Josè Saramago è morto

Lo scrittore portoghese che non girava lo sguardo alle contraddizioni del contemporaneo

19 / 6 / 2010

Josè Saramago è morto nella sua casa a Lanzarote.

Così lui stesso si raccontava:

"COME scrittore, credo di non essermi mai separato dalla mia coscienza di cittadino. Ritengo che dove va uno, dovrà andare l'altro. Non ricordo di aver scritto una sola parola che fosse in contraddizione con le mie convinzioni politiche. Ma questo non significa che abbia mai posto la letteratura al servizio diretto della mia ideologia. Voglio dire, piuttosto, che nella scrittura cerco, in ogni parola, di esprimere la totalità dell'uomo che sono.

Ripeto: non separo la condizione di scrittore da quella di cittadino, ma non confondo la condizione di scrittore con quella di militante politico. È ovvio che le persone mi conoscano più come scrittore, ma c'è anche chi, indipendentemente dal minore o maggiore valore che attribuisce alle opere che scrivo, pensa che quello che dico come cittadino comune gli interessi e importi. Nonostante sia lo scrittore, e solo lui, colui che porta sulle spalle la responsabilità di essere questa voce. Lo scrittore, se è uomo del suo tempo, se non è rimasto ancorato al passato, deve conoscere i problemi del tempo che gli è capitato di vivere. E quali sono i problemi oggi? Che non siamo in un mondo accettabile, esattamente il contrario, viviamo in un mondo che va di male in peggio e che a livello umano non serve.

Attenzione, però: che non si confonda quello che rivendico con una qualsiasi espressione moralizzante, con una letteratura che viene a dire alle persone come dovrebbero comportarsi. Sto parlando d'altro, della necessità di contenuti etici senza nessuna traccia di demagogia. E, condizione fondamentale, che non ci si separi mai dall'esigenza di un punto di vista critico."

Tratto da Repubblica.it

RASSEGNA STAMPA

Lo scrittore portoghese José Saramago è morto oggi nella sua casa di Tìas, a Lanzarote (isole Canarie), all'età di 87 anni. Figlio di un povero contadino del Ribatejo, era nato in un paesino a cento chilometri da Lisbona e la povertà rappresentò la sua principale formazione; tra fame e carestie la sua famiglia si trasferì presto nella capitale senza migliorare molto le proprie condizioni; costretto ad abbandonare la scuola per lavorare e aiutare la famiglia, Saramago passò da un mestiere all'altro per diversi anni. Nel 1947 pubblicò il suo primo romanzo, cui seguirono tanti altri, senza peraltro mai interrompere la sua ricerca poetica né il lavoro di giornalista e di critico letterario, che lo ha appassionato per tutta la vita. Nel 1969, in pieno regime salazarista, si iscrisse al Partito comunista, sfuggendo alle maglie della polizia politica. Nel 1998 gli venne attribuito il premio Nobel per la letteratura. Moltissime le sue opere di grande successo, da "Memoriale del convento" al "Vangelo secondo Gesù", che gli procurò forti ostilità nel cattolicissimo Portogallo spingendolo ad emigrare: d'altra parte il suo rapporto con la religione (non solo cattolica) è stato sempre molto conflittuale e critico. In uno dei suoi lavori più recenti, "Caino", definì il dio della Bibbia "vendicativo, rancoroso, cattivo, indegno di fiducia"; così come Saramago non ha risparmiato critiche alla politica israeliana e all'atteggiamento degli ebrei di oggi, affermando che "vivere nell'ombra dell'Olocausto ed aspettarsi di essere perdonati di ogni cosa che fanno, a motivo della loro sofferenza passata, mi sembra un eccesso di pretese. Evidentemente non hanno imparato molto dalla sofferenza dei loro genitori e dei loro nonni" - da cui le accuse di antisemitismo che lo hanno immediatamente raggiunto. Negli ultimi anni il Saramago giornalista aveva anche avviato un blog e un dialogo con i lettori - nel quale di recente aveva rivolto dure critiche anche a Berlusconi.

