Le radio di movimento durante e dopo Genova: il report del dibattito a Sherwood Festival

22 / 7 / 2021

Il secondo dibattito di Sherwood Festival dedicato al ventennale di Genova ha visto confrontarsi alcune radio “di movimento” che – ieri come oggi – hanno avuto e continuano ad avere un ruolo importante nell’informazione politica indipendente. Sono infatti intervenuti Dario Della Rossa (Radio Ciroma), Gabriele Sgab (Radio Sonar), Michele Borra (Radio Onda d’Urto), Carmen Sabello (Radio Sherwood). Ha moderato Davide Drago (Globalproject.info).

«A 20 anni di distanza non ci sono sentimenti di sconfitta di cui parlare: in quei giorni di 20 anni fa si e data una grandissima volontà di riappropriarsi delle parole, dei mezzi di comunicazione, anche perché la narrazione mainstream non era all'altezza del contesto, non era in grado di restituire la verità della repressione e della potenza di quelle giornate. Allo stesso tempo, il lavoro d'inchiesta fatto a partire da quei giorni è stato fondamentale, proprio grazie alle “radio di movimento” e a chi ha fatto in modo che non emergesse solo la voce dei media istituzionali o delle veline del Ministero dell’Interno.

Le giornate di Genova Dario di Radio Ciroma le ha vissute attraverso il circuito di radio GAP, una rete di radio comunitarie che si mobilitò per seguire quelle giornate. «Già dalle settimane precedenti la radio aveva seguito la costruzione del Cosenza Social Forum e ci si aspettava che la piazza di Genova sarebbe stata una piazza notevole, anche se non si era pronti a quello che effettivamente poi si diede. Il racconto di quelle giornate avvenne soprattutto attraverso l'ascolto della radio, un racconto delicato, che andava a sommarsi con nuovi mezzi di comunicazione, come le immagini video, prodotte in grande quantità in quei giorni. La radio naturalmente aveva un apporto diverso, basato sulle voci, sulle testimonianze sonore: voci che arrivavano non soltanto dagli inviati, ma da decine di persone che in maniera assolutamente spontanea in quei giorni chiamavano la redazione per raccontare quello cui stavano assistendo. Le violenze, la ferocia venivano riportate con lucidità e non solo nei tre giorni di contro summit, ma anche nelle settimane che seguirono».

Radio Sonar non esisteva ancora, nelle giornate di Genova, e tuttavia quell'esperienza è stata fondamentale nella nascita e nella crescita di questa radio. Dice Gabriele: «è doveroso, a questo proposito, specificare una cosa: Genova non si è conclusa in quei tre giorni, Genova è tutto quello che ha portato a quelle tre giornate e Genova è tutto quello che è seguito, che è nato da quelle giornate».

Anche nel suo caso, il racconto del contro summit è stato possibile attraverso le frequenze delle radio di movimento presenti all'epoca, il cui lavoro permise di superare la narrazione mainstream che facevano le tv. Da quel dato, dai risultati straordinari che grazie alle radio di movimento la comunicazione raggiunse a Genova, Radio Sonar ha tratto ispirazione. In particolare, l'esperienza attuale di Gemini Network, un network di radio indipendenti, riproduce in parte il tentativo di GAP.

Per Radio Onda d'Urto, Genova 2001 è stata l'esperienza di radio GAP, cui partecipavano anche Radio Onda Rossa, Radio Fujiko, progetto Amismet e appunto Radio Ciroma. Oltre a GAP, erano presenti nel media center numerose altre piattaforme, come Indymedia. Dice Michele: «all'epoca non esistevano social media, ma un dato straordinario di quell'esperienza è che pure senza i mezzi di oggi la connessione tra tantissimi mediattivisti riuscì a dare un quadro estremamente complessivo e specifico dello svolgimento delle manifestazioni. Se oggi ci troviamo a rincorrere gli sviluppi tecnologici, all'epoca i movimenti erano un'avanguardia nell'utilizzo di tecnologie e in quanto a sperimentazioni. Per radio onda d'urto, Genova ha dimostrato che la professionalizzazione della redazione era una delle direzioni giuste da prendere: questo permise ad esempio di coprire non solo Genova, con le corrispondenze dalle varie piazze, ma anche di dare informazioni circa tutto quello che succedeva anche altrove».

Il portato di radio GAP sopravvive: numerosi audio sono ancora disponibili e ascoltabili. Tra questi, vi è un audio dell'incursione della polizia nel media center antistante alla Diaz nel momento in cui la polizia entrava anche nella scuola. Un'irruzione dovuta alla volontà di non far raccontare in diretta quello che accadeva dall'altro lato della strada.

Carmen Sabello di Radio Sherwood a Genova c'era: «in questi giorni la produzione, il commento di quello che è stato Genova abbonda. Per Radio Sherwood, Genova inizia da qui, dal festival, e qui è continuata. Nel 2001, dopo il festival, dallo Sherwood si parte per il Carlini con il portato di una radio che non solo faceva comunicazione, ma faceva campagne, faceva attivamente, da 25 anni all'epoca, politica. Negli anni precedenti a Genova, radio Sherwood è stata dentro percorsi sull'antinucleare, sui movimenti altermondialisti. La scelta, quindi, di non essere dentro radio GAP, derivava da una diversità di percorso che portava a Genova rispetto alle altre realtà».

