Pensieri a caldo sull'Hip Hop e la sua potenza comunicativa

Bigger than Hip Hop

“...la massa non realizza, si uniformizza, si anestetizza col video e la sua immondizia...” Guè Pequeño Club Dogo “Cronache di Resistenza”2003

17 / 10 / 2009

Io a Genova non c'ero, il fumo di quei lacrimogeni non mi ha bloccato il respiro, le manganellate non mi hanno spaccato la testa,i blindati non hanno inseguito la mia fuga, in via Tolemaide il mio corpo non ha resistito alle cariche dei carabinieri, eppure io mi sento figlio di quelle giornate. Quando penso a Carlo Giuliani lasciato sull'asfalto da un colpo di pistola, piango, mi sento impotente e incazzato allo stesso tempo... avrei voluto esserci... anzi... io c'ero!

Il 20 luglio del 2001 tutti i miei amici, più grandi di me di qualche anno, partivano dalla piccola stazione del mio piccolo paesino abruzzese: la meta era Genova, l'obiettivo contestare il g8, e sul treno qualcuno di loro aveva già addosso il giubbetto di salvataggio come protezione.

Io ridevo non capivo un cazzo e avevo solo un po' di amarezza per non essere con loro a divertirmi durante il week end.

Dai Tg capisco subito che non era uno di quei cortei dove andavo per fumarmi le canne con i miei amici... cariche, botte, manganellate, blindati, lacrimogeni, che cazzo succede?... e poi... quel corpo inerme... un ragazzo ammazzato dagli sbirri!

I miei amici tornano tutti sani e salvi, chi spaventato chi esaltato dagli scontri mi raccontava quello che era successo... ma continuava ad essere tutto poco chiaro... più che cronaca, cercavo emozioni.

Passano degli anni e nel 2004 arrivo al Tpo di Bologna e chi era stato a Genova da “protagonista” mi raccontava... inoltre penso di aver visto più di 100 video... ma non ero ancora soddisfatto.

Un giorno Guido mi presta HSL degli Assalti Frontali... torno a casa infilo il cd nello stereo e quando la traccia 4 inizia a suonare... “E ora nella dignità mi specchio/ nella dignità del fratello che era insieme a noi nel mucchio/ e ha lottato, quando ha avuto l'occasione/ non ha voltato gli occhi e questa è la lezione...”... pelle d'oca... un pezzo che mi ha catapultato a quelle giornate mi ha trasmesso la rabbia e l'indignazione, l'odio e l'amore di chi ha resistito. Mi ha raccontato come nessuno aveva mai fatto le scene di guerriglia, la brutalità della polizia e persino la sensazione di soffocamento causata dai gas CS. E lo ha fatto con un linguaggio a me nuovo e che fino ad allora non mi aveva mai attratto. Era il Rap!

Ora vivo ancora a Bologna e sto ancora al Tpo, in questi 5 anni più volte il fumo dei lacrimogeni ha bloccato il mio respiro, molti manganelli hanno picchiato sulla mia testa, tante volte ho resistito, altrettante sono fuggito dalle cariche.

Ogni giorno, ogni momento è stato accompagnato dalle note degli Assalti Frontali e dalle parole di Militant A.

A Padova, in via Anelli, contro il muro voluto dal sindaco sceriffo Zanonato, Luca era in mezzo a noi dietro gli scudi e sotto la pioggia interminabile dei lacrimogeni.

Più di una volta l'ho visto a Vicenza contro la base Dal Molin e altrettante volte in giro per l'Italia in situazioni di lotta. I suoi libri ci hanno raccontato il potere della parola dell'EZLN e il suo viaggio in Messico, una Roma d'altri tempi ma molto simile a quella di oggi, fatta di botte coi fasci, di persone care perse nell'eroina, di scontri con la polizia. Storie di vita reale.

Ma i media mainstream non vogliono questo, anzi. Cercano un rapper che dica quanto di pìù finto possa esistere, vogliono un hip hop che si distacchi dalla realtà, che ostenti ricchezza anche se siamo nella merda fino al collo, che tratti la donna come un trofeo da esibire e che abbia la pistola infilata proprio lì, tra la cinta e il pene, a insinuare una grandezza e una durezza che danno sicurezza: la volgarità è un obbligo altrimenti o sei frocio – e quindi diverso e non accettato/bile - oppure sei di Famiglia Cristiana (che non fa assolutamente macho).

Ma questo è quello che vuole il potere e uso proprio una fantastica frase di Guè Pequeno estratta da una fantastica canzone dei Club Dogo “Cronache di Resistenza” per tradurre quello che il potere cerca di fare: illudere che si sta bene anche se facciamo la fame (“la massa non realizza”) normare i comportamenti (“si uniformizza”) trasmettere l'immaginario dell'uomo virile, tronista, che non deve chiedere mai (“si anestetizza col video e la sua immondizia”).

In questi ultimi anni in molti centri sociali dal nord al sud sono nati dei Laboratori Hip Hop che lavorano sul linguaggio, sul potere della parola e sulla decostruzione di questo tipo di immaginario.

Ora qui non si tratta di schierarsi con Militant A contro i Club Dogo (Luca ha già dato una bellissima risposta) ma di cogliere l'occasione per approfondire un dibattito già aperto da tempo su che cos'è secondo noi l'hip hop nel nostro paese, se è vero che le parole hanno un peso e che ogni artista con le sue opere si prende la responsabilità di stimolare emozioni, reAzioni e comportamenti. Chiedendoci se utilizzare il Rap per resistere alla deriva fascista e razzista a cui stiamo assistendo o se essere parte di questa... se accettare il presente raccontando falsità e banalità o desiderare di cambiarlo raccontando la realtà...

A voi la scelta... a tutti i laboratori hip hop, a tutte le comunità resistenti, dall'estremo nord all'estremo sud!

Lab Hip Hop Arena 051

Tpo Bologna