Dirompente mix di Web e normalità di Gianfranco Bettin

8 / 3 / 2013

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio vengono dipinti come alieni da molti commentatori politici: stravaganti e magari astuti se non geniali ma imprevedibili e, per questo, oggetto di inquietudini, a volte demonizzati. Viceversa, i militanti del M5S e in particolare i più visibili e cioè gli eletti in parlamento, stanno subendo, oltre che una febbrile attenzione, caricature e parodie proprio perché, in tv o sul Web, risultano del tutto normali, nostri vicini di casa o compagni di studio e lavoro - o tipo “nostro cugino”, come dice Crozza con ironia bonariamente feroce.

Come abbiamo fatto a non vederli?, sembra chiedersi più di qualche osservatore. Beh, ad esempio, perché molti attivisti non hanno mai avuto ruoli pubblici nella politica o nelle istituzioni ma nemmeno nella società civile tradizionale e quindi, a chi frequenta o guarda solo questo, sono risultati finora invisibili. Ciò non significa che non abbiano svolto attività significative. Al contrario, significa che l’arena pubblica non coincide più con quella che un tempo lo era esclusivamente.

La forma più diffusa di militanza a 5 Stelle si è infatti organizzata finora intorno ai Meetup, una modalità di partecipazione politica e civile che ruota attorno ai blog e poi a iniziative tra persone in carne e ossa su singoli temi. Nata negli Stati Uniti all’inizio dello scorso decennio e importata in Italia dal blog di Grillo e Casaleggio, è una dimostrazione lampante che la realtà cosiddetta virtuale non ha niente di astratto e che il Web non è affatto uno strumento autoreferenziale ma, se accortamente utilizzato, è un’arma formidabile di collegamento e di intervento nel mondo reale (poiché ne è parte, ne è un’aggiunta sostanziale: che poi ciò che succede nel Web e il Web stesso, e i suoi accessori, e l’apologia che se ne fa spesso meritino un’analisi critica, perfino radicale, alla Jaron Lanier ad esempio, uno dei pionieri della realtà virtuale, l’autore di “Tu non sei un gadget”, è fuor di dubbio, ma questo è un’altro discorso).

Beninteso, tale uso del Web non è un’esclusiva di Grillo e del M5S anche se ne ha valorizzato al massimo le potenzialità. Gran parte delle mobilitazioni politiche e civili di questi anni sono nate o si sono sviluppate attraverso la Rete. Il cosiddetto movimento no global, agli albori del millennio, l’ha usata largamente e così gli altri da esso diramatisi, come nella stagione referendaria di solo un paio di anni fa intorno al tema dei beni comuni. Semmai c’è da chiedersi perché le forze politiche che a tali stagioni o a tali movimenti si richiamano esplicitamente non abbiano avuto una fortuna elettorale minimamente paragonabile a quella del M5S.

Ma qui è in gioco una diversa questione, e cioè la sostanziale residualità di tali formazioni, il loro restare ancorate al ‘900, se non all‘800, in un modo nemmeno antiquario o nostalgico (modalità comunque apprezzabili) bensì soltanto retrivo. “Carta conosciuta” si dice da qualche parte per alludere a qualcosa di esausto e che non può più dire niente di originale e stimolante. Al contrario, il mix tra l’eccentricità di Grillo e Casaleggio e la “normalità” invisibile dei protagonisti quotidiani del M5S è risultato nuovo (nelle proposte) e al contempo consueto (nelle persone coinvolte) ma in modo sorprendente e infine coinvolgente.

Cosa possa dare davvero alla stagione difficile e cruciale che l’Italia sta vivendo lo vedremo forse in fretta. E’ forse giusto adesso avere fiducia in questi nuovi protagonisti, così come è necessario non avere illusioni sulla durezza del compito.

Editoriale pubblicato in Nuova Venezia e Mattino di Padova ed altri quotidiani