Bologna - Il freddo più caldo che c’è

30 / 11 / 2010

Va che stamattina sono in ritardo su tutto e avrei mille scadenze e bandi e menate insomma mille legittimi impedimenti, va che mi dico che in fondo questa è la manifestazione degli studenti e forse dovrei farmi da parte ed evitare di fare la figura della vecchia zia, va che ci penso e ci ripenso ma alla fine vado perché è importante, perché ci voglio essere, e perché so che oggi ci sarà gente giovane e allora nella peggiore delle ipotesi io, che un poco di esperienza di cariche e corse all’impazzata cel’ho, magari viene fuori che sono utile.

Va che siamo tantissimi e all’inizio non si capisce quanti e ci sono delle pischellette forse delle superiori con la borsetta e non proprio esattamente equipaggiate da manifestazione, ci sono gli universitari ci sono pure dei nanetti che mi viene da dire oddio, forse è un po’ presto per prendersele, a quell’età, ma poi un compagno mi dice ridendo mazz’e panelle fann’i figli belle e allora rido anche io. All’inizio non so bene come andrà la manifestazione non mi è molto chiaro l’obiettivo ma poi capisco, andiamo dritti dritti verso l’autostrada con tutta l’intenzione di occuparla e camminiamo in fretta, per tratti interi corriamo per paura che ci fermino prima di raggiungere il casello invece pocapoca polizia le gambe si scaldano i piedi bruciano e quasi ci dimentichiamo che ieri l’altro nevicava e che fuori da questa nuvola di rivoluzione c’è il freddo gelido di Bologna.
Va che è trenta novembre e presto cominciano ad arrivare le notizie dalle altre città e io mi commuovo quando sento al telefono i compagni della mia vita che da Padova mi dicono abbiamo occupato la stazione. Mi viene da piangere e da ridere quando France dice a una ragazza più giovane di tenere come punto di riferimento la mia giacca rossa, quando vedo Stefi e Irene che anche loro travestite da giovani manifestano proprio in testa al corteo. Qualcuno mi dice scusi perchè la mia età nonostante la tenuta da frikkettona si vede e io dico niente non ti preoccupare ma mettiti nel cordone no non è che sia pericoloso ma sai mai, in fin dei conti stiamo per entrare in autostrada.

Ed eccoci finalmente entriamo proprio dal casello e siamo tantissimi, tantissimi che quando facciamo l’anello non riusciamo a vedere la fine del corteo e questa è tutta gente giovane, è tutta gente che a questo gioco sporchissimo non ci sta, non ci sta a farsi dire che deve andare a scuola invece di manifestare, non ci sta a fare lezione mentre in parlamento fanno passare la riforma assassina, questa è gente che resiste, resiste nonostante tutti remino contro e da tanti troppi anni si senta ripetere che questi giovani non hanno ideali.

E secondo me la verità è che gli ideali sono qui tutti in marcia mentre i camionisti, per lo più migranti, sorridono e strombazzano e noi cantiamo e gridiamo e siamo stanchi però continuiamo a marciare, eccoli gli ideali e a me non sembra affatto poco, con questo freddo porco e povero che vorrebbe imbavagliarci e invece ci fa venire solo voglia di correre più forte e invadere tutte le corsie mentre qualcuno dice eh, una passeggiata in autostrada non l’avevo mai fatta.

C’è pure quel ragazzo che non so come si chiama e però mi piace tanto e a un certo punto lui mi vede e io lo vedo ed è bello in qualche modo riconoscersi e con lo sguardo dirsi ci siamo tutti e due, non molliamo nemmeno un attimo.

Così va questa giornata, che dovevo fare un provino e non l’ho fatto, dovevo preparare la lezione e non l’ho preparata, dovevo fare l’adulta che lavora produce e sopravvive e invece ho scelto di andarmi a scaldare correndo sulle corsie dell’autostrada insieme a chi come me non si rassegna, chi come me non ci crede, che la vita possibile sia solo una corsa all’impazzata verso l’ultimo prodotto in saldo disponibile, chi non ci sta a dover pagare la cultura come si pagherebbe un etto di bistecca di manzo o di broccoli, ho preso la mia decisione oggi, fatto la mia scelta, e fa caldo e sono sudata e ho male alle anche e al bacino ma sono felice.
Mi chiamano Flavia e Alberto dalla radio e faccio una microdiretta in cui questo voglio far passare, la gioia di esserci e di sapere che non sono io che sono pazza, e se sono pazza bene ci sono almeno altre diecimila persone pazze come me, tutte qui attorno a me, che marciano e manifestano e si riprendono i loro diritti, anche il diritto ad essere pazze.

Non ci riusciranno, a farci passare per imbecilli che non hanno voglia di fare un cazzo. Potranno minimizzare, oscurare, potranno tagliare le notizie e descriverci come degli squilibrati, ma noi oggi eravamo là, in autostrada, e il calore che abbiamo sentito sotto la pioggia del maledetto trenta novembre nessuno ce lo può togliere.
Noi, che di vita bruciamo.
Noi che non abbiamo paura.
Noi che ci apparteniamo.
Noi che se non ce li danno, i nostri diritti, ce li prendiamo occupando stazioni, teatri, autostrade e centri cittadini.
Noi che oggi eravamo gli unici ad avere caldo.
Noi che ancora abbiamo voglia di cantare.

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