nell’organizzazione della propria struttura civile nel 2003 con la nascita dei Caracoles. Da questo momento infatti l’amministrazione dei territori non è più dell’esercito, a cui rimane il compito della difesa dei territori stessi, ma ha una struttura civile, divisa in tre livelli: Caracoles, Municipi Autonomi, Comunità. I rappresentanti non vengono pagati, le cariche sono a rotazione e se lasciano il proprio lavoro, la comunità si occupa dei campi e sostiene la famiglia.

Dopo l’intervento di Lorenzo, torniamo nei territori ribelli con altre immagini della “despedida” alla delegazione marittima. Nei territori ribelli l’invasione di SLUMIL K’AJXEMK’OP, come è stata ribattezzata l’Europa e che vuol dire “Terra disobbediente”, è stata preparata per mesi nei minimi dettagli con l’impegno di tutta l’organizzazione.

La parola passa poi ad Andrea che si focalizza sulle caratteristiche dell’autonomia economica. In questo ambito un ruolo sicuramente centrale è l’organizzazione comunitaria degli aspetti legati alla produzione: dalle cooperative ai campi, alla milpa, lo zapatismo ha collettivizzato le terre e le attività economiche di base, ridistribuendo anche a chi svolge altri incarichi (come ad esempio i promotori di salute, di educazione, in commissioni o nelle Giunte del Buon Governo), le risorse del lavoro collettivo.

Ancora un flashback: questa volta le immagini messe in onda dalla regia di Radio Sherwood, ci portano dentro alla Montaña mentre lo Squadrone 421 e tutto l’equipaggio si imbarcano per questa grande avventura che è la “travesia por la vida”.

Lorenzo ci porta poi a conoscere gli aspetti della rivoluzione zapatista legati all’educazione autonoma. Il motivo principale per cui gli zapatisti hanno ritenuto necessario intervenire in ambito educativo è la discriminazione subita da parte del sistema scolastico statale e la stigmatizzazione della condizione indigena. Un’importante svolta nel sistema educativo autonomo si ha nel 2003 quando viene adottato un processo pedagogico che implica trasmissione culturale e politica non solo attraverso la scuola ma in tutti gli ambiti relazionali della quotidianità zapatista. L’educazione sorge dalla vita comunitaria e integra pratiche e attività della sua quotidianità. La comunità si riappropria quindi di un ruolo nel processo pedagogico con la conseguenza che non c’è dissonanza tra scuola e educazione familiare perché progrediscono assieme. Il sistema educativo garantisce la continuità generazionale della resistenza, viene data grande importanza alle categorie di storia e memoria che consentono di declinare la propria resistenza sui tre livelli regionale, nazionale e internazionale inserendola in un processo storico e di sottrarre la storia dei popoli originari e della Rivoluzione alla narrazione ufficiale che la svuota di significato.

Terminato l’intervento di Lorenzo, le immagini ci portano in alto mare, sotto coperta della Montaña dove lo Squadrone 421 trascorre le lunghe giornate in attesa di superare, al contrario, quelle colonne di Ercole, oltre le quali finiva un tempo il mondo occidentale.

Andrea ci porta poi a conoscere gli altri importanti aspetti legati all’autonomia, su salute e giustizia. Il sistema sanitario è legato alla costruzione delle cliniche autonome e all’importante lavoro svolto dai promotori di salute che non solo hanno conoscenze sanitarie ma si occupano anche di insegnare e promuovere la prevenzione e uno stile di vita sano. Emblematica è l’esperienza zapatista rispetto alla pandemia da coronavirus: mentre il presidente messicano López Obrador dichiarava al paese che la Vírgen de Guadalupe li avrebbe protetti, le comunità indigene entravano in isolamento volontario e venivano messe in atto tutte le più elementari misure preventive per prevenire o limitare la diffusione del contagio, cosa che ha permesso un numero di perdite molto ridotto, per le quali comunque gli stessi zapatisti si sono assunti tutte le responsabilità.

In ambito giudiziario è da sottolineare come il sistema autonomo preveda pene riparative e non punitive e questo ha portato anche indigeni non zapatisti a rivolgersi alla “giustizia rivoluzionaria” dando fiducia al sistema di giustizia autonomo. Anche rispetto al tema giustizia c’è un importante lavoro culturale di prevenzione che ha portato a un grande risultato: nei territori ribelli è stato raggiunto il numero di 0 femminicidi.

Spetta a Francesca chiudere l’incontro raccontando, dal punto di vista europeo come è stata affrontata la sfida lanciata dagli zapatisti.

Era il 5 ottobre del 2020, il mondo lentamente stava entrando nella seconda ondata del virus quando gli zapatisti annunciavano che presto una montagna avrebbe navigato in alto mare, «cercando non la differenza, non la superiorità, non lo scontro, tanto meno il perdono e la pietà. Andremo a incontrare ciò che ci rende uguali». Chi ha camminato, anche solo per un breve periodo a fianco degli zapatisti sa bene quanto siano capaci di sconvolgere, di sorprendere. Sa bene che ogni parola, è pensata e ripensata, misurata e infine posta in quel determinato punto del testo per un motivo ben preciso. Sa bene insomma che ciò che legge presto o tardi diventerà realtà.

Così, forse ancora un po’ sorpresi, centinaia di attivisti in tutta Europa hanno cominciato a mobilitarsi. In Italia, la storica rete di appoggio alla lotta zapatista ha colto al volo l’occasione e ha lanciato un invito alla discussione a quanti sentivano l’esigenza di rispondere all’appello zapatista. Con il passare dei mesi questa assemblea si è data una forma in LAPAZ, Libera Assemblea Pensando/Praticando Autonomia Zapatista, e una sostanza nell’organizzazione di tutte le iniziative e le necessità utili all’arrivo della delegazione zapatista. Ben presto LAPAZ si è divisa in macro aree, ognuna delle quali ha poi presentato un proprio programma che è ancora provvisorio in attesa di sapere, oltre alla delegazione marittima, quando arriverà, quanto resterà e di quante persone sarà composta la delegazione aerea che, come detto dal SupGaleano nell’ultimo comunicato, atterrerà prossimamente a Parigi. Le stesse assemblee si sono organizzate a livello europeo e grazie a questa rete in movimento un primo grande risultato è stato ottenuto, quello che ha permesso alla delegazione marittima di approdare sulle coste atlantiche di Vigo, Galizia.

Ma a parte questo, come ricorda il SupGaleano, mancano ancora molte cose: manca «il trasferimento della delegazione aerea, l’organizzazione dell’agenda, gli incontri… e la festa della parola. Cioé manca tutto». Proprio per questo per concludere l’incontro Francesca ha ricordato che è possibile sostenere la Gira Zapatista donando presso il crowfounding aperto per l’occasione o anche semplicemente acquistando il materiale che ogni associazione ha preparato per raccogliere i fondi necessari a questa impresa impossibile. Perché, è utile ricordarlo, ai los de abajo nessuno regala niente.

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