I processi di riappropriazione di bisogni e diritti sociali, così
come la difesa dei beni comuni, sono sempre più minacciati nella
conservazione di uno spazio pubblico nel quale sviluppare ed esprimere
forme di democrazia partecipata. Contemporaneamente, la crisi della
democrazia rappresentativa e il monopolio della comunicazione
mainstream, nonché dei meccanismi di aggregazione del consenso e
culturali in genere, va affrontata anche sul fronte della produzione di
informazione indipendente e della rivendicazione di un ruolo attivo nei
flussi massmediatici.
Grazie alle nuove piattaforme tecnologiche,
oggi è possibile sviluppare forme di comunicazione dal basso per
produrre e diffondere contenuti in maniera diretta e indipendente;
tuttavia, se da un lato “Make your Media” ha consentito di realizzare
potenzialità espressive un tempo inimmaginabili, dall’altro ha finito
per essere quasi interamente assorbito da un certo numero di
piattaforme egemoni, quali Youtube o facebook, consegnando così questo
incalcolabile patrimonio di conoscenza e relazioni nelle mani di grandi
holding commerciali.
InsuTv è un’esperienza di comunicazione dal
basso nata a Napoli nel 2003, per rappresentare una voce alternativa
nella narrazione del nostro territorio, nella difesa di diritti in
materia di salute, ambiente, lavoro e saperi, nella lotta al razzismo e
alla discriminazione.
La scelta della trasmissione televisiva
consentiva un accesso a “bassa soglia”, in una città dove il “digital
divide” rappresenta ancora un serio limite alla fruizione della
comunicazione. L’integrazione con il lavoro territoriale e con altre
piattaforme tecnologiche cercava di rimediare al carattere
monodirezionale del mezzo televisivo.
Una navigazione a vista,
pirata e no-profit, che non è stata avara di difficoltà. Tuttavia una
serie di compagni di strada e di esperienze, dal tg migranti a
domenicaut, dalla video-narrazione dell’Onda studentesca al “Tempo
delle arance” sul pogrom razzista di Rosarno, ci hanno confermato il
senso di questa scommessa.
Grazie al lavoro di inchiesta e
video-narrazione, abbiamo conosciuto e condiviso percorsi di molte
realtà territoriali impegnate nella comunicazione indipendente. In
particolare, l’auto-produzione del documentario “Una Montagna di
Balle”, sulla cosiddetta “emergenza rifiuti” campana, ci ha mostrato
tutte le potenzialità del processo di produzione collettiva e dal basso
di contenuti, poiché in ogni sua fase si è cercato di interpretare il
bisogno dei tanti comitati e cittadini di condividere e diffondere una
narrazione alternativa di quella che è stata la lotta contro la
devastazione ambientale e l’esproprio di democrazia perpetrato per anni
in Campania.
Nello scorso autunno, il passaggio in Campania al
digitale terrestre, a fronte della moltiplicazione dei canali
televisivi disponibili, si presenta come una replica degli stessi
processi della trasmissione analogica, confermando gli oligopoli di
sempre, anche sul piano locale. Chi prima aveva un canale, oggi se ne
ritrova almeno quattro, senza per questo ampliare l’offerta
contenutistica in palinsesto, né il bacino di utenza. Alla luce di
questo, continuare la nostra esperienza pirata ci sembra oggi
marginale, poiché in gioco vi è l’accesso libero e condiviso alla
piattaforma digitale.
Nel tentativo di rispondere in maniera più
solida al bisogno diffuso di libertà di espressione e di informazione e
di dare voce alle fasce sociali meno ascoltate – se non messe a tacere
– dal media mainstream, ci sembra giunto il momento per avviare un
confronto volto alla realizzazione di un canale civico e comunitario
regionale, un progetto di broadcasting sostenibile, in grado di
diffondere contenuti a bassa soglia di accessibilità e valorizzare le
potenzialità espresse dallo scenario video-comunicativo locale.
Naturalmente, costruire dal basso un canale comunitario e no-profit è
un percorso complesso sul piano dell’autofinanziamento, su quello
editoriale, contenutistico e sociale, nonché nel coinvolgimento delle
comunità territoriali.
Una prospettiva rispetto alla quale non
abbiamo nessuna presunzione di autosufficenza. Siamo tuttavia certi di
poter contribuire in maniera fattiva e di poter stimolare un dibattito
costruttivo con tutti gli interlocutori interessati ad un progetto di
comunicazione slegato dai meccanismi propagandistici dei poteri forti.
Invitiamo perciò tutti coloro che in qualsiasi modo sentono di poter
essere “protagonisti attivi della loro narrazione”, comitati civici,
movimenti, associazioni, operatori dell’informazione, piccoli editori e
singoli cittadini, a prendere parte ad un confronto pubblico su questi
temi sabato 6 marzo dalle ore 16.00 alle ore 20.00 presso la Sala
Gemito di Napoli.
sabato 6 marzo 2010 ore 16:00
Sala Gemito, Galleria Principe di Napoli
con il contributo di :
Nicola Angrisano insu^tv
Romolo Sticchi RAI3
Manolo Luppichini media activist
Mario Albanesi presidente CONNA
Maurizio Torti popolare tv milano