Mentre Lampedusa è al collasso il film di un migrante rende omaggio all'isola

Il film è «Soltanto il mare» di Dagmawi Yimer

2 / 4 / 2011

Il film è «Soltanto il mare» di Dagmawi Yimer, rifugiato politico etiope arrivato in Italia da clandestino via mare nel 2006, e documenta il ritorno di Dag su quella terra dove arrivò scalzo e tra quella gente che allora non aveva conosciuto, ma che lo accoglie sorridendo ancora una volta. Un'isola ospitale, multietnica, che ha bisogno di tante cose, persino di un ospedale dove far partorire i figli della sua gente.


Mentre Lampedusa è al collasso il film di un migrante rende omaggio all'isola

Il film è «Soltanto il mare» di Dagmawi Yimer, rifugiato politico etiope arrivato in Italia da clandestino via mare nel 2006, è stato girato a sei mani insieme a Giulio Cederna e Fabrizio Barraco. Insomma un etiope sbarcato a Lampedusa, un trapanese che a Lampedusa ha vissuto felicemente per anni e un romano che Lampedusa non l'aveva vista nemmeno con il binocolo. Il documentario è stato girato a Lampedusa nel corso del 2010 e completato all'inizio del 2011, quando i nuovi sbarchi di clandestini hanno riportato l'isola alla ribalta.

Dag torna nella terra dove arrivò scalzo
Documenta il ritorno di Dag su quella terra dove arrivò scalzo e tra quella gente che allora non aveva conosciuto, ma che lo accoglie sorridendo ancora una volta. Un'isola ospitale, multietnica, che si sente italiana forse non più degli stessi migranti dove Dag rincontra l'equipaggio della motovedetta che lo salvò. Un'isola che ha bisogno di tante cose, persino di un ospedale dove far partorire i figli della sua gente.

L'emozionante incontro con l'equipaggio della motovedetta che lo salvò
Il momento più emozionante è l'incontro di Dag con l'equipaggio della 282, la motovedetta della guardia costiera che ha lo salvato dal naufragio e da una morte certa. «Siamo tutti così emozionati - spiegano gli autori - che portiamo a casa a stento qualche immagine buona e il definitivo "grazie" a quest'isola che, proprio come accade ai migranti, paga lo scotto di un'informazione emergenziale e deformante. In maniera naturale ci sembra stia accadendo quanto ci eravamo ripromessi di fare: inquadratura dopo inquadratura, la storia di Dag confluisce nella storia collettiva, stratificata e polifonica dell'isola; isola nella quale finisce per perdersi e ritrovarsi innanzitutto come autore, regista e persona, e non più soltanto come semplice "clandestino", pass numero otto del quarto sbarco del 30 luglio 2006».

Pubblicato su IlSole24ore 01.04.11