Gli artisti contro lo «sponsor dei missili»

21 / 12 / 2010

Un'azienda di armamenti pronta a finanziare il Madre di Napoli. Kounellis: smonterò le mie opere Se la Regione vuole andare avanti in questo modo, lasceremo il museo vuoto Jannis Kounellis

«Come, come? Missili da guerra?». Michelangelo Pistoletto si dice stupito, perplesso, indignato. Giudica la notizia spudorata. Il riferimento è al nuovo capitolo della Madre-fiction. Cronache delle puntate precedenti. A giugno, la Regione Campania minaccia di non pagare le utenze ordinarie, con il rischio di danneggiare in modo irreparabile le opere presenti nella raccolta permanente del museo. Il Direttore, Eduardo Cicelyn, invita gli amministratori locali ad avviare un confronto serio. Silenzio. Segue il j' accuse di Mimmo Paladino, il quale decide di protestare, coprendo con un telo nero una sua scultura al Teatro San Carlo, al cospetto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Qualche giorno dopo Jannis Kounellis scrive una drammatica lettera riportata dal «Corriere della Sera» dell' 11 ottobre che si conclude con un grido di dolore: «La costruzione dei musei e dei teatri, non solo a livello architettonico, ha lo stesso peso della costruzione della scuola». Intanto, sempre l' 11 ottobre, esce un appello firmato da duecento personalità, tra artisti, critici, direttori di museo, filosofi e registi. Infine, qualche giorno fa il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, parla del Museo d' arte contemporanea di Napoli come di un' «istituzione di regime», addirittura la «peggiore al mondo» per quel che riguarda la gestione delle risorse: più costosa del Louvre o del British. Valutazioni molto severe, che attendono ancora una verifica. Ora, il film sembra giunto all' epilogo. Difficile capire se si tratti della definitiva risoluzione di una vicenda talvolta paradossale; o se, invece, si tratti dell' inizio della fine. Lunedì scorso l' Assessore alla cultura, Caterina Miraglia, ha rivelato che una società sarebbe interessata a finanziare la Fondazione Donnaregina. Le trattative sono già avviate: anzi, sarebbero in una fase piuttosto avanzata. Non un' azienda qualsiasi, ma la Mbda (joint venture costituita da Bae systems, Eads e Finmeccanica), che produce missili, già impegnata nella promozione di eventi culturali partenopei (come il concerto di Zubin Metha, in Piazza Plebiscito nel 2008). Un fatto positivo? Dopo mesi di attriti e di scontri, di accuse e di polemiche con toni non sempre moderati, siamo a una svolta concreta. Il pubblico si apre al privato, in linea con quanto accade da anni in prestigiosi musei europei e statunitensi: si pensi, per fare un esempio eccellente, ai sostegni dati dal mondo della moda al MoMA di New York. Non c' è da scandalizzarsi. In una fase in cui sedi come il Philadephia History Museum per sopravvivere sono costrette a vendere (a svendere?) parti delle loro collezioni, ricercare sponsorizzazioni è una necessità sempre più diffusa. L' obiettivo è chiaro: salvare il Madre, dopo una stagione caratterizzata da alcune «leggerezze» economiche (anche se accompagnata da significativi riscontri critici e mediatici). Accanto a questi pur importanti aspetti gestionali, però, il vero problema è altrove: e tocca delicate questioni etiche. Per il risanamento del Madre, è stata chiamata un' impresa che produce missili: forse, non esistono situazioni analoghe in altri Paesi. Siamo dinanzi a un imprevisto cortocircuito (una schizofrenia?): da un lato, una società che costruisce strumenti di guerra; dall' altro lato, l' arte che, da sempre, vuole trasmettere una «parola» pacifista. In un' intervista rilasciata a Francesco Durante (sul «Corriere del Mezzogiorno» di ieri), Pistoletto spiega: «Sarebbe come se la ricerca sul cancro venisse finanziata da fabbricanti di sigarette». Alla notizia del probabile aiuto della Mbda, le reazioni sono state decise. È in atto un' ampia mobilitazione, che potrebbe portare a conseguenze clamorose. Con la sola eccezione di una personalità defilata come Gianni Pisani («Questo è solo un modo per superare la crisi»), molti artisti si sono subito detti pronti a ritirare le loro opere custodite dal Madre. «C' è bisogno di un' azione concertata» dice Pistoletto. Un invito immediatamente colto da Kounellis, il quale ha deciso di andare a «riprendere» subito le sue installazioni. A lui si sono associati, tra gli altri, Richard Serra e Damien Hirst, Mimmo Paladino e Francesco Clemente, Domenico Bianchi e Nino Longobardi. Qual è il senso di questa inedita insurrezione? Siamo di fronte a gesti radicali. Davvero non era mai successa una cosa simile: alcune tra le più importanti star dell' arte di oggi si impegnano per difendere un' istituzione che, in breve tempo, è diventata tra le più autorevoli a livello internazionale. In un' epoca dominata da indifferenza e cinismo, vogliono riaffermare con forza il ruolo politico, etico, militante del loro lavoro. Non si limitano a firmare proclami o appelli, ma compiono atti forti, estremi. E invitano gli amministratori campani a una riflessione rigorosa e anti-ideologica sul destino del Madre, che in questi mesi ha subito un drastico taglio dei fondi stanziati, con il relativo ridimensionamento (azzeramento) delle attività espositive. Probabilmente, prima di dialogare con presenze esterne, sarebbe stato opportuno ragionare sull' identità futura di questo spazio. Come ripensarlo? Quali strategie seguire, per ridurre i costi, senza però corrompere la qualità dell' offerta? Il rischio è nelle parole di Kounellis, quasi una provocazione dadaista: «Se la Regione Campania andrà avanti in questo modo, gli lasceremo il museo vuoto». RIPRODUZIONE RISERVATA **** Proteste Dall' alto: Damien Hirst, Mimmo Paladino, Edoardo Cicelyn, Richard Serra e Jannis Kounellis. Cicelyn è direttore del Madre di Napoli inaugurato nel 2005. Il museo è controllato dalla Regione

di Trione Vincenzo 9 dicembre 2010 - Corriere della Sera