Di Sakura Falls, di ottime ragioni per sostenere RÊW e di inutili divagazioni

1 / 10 / 2014

Cominciamo con l'ennesimo coming out: ho un amico che fa l'attore.

Lo scorso inverno mi chiede di seguirlo in un piccolo teatro di provincia, per assistere al nuovo studio di uno spettacolo in cui recita e di cui mi parla da qualche tempo: si chiama Sakura Falls, è un testo mistilingue con 12 idiomi, è stato scritto da Luca Forestani, Massimiliano Briarava ha preso in mano la regia, ci sono anche delle scenografie della Dronio, il tutto mi viene dipinto come un porno splatter teologico e a scanso di equivoci mi dice che è terribilmente queer - vagli a dire di no.

E così passo quasi 80intensissimi minuti persa e ritrovata nello stream sonoro e mistilingue che il cervello non tarda a comprendere, a seguire una  favola nera che passa dalla tragedia greca al trash con la stessa naturalezza con cui mi accendo una sigaretta, mentre un numero sconcertante di corpi mette in scena il sesto atto dell'Otello -ambientato all'inferno, con Desdemona in versione geisha.

Io ne esco come dopo un'orgia, una delle migliori.

Le “prove aperte” di Sakura, come le ha definite Briarava, vanno avanti e inizia il passaparola: Sakura Falls diventa il numero del pusher che passi alla tua migliore amica. Solo che, trattandosi di teatro e trattandosi di Italì, un pusher ha sicuramente una stabilità economica maggiore:per questo RÊW, la compagnia teatrale di cui Sakura Falls è il manifesto, ha bisogno di soldi e fa l'unica cosa sensata - ce li viene a chiedere.

Lo fa con una campagna di crowdfunding su eppela che scade il 12 ottobre e a cui in molt* cercano di dare visibilità e supporto. Per questo motivo, RÊW sarà ospite al Cassero giovedì2 ottobre con una breve performance che avrà il senso della degustazione: assaggiate Sakura, perdeteci la testa e aiutate a produrla.

Personalmente, non ho che ottimi motivi per farlo.

Perché Sakura è un'esperienza sensoriale che sa di cuoio, sudore e zolfo.

Perché Sakura cita Carrol e un attimo dopo Sofocle, Shakespeare, Bob Fosse, Goethe e George Lucas. E Bugs Bunny.

Perché Sakura è il nuovo pezzo d'arredamento che mancava nell'affollato monolocale de lnostro immaginario: è perfettamente coerente con il nostro ipertesto camp e queer, dove danno bella mostra di sé il Rocky Horror Show accanto a Pasolini seguito da Wilde che strizza l'occhio a Tarantino che flirta con Milton - sotto lo sguardo che tutto ha visto del Divin Marchese.

Perché Sakura Falls riesce a raccontare un sogno ricorrente che abbiamo dimenticato,ambientare una rivoluzione socialista nel sesto atto dell'Otello,trasformare un antro infernale infestato dai nostri demoni nel luogo più idoneo per un party.

Perché Sakura ci parla in dodici idiomi che non sapevamo di intendere, sussurrandoci di cose di cui abbiamo invece una conoscenza ancestrale – della follia,dell'esaltazione, del potere, della seduzione, della disperazione,del genio, dell'amore. Del male, probabilmente.

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