"L'economia della condivisione" a Sherwood 2016

27 / 6 / 2016

Giovedì 23 giugno si è svolto, all’interno del ciclo di incontri di Sherwood Books & Media, il dibattito "Economia della condivisione", che ha messo in rilievo Welfare rigenerativo, pratiche di neo-mutualismo ed altre forme di alternativa dal basso all’economia neoliberista.

Sharing Economy, o economia della condivisione, è un modello di economia che ancora non trova una definizione univoca; l’unica cosa che possiamo affermare è che questo modello di economia  è sicuramente caratterizzato da elementi come la proprietà collettiva, la condivisione di idee / know-how e  il riutilizzo/riciclo.

Stefano Sarzi Sartori, parlando di Welfare Generativo, ovvero modelli di welfare partecipato e condiviso, si sofferma sulla costruzione di processi partecipativi per lo sviluppo di comunità. «Alla base di tutto ci sono le relazioni», sostiene Stefano; inoltre gli apparati governativi si interessano solo e troppo ai programmi e non investono sui processi correlati. Questo fa in modo che: alcuni programmi di sviluppo sociale non vengano sviluppati; quelli che quelli sviluppati, inoltre, non hanno la valenza sperata e soprattutto si “fermano” a progetto concluso. Soluzioni di Welfare Generativo invece danno effetti ben oltre il termine del progetto. Esempio lampante di tutto ciò è proprio il lavoro di  Stefano: «intrecciando relazioni di quartiere, lavorando sulle relazioni, si lavora anche in modo indiretto sull’ecologia e sull’immigrazione». A dimostrazione di ciò ha citato vari esempi di gruppi di cittadini che si sono ripresi gli spazi pubblici generando valore sociale ed economico ben oltre la fine del progetto che ne ha permesso l’avvio.

Dal punto di vista ambientale, Andrea Pavan sostiene che l'azienda deve diventare sempre più  un punto di riferimento per il territorio circostante, deve promuovere i sui obbettivi e contemporaneamente perseguire il bene di chi le sta attorno, attuando pratiche ecologiche, filiera corta e riduzione delle emissioni. Andrea ha brevemente parlato della sua attività di educatore ambientale, argomentando l’insostenibilità dell’agricoltura di “massa”, in quanto per produrre un kilogrammo di cibo occorrono dieci kilogrammi di “petrolio”. «Utilizzando che un metodo naturale di fare agricoltura, si possono raggiungere quantitativi delle produzioni industriali in maniera naturale, rispettando l’ambiente e l’uomo».

Alla domanda come mai sostenibilità ed  efficienza non siano ancora il tipo di economia principale, Andrea risponde dando la colpa alla cultura e all’informazione:  «se a un italiano chiedessimo di acquistare una casa di paglia (nonostante la risaputa efficienza energetica) pochissimi la comprerebbero». Sostiene però anche che, grazie alla crescente alfabetizzazione e all’avvento di un’informazione facilmente fruibile tramite internet , questo gap si risolverà a breve.

Alla stessa domanda Stefano risponde con la metafora della piazza, dove ogni persona sta ad un angolo ed ha la sua professione; con il passare del tempo questa persona si specializza sempre di più nel proprio ambito, allargando il proprio “spazio” all’interno della piazza. Così facendo, ad un certo punto, perderà la visione del collettivo, ambendo ad occupare tutta la piazza.