Precarietà e indipendenza nella fabrica della cultura

La sfida del contemporaneo

Il percorso del SaLE e una proposta: la costituzione di una fondazione

12 / 2 / 2010

La cultura e l’arte fanno cambiare (magari lentamente) il modo in cui guardiamo al mondo. Questa potenza soggettiva non ha nulla dell’utopia. Anzi è proprio ciò che trasforma  la nostra città e le condizioni di vita di molti di noi. Inizia con questi presupposti la discussione ai Magazzini del Sale.

Quid. I riflettori puntati su Venezia, superando l'immagine di città museo e guardando a quella di creative city, con occhi non miopi, capaci quindi di soffermarsi su implicazioni e contraddizioni. In questa città si è verificata una convergenza tra capitale finanziario e governance cittadina sull'investimento nell'espressione artistica contemporanea. Questa è una grande opportunità per superare un turismo di massa socialmente e ecologicamente insostenibile. Non possiamo però soprassedere sulle zone d'ombra:  precarizzazione del lavoro cognitivo/creativo e l'ulteriore valorizzazione di un mercato immobiliare inaccessibile ai precari e agli studenti, ovvero a quella intelligenza sociale che è motore stesso della "fabbrica della cultura".

Location. I magazzini del sale sono già di per sè un contenitore straordinariamnete affascinante. La discussione si muove all'interno dell'allestimento di "Dueannitremesiedieci-giorni", l'esposizione del SaLE che mette in mostra gli oltre due anni di produzione indipendente con 17 mostre, 12 seminari e incontri, 5 workshop, 8 spettacoli teatrali e 3 pubblicazioni. L'ultima, scaricabile dal sito del SaLE, è un vero e proprio catalogo che fotografa (ma non archivia) il lavoro e i percorsi di questi anni.

Relatori. Massimo Cacciari, sindaco uscente e filosofo, Gianfranco Bettin, ricercatore e scrittore, Giorgio Orsoni, candidato sindaco e docente universitario.

Apre la discussione Beppe Caccia andando al centro delle questioni oggi sul tavolo ed inserisce i due anni e mezzo di attività del SaLE nel contesto di una città in trasformazione, sottolineando la necessità di un confronto "sui caratteri di questa stessa trasformazione e sulla sua ambivalenza. In questa città abbiamo fatto i conti con le retoriche pericolose che da destra come da sinistra, purtroppo, esprimevano il declino di questa città: quelle di una città alla deriva. In realtà per quanto riguarda la produzione artistica e culturale questa stessa città è stata al centro di importantissimi investimenti nell'arco degli ultimi cinque anni..."    

La proposta e la sfida del S.a.L.E. vengono chiarite dall'intervento di Marco Baravalle che dopo aver sintetizzato il lavoro svolto negli ultimi due anni all'interno della "fabbrica della cultura" veneziana e leggendone ambiguità e contraddizioni, apre ad un’idea che vuole rappresentare un salto di qualità della esperienza del S.a.L.E.: "L’idea è certamente ambiziosa. Quella di creare, a partire dal S.a.L.E. e da questo spazio fisico, una fondazione. Un istituto che scelga tre assi di lavoro strategici: l'arte contemporanea, la green eonomy e lo studio delle reti. Una fondazione è uno strumento che permette, fuori da una logica assistenzialista, di raccogliere risorse, di lavorare con un respiro di medio e lungo periodo, di certificare la qualità della propria produzione a partire da un comitato scientifico di spessore e di produrre reddito per chi vi lavora.
Il tutto senza ovviamente rinunciare alla propria indipendenza, declinata a partire da una scelta intellettuale, quella di rinnovare, magari in discontinuità, la ricca tradizione del pensiero critico."

Interviene anche Massimo Cacciari che a partire dall'autunno del 2007 si è fatto carico, come sindaco, di riconoscere l'originalità dell'esperienza del S.a.L.E. pur in un percorso non certo semplice: "Questa è una esperienza importante e ritengo che l'idea di trasformarla in fondazione sia giusta... credo che la prossima ammnistrazione dovrà sostenerla per affiancarla, lungo questa fondamenta (quella delle Zattere, ndr), alla fondazione Vedova. Certo i due magazzini, Vedova e S.a.L.E. hanno caratteri diversi, ma sono entrambe esperienze che vogliono produrre cultura e non solo presentarsi come sedi espositive..."

Sulle zone d'ombra: il rischio speculazione che incombe sul grande patrimonio cittadino e la precarietà, interviene Gianfranco Bettin: "Noi dovremmo mettere a valore, preservandolo dalla speculazione, lo straordinario patrimonio cittadino che è per molta parte pubblico. E qui la regia della politica e della mano pubblica è fondamentale... L'altra zona d'ombra è quella della precarietà che non è riflesso di una industria in disarmo, ma anzi è precarietà che insiste su un settore trainante e che quindi va ricondotto alla logica del rispetto dei diritti: noi utilizziamo materia prima, la risorsa cultura che è peraltro risorsa turistica, di cui siamo molto ricchi. Su questo ad esempio vanno incrociate politiche sul piano della residenza che devono creare per la massa della giovane leva intellettuale e creativa di questa città, opportunità. Venezia deve produrre nuovi abitanti come ha sempre fatto nel corso della sua storia..."

"Cultura turismo e residenza, tre argomenti che potrebbero sembrare separati, ma che si legano in modo indissolubile". Conclude il dibattito l'intervento di Giorgio Orsoni che insiste su questi tre concetti-chiave: "Il turismo è la grande risorsa di questa città che deve essere gestita nel modo migliore. Ma il turismo in questa città senza la cultura è un tursimo becero che la consuma e che fa rivoltare e ribellare i Veneziani. Il turismo ha un senso solo se è legato ad una offerta culturale. Anche la cultura non può essere letta da sola... deve essere motore di sviluppo economico e sociale della città. Pinault, così come il rinnovamento della Biennale, devono avere delle ricadute forti nello stimolare la produzione all'interno della città". L'altro termine, quello della residenza, viene affrontato con una idea e una proposta, quella di creare strutture per studenti universitari (e non) per dare ossigeno alla residenzialità urbana anche perchè in questo modo "la stessa università cresce di livello..."

Art, green, net. Accompagnano la discussione le pagine del catalogo on line del SaLE. Proiettate e sfogliate, fotografano quanto è avvenuto all'interno di questi magazzini, tra gli spazi sottoutilizzati di questa città trasformati poi in laboratorio di produzione artistica indipendente.  Art, green e net: i tre assi su cui deve dipanarsi il lavoro della fondazione. Temi centrali non solo per il dibattito globale, ma anche per il “sistema Venezia".

Links Utili:

Playlist

L'intervento di Marco Baravalle - SaLE