Jack London, socialista e narratore della classe operaia: il libro di racconti “Lotta di classe”

14 / 9 / 2022

Dei “tantissimi Jack London” (intendendo per questo la varietà sia degli scritti, in termini di struttura degli elaborati, sia dei temi affrontati) che si possono scorgere nella prolifica attività letteraria dello scrittore americano, quello a cui mi sono appassionato io è quello di alcuni suoi racconti brevi in cui London si schiera dalla parte degli ultimi e denuncia le forme di sfruttamento in cui sono coinvolti, a volte narrando storie di vera e propria rivalsa. Tutto è iniziato quando avevo preso sottomano un suo racconto, di cui inizialmente non conoscevo nulla, “Il Messicano” (Gruppo Editoriale Gedi, 2017, 143 pp.).

Leggendo pagina dopo pagina, vai a scoprire poi che il protagonista di questo racconto è un giovane messicano, Felipe, disposto in tutti i modi a finanziare la rivoluzione del suo paese, combattuta dai contadini contro i proprietari terrieri agli inizi degli anni 10 del novecento. London segue in presa diretta gli avvenimenti a cui fa riferimento: nel 1911 in Messico i rivoluzionari guidati da Madero rovesciano la quarantennale dittatura di Porfirio Diaz. Lo scrittore americano è dalla parte della Junta dei cospiratori, e decide di scrivere un racconto che riflette questa sua presa di posizione, raccontando la storia del giovane diciottenne Felipe Rivere, che diventa boxeur per vincere gli incontri, guadagnare soldi e finanziare l’insurrezione. Fino al punto da doversela vedere con un campione yankee contro cui dovrebbe fingersi sconfitto, ed invece…

No, allora Jack London non è solo quello della “sfida tra l’uomo e la natura”! (si l’ammetto, l’ho detto come Fiabeschi nel film Paz…). Successivamente alla lettura de “Il Messicano”, mi sono messo a cercare su internet un qualche suo scritto che potesse attirare la mia attenzione, magari sulla linea di quello che avevo già letto…e l’ho trovato! Il libro in questione si chiama niente poco di meno che “Lotta di classe” (Nova Delphi Libri, 2014, 138 pp.) 

Il libro comprende tre racconti di London, pubblicati in anni tra loro vicini ma diversi e su tre riviste diverse. Alla fine di questi tre racconti c’è anche un breve articolo in cui Jack London spiega di come essere approdato al socialismo, dal titolo, “Come sono diventato socialista”, pubblicato sulla rivista “The Comrade” nel 1903. 

Partiamo da quest’ultimo scritto. Jack London spiega chiaramente che la sua non è un’adesione ad un socialismo scientifico, quanto la sua voglia di essere dalla parte degli sfruttati, e porsi dalla parte politica che si colloca a loro difesa. London spiega anche il suo cambiamento di prospettiva: la sua iniziale adesione dell’individualismo e del super-omismo di matrice americana si è scontrata con il confronto diretto avuto con la realtà degli sfruttati, di chi subisce ingiustizie, dei reietti. Uno scritto breve da cui trasudano fascino e più che testa, cuore e emozioni.

I racconti che fanno parte della silloge “Lotta di classe”, sono tre. Il primo è “L’apostata”, è narra la storia di un giovanissimo sfruttato all’interno della macchina tritacarne di una fabbrica di Iuta. Non c’è nulla che lo renda felice nelle ore di massacranti di lavoro, la sua condizione è ben descritta soprattutto da un lato umano da parte di chi narra i fatti; e così, decide di mollare ogni cosa e salire su un carro, da vagabondo. 

Di seguito c’è il racconto “Il sogno di Debs”. Le vicende narrano di un grande sciopero avvenuto a San Francisco. Immaginario si, ma nel titolo del racconto ci sono stretti legami alla realtà: Debs era un sindacalista americano (non citato nel racconto) che fu capace di organizzare grandi scioperi dei ferrovieri a fine ottocento. Infine, “A sud dello slot”, parla della storia stile “dr. Jekyll e Mr. Hide” di un compito, analitico e freddo professore universitario di sociologia che diviene di tanto in tanto un operaio coraggioso, focoso e ribelle.