Il concetto di "beni comuni" rischia di essere spesso banalizzato e talvolta utilizzato strumentalmente.
Proponiamo invece di approfondirne il significato e soprattutto di discutere in quali pratiche di conflitto esso possa tradursi.
Che
cosa sono i beni comuni?
Soltanto quelle risorse naturali, esauribili o rinnovabili che siano, disponibili e necessarie per la vita sociale o piuttosto anche il prodotto della comune attività umana, della cooperazione stessa? Possono essere considerati oggetto di una neutra definizione scientifica, oppure determinati attraverso categorie giuridiche, vecchie o nuove che siano?
O piuttosto costituiscono il permanente campo di una contesa, in cui la definizione stessa di ciò che è comune segue necessariamente lo stabilirsi sempre mobile dei rapporti di forza sociali?
Soltanto quelle risorse naturali, esauribili o rinnovabili che siano, disponibili e necessarie per la vita sociale o piuttosto anche il prodotto della comune attività umana, della cooperazione stessa? Possono essere considerati oggetto di una neutra definizione scientifica, oppure determinati attraverso categorie giuridiche, vecchie o nuove che siano?
O piuttosto costituiscono il permanente campo di una contesa, in cui la definizione stessa di ciò che è comune segue necessariamente lo stabilirsi sempre mobile dei rapporti di forza sociali?
Affrontare una più precisa qualificazione
del concetto di "beni comuni" è il primo passo per evitare che si
trasformino in una "buzzy word", un termine alla moda nella retorica del
linguaggio politico, in cui tutto (e quindi niente!) diventa un "bene
comune". O, peggio, si produce l'impercettibile, ma assai denso di
conseguenze, slittamento semantico dalla molteplicità costitutiva dei
"beni comuni" all'unicità del "Bene Comune", singolare e maiuscolo:
nozione quest'ultima che nega lo scontrarsi di ben precisi punti di
vista e annacqua la consistenza di solidi interessi "di parte" in un
interesse generale, corrispondente invece al punto di vista e agli
interessi di classe dominanti.
Un'idea che serve, in ultima istanza, a conservare lo stato di cose presente.
Un'idea che serve, in ultima istanza, a conservare lo stato di cose presente.
Viceversa la
determinazione materiale e plurale dei "beni comuni", a partire dai
conflitti stessi per il loro statuto proprietario e il loro controllo,
può pure contribuire ad evitare che sulla descrizione troppo astratta di
essi si costruisca una rinfrescata modellistica ideologica.
Se
questa idea-forza ricorre infatti, negli ultimi anni, sempre di più tra
le parole d'ordine qualificanti dei movimenti sociali reali che si
battono contro le privatizzazioni e più in generale contro una gestione
della crisi all'insegna dei "sacrifici", del peggioramento delle
condizioni di vita e della distruzione dei diritti di tutti - da quello
per l'acqua, a quelli di studenti e ricercatori per i saperi fino a
quelli a difesa di territori ed ambiente - è forse perché i beni comuni
possono davvero costituire il cuore della ricerca di un'alternativa, che
sia di modello produttivo e di sistema sociale al tempo stesso.
La
loro individuazione nel vivo dei conflitti corrisponde perciò al
tentativo di costruire un orizzonte comune di cambiamento radicale
dell'esistente, in cui molte e molti possano riconoscersi e per cui
possano battersi. E ciò spiega perché la carica trasformativa dei
movimenti "per i beni comuni" non possa diventare un punto tra gli altri
di un programma elettorale, né debba essere piegata alle logiche e ai
riti della rappresentanza politico-istituzionale, perimetrata e
depotenziata. Piuttosto essi indicano il terreno di una pratica
culturale e politica che apre nuovi spazi di democrazia diretta, di
decisione condivisa intorno a ciò che è comune.
Dal concetto
di "commons", dalla sua storia secolare di rottura dell'ordine
capitalistico, fino alla più stretta attualità nella crisi
economico-finanziaria e alle vie d'uscita politiche che esso indica, ne
discuteremoil 18 giugno alle ore 21.00 presso lo Sherwood Festival Parcheggio stadio Euganeo - Padova.
Con:
Giuliana Beltrame - Circolo de "il manifesto" di Padova,
Marco Bersani - Attac Italia - Forum italiano dei movimenti per l'acqua,
Beppe Caccia - Centro studi per l'Alternativa Comune,
Ugo Mattei - giurista delle Università di Berkeley-California e Torino, autore di "Beni comuni. Un manifesto", Antonio Musella - Rete Commons - rete dei comitati per i beni comuni di Napoli
Guido Viale - economista e autore de "La conversione ecologica",
coordina il confronto Vilma Mazza (Global Project).
Sherwood Festival - Dibattiti ed incontri
Sherwood Festival 2012
Con:
Giuliana Beltrame - Circolo de "il manifesto" di Padova,
Marco Bersani - Attac Italia - Forum italiano dei movimenti per l'acqua,
Beppe Caccia - Centro studi per l'Alternativa Comune,
Ugo Mattei - giurista delle Università di Berkeley-California e Torino, autore di "Beni comuni. Un manifesto", Antonio Musella - Rete Commons - rete dei comitati per i beni comuni di Napoli
Guido Viale - economista e autore de "La conversione ecologica",
coordina il confronto Vilma Mazza (Global Project).
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