É molto difficile raccogliere in poche parole le impressioni, i
discorsi, le suggestioni che sono arrivate da questa due giorni di
Indietrotutta Festival. Da Trento a Bologna, da Bologna a Trento sono
state centinaia le persone che hanno attraversato i due spazi del
festival. Decine e decine i musicisti, i fumettisti, i redattori, le
etichette che si sono mosse lungo l'autostrada del Brennero per mettere
in comune le esperienze di indipendenza e autoproduzione artistica.
Mettendosi a confronto e provando a tessere una nuova rete di contatti,
di relazioni virtuose che si sono intrecciate sia nei luoghi del
festival che dentro gli studi di Radio Kairos e sul web grazie alla
sperimentazione in video streaming di Global Project.
Abbiamo pensato quest'avventura come l'inizio di una riflessione
comune tra spazi sociali e tutte quelle realtà che da anni percorrono
la strada dell'indipendenza. Cercavamo nuovi compagni di viaggio che
volessero mettersi in gioco con noi. Abbiamo trovato tanti spazi
aperti, tanta voglia di discutere di parlare, di dare un significato ai
percorsi di produzione dal basso, di sperimentare e sperimentarsi.
Abbiamo capito che gli strumenti necessari per percorrere la strada che
abbiamo intrapreso sono la passione - per la musica, per il fumetto,
per l'arte -, la curiosità di guardarci attorno e di aprire i nostri
spazi sociali, il coraggio di dare vita a progetti artistici e musicali
che coinvolgano i quartieri e le città in cui viviamo.
Sono stati due giorni di intenso confronto tra gli spazi che
ospitavano il festival e gli artisti che vi hanno partecipato. I gruppi
che suonavano nei vari palchi che sono stati predisposti. Giovani
musicisti hanno potuto discutere con band storiche e che da anni
tengono puntato il timone verso l'indipendenza, come gli Zu e Il Teatro
degli Orrori e i tanti che hanno animato i palchi. Esperienze nuove di
autoproduzione di fumetti come la rivista Burp! Deliri grafico
intestinali, si sono rapportate con realtà consolidate del self made
italiano. E ancora giornalisti, etichette, editori che si sono
confrontati sia nelle tavole rotonde e nei workshop, che a margine, tra
un soundcheck e una birra.
Ora, dopo le migliaia di birre spillate, i pasti sfornati, i chilometri di cavi stesi, gli amplificatori montati e smontati, non crediamo sia ancora giunto il tempo di fare bilanci, ma di continuare imboccando questa strada. Abbiamo fatto il primo passo di quello che ci auguriamo possa essere un percorso reale, che veda negli spazi sociali luoghi della produzione viva, liberi da condizionamenti corporativi e non finalizzata esclusivamente al profitto. Nodi di una rete la cui ricchezza sta nel fatto che autoproduzione e indipendenza siano il fulcro di tutto il sapere, la cultura e l'arte. Continuiamo con la forza che ci ha dato il confronto e il sentirci parte di un comune. Con le possibilità che abbiamo colto nelle sinergie che si sono create in questa due giorni. Nella speranza che Indietrotutta si moltiplichi e possa sempre di più divenire scommessa collettiva. Del resto per fare manovra si comincia dalla retromarcia.