“Le grida dal fondo”: Maya Checchi tra hacktivismo ed editoria transfemminista

13 / 10 / 2022

In occasione dell’incontro che si è tenuto a Padova con Itziar Ziga, abbiamo intervistato Maya Checchi, transfemminista, hacktivista, insegnante, editrice e duratrice per D Editore della collana Malatempora, per la quale sono usciti i due libri di Ziga La felice e violenta vita di Maribel Ziga e Diventare Cagna.

>> IL PODCAST DI RADIO SHERWOOD <<

Maya tu ti interessi del campo della cibernetica sin dagli anni ’80 con il progetto di Image Online, prima banca dati nel mondo con la possibilità di inviare e ricevere immagini in tempo reale. Ci parli di questo aspetto della tua vita e dei tuoi primi approcci al mondo della cibernetica? Da dove nasce l'interesse per questo ambito?

Guarda, io nel 1988 avevo uno studio grafico pubblicitario e avevamo sempre il problema di reperire immagini per i nostri flyer e i nostri lavori. All’epoca l’unica cosa possibile era scrivere a qualche agenzia fotografica che ti inviava dei cataloghi con delle diapositive per posta; tu dovevi scegliere quella che ti interessava, rimandare per posta e così via.

Insomma, era veramente complicato e molto lungo. Erano i primi approcci con i primi modem e le bps e mi venne l’idea: “Ma perché non mandiamo queste immagini via modem? Impossibile! Allora lo faremo!” E così è nata Image Online e per questo abbiamo fatto anche il primo streaming della storia che ovviamente non era uno streaming come lo conosciamo noi oggi, ma era una frame ogni 5 secondi; era un push and pull, tecnicamente si chiamava così, e mandammo in diretta una fiera erotica a Silvi Marina. Non esistevano i motori di ricerca e crollò tutta la dorsale Internet italiana perché c’erano 100.000 connessioni contemporaneamente.

Oltre che hacker, come abbiamo detto, sei anche editrice con Golena Edizioni e Malatempora, che oggi fa parte della famiglia di D Editore. Ti occupi della pubblicazione di testi sul transfemminismo, sulla controcultura e la contro informazione, dove la sessualità è elemento predominante nell’idea di liberazione. Come è nata questa casa editrice e poi la collana? E di quali testi più nello specifico vi occupate?

La casa editrice all’origine si chiamava Malatempora ed era stata fondata dal guru dell’underground Angelo Quattrocchi e io ho collaborato con lui per molti anni. Ad un certo punto, nel 2009, Angelo Quattrocchi ci ha lasciati e io ho pensato che non era assolutamente il caso di far morire questa casa editrice con tutto il lavoro che aveva fatto perché erano stati pubblicati testi che sono passati letteralmente alla storia. Per cui non potemmo chiamarla Malatempora immediatamente, ma la chiamammo Golena, che era l’anagramma di Angelo. Poi causa Covid e altre situazioni sempre legate a questo brutto periodo storico c’è stato questo incontro con la D Editore che mi ha proposto di tenere la stessa controcultura e controinformazione come collana della D Editore, quindi è tornato il nome Malatempora.

E sui testi? Come scegliete i testi? A che testi siete interessati?

Io li chiamo “le grida dal fondo”. Quando sento che un testo è un grido che viene dal profondo, che sia inerente al transfemminismo, alla controcultura e controinformazione, che non sono poi così slegate fra di loro, per me è un testo che va pubblicato.

Abbiamo introdotto il discorso relativo alla sessualità e questo è un altro campo al quale hai dato grande attenzione nella tua vita e nel corso del tuo attivismo. Dalla fiera di Erotismo Erotica, a una prima esperienza di siti per adulti e sex online. Può secondo te la pornografia avere un valore politico e sociale? E qual è questo valore?

Qui dovremmo parlarne per ore. La sessualità è la prima forma di censura e di addomesticamento, di paura e di controllo. È la prima forma di controllo in assoluto in qualunque cultura. Quindi liberalizzare la pornografia, liberalizzare la sessualità serena, purché libera, è un atto politico. Io ci ho lavorato 30 anni. La pornografia, per esempio, ha insegnato a tante donne com’era fatta la loro figa. Mentre gli uomini vanno in bagno, se lo vedono e lo confrontano, le donne non hanno mai visto una figa. E io mi sono ritrovata nel corso degli anni a vedere le donne che si evolvevano attraverso la pornografia perché non avevano più paura di avercela diversa, di avercela storta, di avercela brutta. È assolutamente fondamentale, poi la sessualità è proprio un fuoco vitale, la kundalini che esplode, quindi sono grida che vengono dal fondo.

In anni relativamente recenti a questo proposito si parla molto di post porno, ovvero in sintesi di una pornografia che non sia dall’uomo per l’uomo e che non veda più il corpo della donna come mero strumento finalizzato al piacere maschile. Per Malatempora avete pubblicato a questo riguardo Nata Bene che si incastra in qualche modo in questo discorso. Ci parli un po’ di questo testo e in generale del concetto di Postporno?”

Nata bene è la biografia di Jessica Rizzo, che è una pornostar che non ha a che vedere con il postporno. Anzi cerchiamo di spiegarglielo ogni volta, per loro è veramente difficile capire che si possa fare della pornografia fuori da un circuito commerciale. Il postporno io lo identifico sempre così: una volta dicevamo “Il corpo è mio e me lo gestisco io” e oggi diciamo “e ci faccio pure quello che mi pare”. Io lo definisco così. Naturalmente ci sono all’interno soggetti genderfluid che nel porno tradizionale e mainstream non ci sono assolutamente; non nei termini in cui viene fatto il postporno. Oggi, tra l’altro, è alla portata di tutti perché con un cellulare puoi fare il postporno. Ce ne sono stati parecchi di libri che sono stati pubblicati, c’è il Tg Sex, ce ne sono stati 7/8 sul porno e sul post porno.