Tratto da ilmanifesto.it

AUTORE IRRIVERENTE - Irriverente verso l’autorità e profondamente intriso di umanesimo, Saramago ha creato una prosa unica, fatta di una sorta di continuo dialogo interiore nel quale non trovano spazio i vincoli più rigidi della punteggiatura. Il discorso, nelle sue opere, fluisce continuo in una massa armonica di parole che assumono, pagina dopo pagina, la struttura concreta di un edificio superbo e forse difficilmente accessibile. Italia sono note soprattutto le sue polemiche con Silvio Berlusconi, che tra l’altro lo scrittore ha definito «un delinquente». Per l’accusa di diffamazione nei confronti del Cavaliere una edizione del suo Quaderno è stata rifiutata da Einaudi.

IL RICORDO DI DARIO FO - «Nel suo Paese era ritenuto un uomo di grande valore civile, oltre che un artista. Per me e Franca è una perdita grandissima - ha detto Dario Fo all'Ansa -. Eravamo legati a lui e alla moglie: la nostra non era un'amicizia di mestiere, stavamo bene insieme». Nel 1997 Fo e Saramago erano stati entrambi candidati al Nobel, poi vinto dall'italiano e in più occasioni lo scrittore portoghese aveva raccontato con soddisfazione della previsione profetica che gli fece Fo: «Vincerai l'anno prossimo». «Lui - ha ricordato Fo - era felicissimo. Ci teneva». La profezia si è puntualmente avverata e loro hanno continuato a vedersi e sentirsi.

DALLA MILITANZA AL NOBEL - L’intera carriera di Saramago è stata costellata di polemiche per le sue prese di posizione senza compromessi, tanto in tema di politica quanto di religione. Saramago era nato ad Azinhaga, in Portogallo, nel 1922. Il suo primo romanzo in stile realista, Terra del peccato, è del 1947. Nel 1959 si iscrisse al Partito Comunista che, sotto il regime di Salazar, operava in clandestinità. Negli Anni Sessanta Saramago divenne uno dei critici più seguiti del suo Paese e nel '66 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, I poemi possibili. Divenne quindi direttore letterario e di produzione per dodici anni di una casa editrice e dal 1972 al '73 curatore del supplemento culturale del Diario de Lisboa. Sino a metà degli Anni Settanta visse un periodo di formazione e pubblica poesie, cronache, testi teatrali, novelle e romanzi, ma è solo dopo la Rivoluzione dei Garofani che pian piano nacque un Saramago diverso (vice direttore del quotidiano Diario de Noticias nel '75 e quindi scrittore a tempo pieno), capace di liberare la narrativa portoghese dalle radici del passato. Anche per questo ricevette nel 1998 il premio Nobel per la letteratura. Nel 1980 la pubblicazione di Una terra chiamata Alentejo sulla rivolta della popolazione della regione più ad est del Portogallo.

IL SUCCESSO - Il grande successo arrivò nel 1982 con Memoriale del convento, seguito da L'anno della morte di Ricardo Reis. Negli anni '90, grazie al Nobel, Saramago raggiunse fama internazionale e pubblicò L'assedio di Lisbona, Il Vangelo secondo Gesù, quindi Cecità,'Tutti i nomi, La caverna, L'uomo duplicato, Le intermittenze della morte e Le piccole memorie. È stato uno dei sostenitori dell'iberismo, il movimento che propugna l'unificazione di Spagna e Portogallo, i due paesi della penisola iberica, cui dedica anche il romanzo La zattera di pietra. Per le sue posizioni sul conflitto mediorientale verrà accusato di antisemitismo, mentre per il Memoriale, ma soprattutto per il suo Vangelo e il testo teatrale La seconda vita di Francesco d'Assisi ha subito gli attacchi dalla Santa Sede.

Tratto da www.corriere.it

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