Dal Carlini, mentre si costruivano le tre giornate di Genova, Radio Shewood trasmetteva in diretta, dando così notizia di tutto il percorso che aveva preceduto il contro-summit. Oltre a ciò, però, Radio Sherwood voleva essere non solo una radio che si ascolta, ma anche una radio che si vede. Per questo motivo, dal Carlini esce un tir con a bordo tutta la strumentazione radio che si poteva muovere: un tir che trasmetteva e che però era fisicamente visibile all'interno delle manifestazioni.

«Genova è stata sicuramento uno shock, ma è stato anche un'occasione di acquistare consapevolezza circa la potenza dei movimenti e del mediattivismo. In quei giorni sono stati usati gas CS, che dovrebbero essere usati solo in contesti bellici, e da lì è partito un lavoro di contro-inchiesta fondamentale. Sulla Diaz, data la vicinanza del media center, è partita una diretta di 48 ore in cui è stato raccontato quello che davvero stava succedendo. Se 20 anni dopo siamo ancora qui a parlarne è perché Genova non è mai finita, i conti sono ancora aperti, i colpevoli non sono mai stati puniti. E l’impunità la misuriamo nel fatto che eventi del genere non sono finiti: i pestaggi al carcere di Santa Maria di Capua Vetere ne sono testimonianza».

La seconda domanda posta è: «come è cambiato il ruolo delle radio di movimento in questi 20 anni?».

Dario (Radio Ciroma): «evidentemente quanto fatto in quei giorni, quanto teorizzato in quella fase era profetico: i danni che la globalizzazione capitalista avrebbe prodotto si sono avverati tutti, purtroppo. Quindi fondamentale non è solo la capacità di raccontare il presente, ma anche di immaginare il futuro. In questo momento, raccontare il mondo attraverso la radio è di per se' un atto politico mai obsoleto. Sono arrivati tantissimi nuovi media, ci sono stati innesti notevoli con la cultura digitale. Se pensiamo all'ultimo anno di pandemia e alla letteratura cyberpunk troviamo alcuni incredibili punti di contatto. Le radio oggi possono creare comunità e dare indicazioni sulle prospettive. Il nostro paese, nel suo complesso, non è un paese che fa i conti con il proprio passato – vedi gli anni settanta, vedi il fascismo, vedi il colonialismo. Usare le nostre radio per rimettere in circolo la memoria è uno strumento fondamentale a nostra disposizione».

Sgab (Radio Sonar): «Radio Sonar nasce come web radio dopo Genova. Come si inserisce all'interno di un mondo che cambia sia a livello di movimento che a livello di fruizione dell'informazione? Radio sonar fin dall'inizio si avvicina alla realtà dei centri sociali, dei movimento per l'abitare etc. e ha provato a raccontare gli ultimi 10 anni di movimento, soprattutto a Roma, prendendo come riferimento il fatto di non essere espressione diretta di un'area, ma di accogliere le narrazioni di diverse realtà. Senza finanziamenti pubblici, senza campagne di autofinanziamento, ma con tantissima generosita' da parte della redazione è stato possibile non solo produrre tantissimi contenuti in diretta, ma soprattutto mettere a disposizione tutto il materiale registrato. Il vantaggio di questo mezzo è che, a differenza dei prodotti video, che sono immediati, le testimonianze orali costringono a uno sforzo di immaginazione e, quindi, di critica e formazione di pensiero critico».

Michele (Radio onda d'urto): «Radio onda d'urto ha mantenuto FM ed è una radio prevalentemente di flusso, anzi negli ultimi anni c’è una maggiore attenzione della redazione proprio a questo. Lo sviluppo delle tecnologie dell'immagine ha sicuramente dato il boost ad esempio alle tv, ma la radio FM non e' superata, non ha subito lo stesso processo che ha investito ad esempio la carta stampata; l’ascolto della radio continua. Per quanto riguarda radio onda d'urto, l'evento della pandemia ha testimoniato un grande ascolto della radio in casa. Ovviamente il flusso radiofonico non è l'unica cosa e anche le radio devono stare al passo con la transmedialità, senza però abbandonare il resto.

Di fronte a tutte le contraddizioni del capitalismo neoliberista, i movimenti hanno sempre più avuto chiaro che l'informazione sarebbe stato uno dei terreni di battaglia più importanti ed è per questo che avere degli strumenti non di controinformazione, ma di informazione che siano all'altezza, per qualità e per appealing, degli strumenti mainstream è fondamentale».

Carmen (Radio Sherwood): «la progettualità di Sherwood dopo Genova ha previsto la messa a disposizione della radio in vari percorsi politici, tra cui un'esperienza in Palestina e in Chiapas con gli zapatisti. Per fare questo, sono stati creati in loco degli studi radiofonici ed è stata accolta la possibilità di andare sul satellite. Questa esperienza è andata di pari passo con la scelta di aprire un portale di scrittura, che è Globalproject.info, in grado di dialogare con altre esperienze di movimento aperte negli anni Duemila. Una scelta data dalla volontà di sfruttare diverse possibilità mediatiche».

Nelle conclusioni emerge che una delle caratteristiche comuni a tutte le realtà presenti nel dibattito è l'indipendenza, che non è un feticcio, ma una necessità. In particolare nella fase pandemica i media mainstream hanno polarizzato il dibattito, senza riportare le sfumature, le esigenze, le vertenze che in seno alle contraddizioni della pandemia erano nate. Questo esempio contemporaneo porta a riflettere su quanto sia importante quindi sapersi confrontare, saper dialogare tenendo fede al fatto che l'indipendenza è una necessità politica e culturale. Altrettanto importante è fare rete e il network Gemini segue questa riflessione.