Esseri umani e biosfera: verso il postumanismo?

Recensione di Abbecedario del postumanismo (Mimesis, 2021).

16 / 5 / 2022

Il testo che andremo a recensire è Abbecedario del postumanismo (Mimesis, 2021), curato da Elisa Baioni, Lidia María Cuadrado Payeras e Manuela Macelloni. Il libro si configura come un indice, una lista di parole dalla A di Accelerazionismo alla Z di Zootecnia, con una definizione di circa un paio di pagine per ogni parola. La definizione sarà data secondo il filo conduttore del postumanismo e potrebbe esulare leggermente dal significato di uso comune del termine.

Dopo una breve introduzione, dove vengono spiegate anche alcune scelte stilistiche e relative alle terminologie, inizia il corpo dell’opera vero e proprio. E così possiamo trovare la definizione di parole come infosfera, dialettica, eco-ontologia, episteme, ibridazione, ontogenesi, realismo eccetera. Al di là della parte introduttiva, ogni definizione è generalmente curata da una sola persona, rendendo il testo il prodotto di uno sforzo collettivo.

Dopo questa breve introduzione per inquadrare il tipo di prodotto che abbiamo davanti, passiamo alla parte dei contenuti. Premetto che la mole di nozioni presenti nell’opera è davvero enorme e risulta impossibile sviscerare appieno ciò che il testo vuole comunicare. Quello che possiamo però più compendiosamente fare è comprenderne, a grandi linee, la linea editoriale e il messaggio che vogliono comunicarci gli autori e le autrici.

L’idea di base è in effetti molto radicale, e sono convinto lo risulterà anche a chi ha una formazione politica molto progressista. Quello che, come ci viene spiegato già nell’introduzione, il libro vuole decostruire è la nostra tendenza come esseri umani a sentirci al centro della biosfera e più in generale del pianeta e della cultura, tant’è che si parla anche di antropocentrismo epistemologico e ontologico.

Questa radicalità risulta centrale all’interno del libro. A titolo di esempio, se volessimo barbaramente decontestualizzare alcune affermazioni, potremmo trovare allusioni al fatto che l’intelligenza umana non sia più sviluppata di quella animale, ma il nostro concetto di intelligenza soffrirebbe di un marcato antropocentrismo. Oppure quando si parlerà del fatto che, per noi umani, è bene “obbedire agli ordini impartiti dalla collettività complessa e articolata che ci informa, composta da entità biomeccaniche, microbi, virus, circuiti elettrici (…). “E proprio parlando di virus che la radicalità del testo esprime tutta la sua forza, arrivando a definire co-individui noi e i microrganismi e parlando di un’infezione da un virus come una rivoluzione, in quanto il DNA del patogeno si unirebbe al nostro. Questo concetto è spiegato bene a pagina 402 del libro. “In una prospettiva queer e postumanista, il virus indebolisce l’idea antropocentrica di umano come soggetto ontologicamente monolitico, composto di sola umanità, dimostrando come percentuali abbondanti del suo genoma siano composte da sequenze aliene. (…) La profezia del virus rilancia l’idea di co-individuo, entità plurale, aperta e accogliente, con la quale identificarci, concedendoci u pure un sorriso verso un futuro di contaminazione creativa e serena. Nello stesso capitolo si parla dell’HIV come “agente di dissoluzione dell’identità unitaria dell’individuo (…).”

Lungi da me prendere una posizione netta nei confronti delle istanze di cui sopra, riportate solo a titolo provocatorio e di esempio. Riportare certe frasi, seppur, forse, leggermente decontestualizzate, è utile al fine di chiarificare la “linea editoriale” del libro. Il discorso sul post umanismo è estremamente complesso e difficile da elaborare per persone, come me, non addette ai lavori ed è chiaro di come la novità che porta il tema abbia bisogno sicuramente di più tempo e più elaborazione teorica al fine di esser meglio compresa.

Un'altra caratteristica del libro è la chiara linea politica. Non risulterà difficile trovare riferimenti chiaramente anticapitalisti, anche se, rispetto all’importanza del tema del postumanismo, risultano quasi marginali. Una scelta peculiare degli autori e delle autrici è stata quella di inserire anche parole che, per il tipo di narrazione politica che portano, possono sembrare quasi esterne all’argomento. Tutti conosciamo la Haraway, che insieme a Deleuze e Guattari è una delle autrici che più ritroviamo citate nel testo. Da qui, la necessità di includere anche parole come Poliamore o Queer, dove tra l’altro ho trovato voci ben scritte e punti di vista molto interessanti e condivisibili, mai banali e soprattutto sempre, in qualche modo, correlati alla filosofia post umanista. Probabile che in futuro anche i movimenti progressisti dovranno fare i conti con questo nuovo livello di analisi teorica. Nonostante ciò, alle volte alcuni riferimenti sparsi per le varie voci, specialmente relativi alla non normatività, mi sono risultati retorici e diversi dal tipo di analisi politica che si può fare all’interno dei movimenti.

Una cosa che invece mi sento di condividere in toto è la critica al concetto di sostenibilità, che per gli autori e per le autrici significa chiedersi quanto è possibile usare, distruggere ed estinguere gli altri esseri viventi senza compromettere l’esistenza dei Sapiens. Oggi questo tipo di lettura risulta molto attuale, soprattutto alla luce dei nuovi sconvolgimenti che stanno assorbendo il pianeta Terra.

Ma la critica ai vari apporci mainstream non si esaurisce così. Ho trovato molto interessante speculazioni come quella che vuole l’anti specismo autentico opporsi all’etica ambientale intesa come il sacrificare l’individuo per la continuità dell’ecosistema, ponendo quindi quest’ultimo in una gerarchia dove l’ambiente è in qualche modo più importante degli individui che lo abitano. Altro punto davvero curioso è la critica al bio centrismo, che parte da un assunto molto provocatorio. Se la forma di vita ha un valore assoluto e non negoziabile, allora se un animale umano dovesse subire un’infezione da batteri, dovrebbe sacrificare la sua di vita al fine di tutelare quella dei patogeni?

Arrivati alla fine di questa recensione, possiamo elencare quelli che per me, sono stati i punti di forza di questo libro e ciò che invece ho avuto difficoltà ad apprezzare.

Partendo dai primi, il testo risulta davvero molto interessante e vi farà sicuramente riflettere su un argomento estremamente attuale ma che, differenza di altre rivendicazioni politiche, ancora non è entrato a far parte a pieno titolo del dibattito pubblico. Il fatto di essere un abbecedario lo rende inoltre facilmente consultabile quando si ricerca una specifica informazione, rendendolo un must have per chiunque si occupi di filosofia post umanista. Il libro è di facile consultazione e porta con sé una mole davvero considerevole di istanze su cui ragionare e, eventualmente, da integrare nel proprio vissuto quotidiano. Io credo che negli anni a venire, quello che a noi adesso può sembrare un testo molto avanguardistico, risulterà invece una delle basi di partenza per una nuova filosofia dell’antropocene.

Nonostante ciò, mi permetto di sconsigliare il manoscritto a chi non mastichi per niente di filosofia, politica e affini. Senza gli strumenti adeguati, è un prodotto decisamente difficile da comprendere appieno. Inoltre, e voci sono tutte scritte da autori differenti che imparerete quasi a riconoscere mentre vi avventurerete nel testo. Questo fa sì che alle volte, il libro potrebbe apparire come un pastiche di definizioni difficili da contestualizzare, specialmente se non si ha un’idea perlomeno basilare di cosa significhi postumanismo. Come ultima considerazione, è doveroso chiarire che per cimentarsi nella lettura del testo, è necessaria una mente aperta e tanto spirito critico. Ciò per evitare il duplice errore di farne un’apologia in nome di un nuovo progressismo che deve ancora fare i conti con la storia, o di liquidare tutta la filosofia che sta dietro al testo come un qualcosa di astratto, a tratti quasi volutamente esagerato o troppo radicale.