"Covid19 e crisi climatica": il racconto multimediale del webinar

Nei prossimi giorni pubblicheremo gli articoli di restituzione dei singoli interventi

22 / 5 / 2020

Il 2 maggio scorso si è svolto il webinar dal titolo Covid-19 e crisi climatica: la rivoluzione nella rete della vita, che ha visto la partecipazione di numerosi ospiti e di molte realtà di movimento, a livello nazionale e internazionale.

La discussione è stata suddivisa in due momenti. Un primo di carattere seminariale, che è stato a sua volta diviso in due blocchi: uno che ha approfondito il legame tra la pandemia e capitalismo estrattivo-finanziario (con gli interventi di Raul Zibechi, Elena Gerebizza ed Enrique Leff) e un altro che messo a tema gli aspetti della riproduzione sociale e della cura (con Stefania Barca, Valeria Graziano e Tomislav Medak). Nel secondo hanno preso parola attivisti e attiviste di varie parti d’Italia e d’Europa. Tra loro anche i tedeschi di Ende Gelände e gli olandesi di Code Rood.

Il webinar ha avuto un processo di costruzione collettiva e allargata. Questo elemento non ha rappresentato una questione formale, ma ha messo in atto un campo aperto verso la creazione di un orizzonte collettivo che possa, nel presente e nel futuro, diventare spazio politico per la battaglia climatica e sociale.

Il webinar inoltre, ponendo le sue fondamenta sul leitmotiv riguardante il ruolo e la rimodulazione dei movimenti climatici dentro e oltre la pandemia, non ha avuto un mero scopo analitico-teorico. È servito infatti come spazio di discussione e analisi transitoria verso l’appuntamento di settembre, che si svolgerà in modalità non digitali. Si tratta del Venice Climate Meeting che si terrà, secondo i piani, in concomitanza della seconda edizione del Venice Climate Camp.

Facciamo un po’ di ordine. Nel settembre del 2019 a Venezia prendeva corpo il primo campeggio climatico mai tenutosi in Italia, il Venice Climate Camp. In molti all’interno di analisi, discussioni, momenti di approfondimento sostenevano che quello fosse “un buon momento per essere attiviste e attivisti climatici”. In quella stessa città, dove all’alba del 7 settembre centinaia di attiviste e attivisti da tutta Europa occuparono il red carpet della Mostra del Cinema di Venezia, a inizio Aprile si sarebbe dovuto tenere il Venice Climate Meeting, momento di confronto e organizzazione di uno spazio conflittuale su larga scala.

Tuttavia questo grande piano collettivo non ha avuto l’occasione di diventare effettivo, trovandosi sospeso a causa di una pandemia prevedibile e allo stesso tempo inaspettata. Niente però capita per caso: anche nella fase pandemica il discorso sulla giustizia climatica non è stato abbandonato. L’emergenza del Covid-19 è infatti intrinsecamente legata al sistema estrattivista che alimenta la crisi climatica. Di conseguenza, ciò che il mondo intero ha vissuto negli ultimi anni e sta vivendo tuttora ha fatto emergere la necessità di aggiornare la grammatica e le prospettive entro cui i movimenti climatici agiscono.

All’interno di tale orizzonte, nel quale dobbiamo fare i conti con una crisi sistemica e – per tanti versi – inedita, in quale modo è possibile e necessario (re)inserire una visione “di movimento”? 

Nelle ultime settimane è aleggiato ovunque lo slogan: “Non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema”. Un concetto, più che un motto, che racchiude il senso di un’occasione unica, quella di immaginare e costruire l’alternativa da praticare, a partire proprio dai movimenti.

La quarantena, l’isolamento e la pandemia hanno scoperchiato il vaso di Pandora: le contraddizioni del capitalismo sono esplose con maggiore evidenza, ma ciò che è importante tenere a mente è che sono divenute chiare le interrelazioni tra crisi, alle volte ascritte a una specificità. 

Diritto alla salute, reddito, mutualismo, giustizia climatica, battaglie a volte parallele, si schierano oggi con più facilità in un orizzonte comune di risposta alla crisi sistemica: il compito dei movimenti climatici, e non solo, è dunque quello di tradurre quella sovrapposizione oggettiva in convergenza soggettiva.

In particolare, le rivendicazioni e le lotte riguardanti la giustizia climatica oggi più che mai hanno l’occasione di convergere con quelle riguardanti la giustizia sociale. Basti pensare al fronte analitico e pratico che si è aperto durante l’emergenza riguardante la questione del reddito e a come questo possa essere profondamente legato, e di conseguenza si possa fondere, con le  teorizzazioni riguardanti la riconversione del lavoro e le rivendicazioni relative al diritto a un “reddito climatico” o a un “reddito di cura”.

Tutti questi temi sono trattati in un webinar che ha saputo essere complesso e accattivante.

Di seguito i video dei vari interventi:

Introduzione

Maura Benegiamo (POE) - Finanza, estrattivismo e crisi climatica

Salvo Torre (POE) - Finanza, estrattivismo e crisi climatica

Raul Zibechi - Finanza, estrattivismo e crisi climatica

Elena Gerebizza (Re:Common) - Finanza, estrattivismo e crisi climatica

Enrique Leff - Finanza, estrattivismo e crisi climatica

Alice Dal Gobbo (POE) - Cura e riproduzione sociale

Stefania Barca - Cura e riproduzione sociale

Valeria Graziano (Pirate Care) - Cura e riproduzione sociale

Tomislav Medak (Pirate Care) - Cura e riproduzione sociale

Interventi attiviste/i: Francesco (Centri Sociali del NordEst); Nina (Shell must fall/Code Rood); Giovanni (Ecologia politica Bologna); Laura (Ende gelände); Federico (Ecologia politica Milano); Anne (Interventionistische Linke); Renato ( Per il clima - Fuori dal fossile); Virginia (Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti di Taranto); Fabrizio (Trivelle Zero Marche); Gabriele (Comitato No Pedemontana); Cosimo (No TAP Brindisi); Michael (Comitato Città Vecchia Taranto); Alessandro (Re:Common)

Conclusioni

Nei prossimi giorni pubblicheremo gli articoli di restituzione dei singoli interventi, come contributo e messa a sistema della discussione del 2 maggio.