Favole nere: quando la storia diventa propaganda

Il caso dei fumetti della casa editrice neofascista nelle scuole di Cittadella

20 / 4 / 2021

Il sindaco di Cittadella ha annunciato, tramite la pagina Facebook del Comune, che regalerà agli studenti della Scuola Secondaria di I Grado "L. Pierobon" (Luigi Pierobon, partigiano e antifascista italiano) il libro Foiba Rossa - Norma Cossetto. Storia di un'italiana (Merlino / Delvecchio).

Dal post del Sindaco si legge: «Attraverso questo dono, l'Amministrazione intende contribuire a conservare e rinnovare la memoria di una pagina drammatica della storia recente, troppo spesso dimenticata o non opportunamente valorizzata, trasmettendo l'importanza del ricordo alle nuove generazioni».

Sotto il post sono iniziate polemiche di genitori e cittadinə preoccupatə della direzione che l’Amministrazione Comunale sta prendendo, continuando a perpetuare scelte che l’assessora Elena Donazzan aveva iniziato il 10 febbraio del 2019 (Giorno del ricordo dei martiri delle Foibe).
La Regione Veneto, tramite l’assessora regionale all’istruzione, aveva infatti deciso di distribuire il fumetto nelle scuole medie facendo aumentare, ça va sans dire, la tiratura di copie della casa editrice (acquistato dalla Regione con soldi pubblici).
La decisione scatenò polemiche e molte scuole rifiutarono di prendere e distribuire il fumetto.

Torniamo sul fatto di cronaca per affermare, con urgenza, un concetto semplice e mai scontato: non possiamo pensare che la storia sia lasciata nelle mani (e nelle parole) dei neofascisti. Per questo, iniziamo questo articolo con le parole del collettivo Wu Ming, citando alcuni passi d’inchiesta del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki*.

Chi c’è davvero dietro a questo fumetto?

«Ferrogallico (Signs Publishing S.r.l.) è una casa editrice di fumetti vicinissima all’estrema destra, nel cui consiglio d’amministrazione siedono, tra gli altri, il cantautore fascista Federico Goglio, nome d’arte Skoll, e i dirigenti di Forza Nuova Alfredo Durantini (segretario provinciale a Milano) e Marco Carucci (responsabile della comunicazione, noto alle cronache per aver annunciato un rogo di libri «inneggianti all’omosessualità»).
Ferrogallico è anche unita da da un accordo di collaborazione ad un’altra casa editrice, Altaforte, che è espressione di Casapound e in particolare del suo esponente Francesco Polacchi, titolare anche del marchio d’abbigliamento Pivert. Sul sito di Altaforte c’è la categoria "Ferrogallico", il che produce una forte impressione di subalternità: Ferrogallico sembra proprio una collana di Altaforte. Giusto per capire chi oggi ha l’egemonia nella galassia nera. Gli autori di Foiba rossa sono Beniamino Delvecchio (disegni) ed Emanuele Merlino (soggetto e sceneggiatura). Quest’ultimo è figlio di Mario Merlino, nome notissimo del neofascismo italiano».

Sui fatti di Cittadella abbiamo raccolto la riflessione dello storico Eric Gobetti, esperto di Resistenza Europea e di storia jugoslava, già ospite di Radio Sherwood per la presentazione del suo ultimo saggio divulgativo E allora le fobie? pubblicato dalla casa editrice Laterza.

«La graphic novel Foiba Rossa è evidentemente un prodotto neofascista, sia per gli autori, sia per la casa editrice e questo non ci vuole molto a scoprirlo. Di più, è un prodotto violento, macabro, fatto apposta per suscitare odio, ribrezzo, paura. Ci troviamo di fronte a un’amministrazione pubblica che si rivolge proprio ai nipoti di coloro che hanno innescato quel clima di odio per affrontare un tema delicato con le violenza al confine orientale durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questo è il vero problema e non è un problema isolato perché esiste una parte politica che pretende il monopolio di questa storia e molto spesso lo ottiene. Pensiamo a questo fumetto, che è distribuito nella maggior parte delle città amministrate dalla Lega e/o Fratelli d’Italia, ma anche il film Rosso Istria, co-prodotto da Rai Cinema e diffuso nelle scuole, proprio tra le nuove generazioni, rischiando di mettere a repentaglio la capacità di sviluppare pensiero critico e di innescare nuovo odio nei confronti dell’altro, così come nei confronti dei paesi di confine, Slovenia e Croazia in particolare».

Prodotti culturali che Gobetti affronta anche nell’introduzione del suo libro, ricordando quanto non solo intralcino il lavoro degli studiosi in sé e per sé, ma soprattutto quanto infoltiscano una narrazione parziale e superficiale che, troppo spesso, investe l’opinione pubblica.
Una scelta di campo ideologico ben preciso, indubbiamente legata all’estrema destra e ben coadiuvata da un sistema simbolico di semplice ed efficace immediatezza.
Una scelta cromatica: il rosso. L’Istria, naturalmente italiana, irrorata di sangue (rosso) acriticamente innocente, che fluisce per mano del nemico per eccellenza, ossia i comunisti; ossia gli slavi, dediti naturalmente alla pulizia etnica; ossia le bestie, come se la cultura dello stupro e l’uso politico dei corpi delle donne fosse, nella storia, prerogativa esclusiva di una qualche fazione politica.

Prodotti squisitamente propagandistici, sospinti dal vento culturale favorevole del revisionismo e dell’equiparazione, ci interpellano ancora più fortemente in questo momento specifico dell’anno. Non contenti di aver cavato dal cappello la loro Giornata del Ricordo, il 10 febbraio, questa donazione libraria che arriva dall’amministrazione a una manciata di giorni dal 25 aprile ci muove ancor più rabbia. Forse ancor di più perché non si tratta di un’iniziativa istituzionale classicamente intesa o di un presidio convocato dai soliti noti, bensì di un’operazione di carattere divulgativo che investe il sistema scolastico e il sistema bibliotecario.
Servizi e risorse troppo spesso destrutturate, esternalizzate e impoverite nelle risorse e nelle tutele di chi ci lavora.
Il tema del dono può sembrare accessorio, ma riconduce immediatamente a un circuito di cura che, in questa contingenza, prende le forme dell’indottrinamento, della nullificazione non solo della ricerca scientifica, ma anche e soprattutto dell’obiettivo educativo rivolto alla comunità di cui dovrebbe farsi carico un Comune.

Viviamo in un tempo in cui il prendersi cura delle nostre comunità dovrebbe essere argomento prioritario non solo della cittadinanza ma anche della politica.
Quando pensiamo alle ragazze e ai ragazzi coinvolti passivamente in scelte politiche becere, non possiamo che riflettere sull’atto stesso della presa in carico e della cura.
Prendersi cura significa innanzitutto dare valore, nell’accezione lacaniana del termine, al lavoro di accompagnamento alla crescita, alla scoperta del mondo, allo studio del nostro passato. Farsi carico di una storia collettiva non può essere delegato solo ad una giornata importante come quella del 25 Aprile ma deve trasformarsi in pensieri e pratiche quotidiane. È proprio per questo che non possiamo far passare in sordina episodi come quelli dell’amministrazione di Cittadella.
Abbiamo radici profonde che vanno difese strenuamente, senza paura di chiamare le cose con il proprio nome.

Nicoletta Bourbaki è un gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico in rete, sulle false notizie a tema storico e sulle ideologie neofasciste, nato nel 2012 durante una discussione su Giap, il blog di Wu Ming. Ne fanno parte storici, ricercatori di varie discipline, scrittori, attivisti e semplici appassionati di storia. Il nome allude al collettivo di matematici noto con lo pseudonimo collettivo "Nicolas Bourbaki", attivo in Francia dagli anni Trenta agli anni Ottanta del ventesimo secolo


Bibliografia:

da www.wumingfoundation.com:
Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 2a parte | Cosa sappiamo davvero di questa storia? - 29.01.2019
Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 3a parte | Leggende metropolitane e ricatti morali. Con un appello agli storici: rialzate la testa! - 05.02.2019

E. Gobetti, E allora le foibe?, Bari, Laterza, 2020.

J. Lacan, Scritti, Biblioteca Einaudi, 1966.

Tratto da: