Milano - Safe Distance

Una selezione di fotografie identificative americane scattate nell’arco del cinquantennio che va dal 1890 fino agli anni ‘40 del XX secolo

Utente: elleci
8 / 10 / 2014

Identificare, schedare, classificare, archiviare. Le immagini contenute in questa mostra sono state concepite per assolvere delle semplici e fondamentali funzioni “meccaniche” all’interno delle nostre società burocratiche: la sorveglianza e il controllo.

“La fotografia ha rappresentato (...) un modo di raccogliere prototipi (o campioni) di un mondo sempre più complesso che aveva bisogno di una classificazione coerente, riconosciuta e comprensibile.” 1

L’uso giudiziario dei fotoritratti, “genere” solitamente trascurato dalle storie ufficiali, nasce poco dopo l’invenzione della fotografia, come se il primo riflesso, quello di puntare l’obbiettivo verso l’uomo, contenesse già al suo interno un impulso a sequestrarlo –possedendone l’immagine– per poi rinchiuderlo in qualche luogo (in una galera, in un manicomio, in un archivio). L’idea di “acquisire” l’immagine per “requisire” il criminale aveva un senso molto preciso a metà dell’ottocento, epoca in cui compaiono i primi ritratti segnaletici.

“Sulla scia della rivoluzione industriale, quando le masse hanno fatto la loro inquietante comparsa fra la coscienza borghese, la necessità di ottenere il controllo su una vasta e caotica società ha suggerito l’idea dell’utilizzo della fotografia giudiziaria.” 2

L’apparecchio fotografico diventa uno strumento di misurazione: adottato dalla neonata psichiatria per diagnosticare la malattia mentale, passa quasi subito, grazie all’equazione positivista pazzo=delinquente, nelle mani degli antropologi criminali per indagare nei segni del volto, nelle cicatrici, nelle deformità altrettante prove delle tendenze umane alla delinquenza.
Prima di diventare uno strumento di indagine (o un semplice strumento precauzionale), la fotografia segnaletica è stata una disciplina clinica, un sistema di classificazione dell’ “uomo delinquente”. E’ forse anche a causa di queste origini che le foto giudiziarie, se da un lato ci sembrano espressioni di un grado minimo della fotografia - neutro, pragmatico, impersonale (una fotografia senza fotografi)- dall’altro si rivelano invece oggetti complessi, problematici, stratificati.

“Le foto segnaletiche sono fonti iconografiche preziose per una rappresentazione pubblica del Male.” 3

Questa rassegna di ritratti di delinquenti, veri o sospetti tali e dei loro crimini, è stata pensata per stimolare qualche ripensamento su ciò che pretendiamo dalla fotografia; sul fatto che spesso piuttosto che soffermarci a interrogare le immagini fotografiche, ragionare sulla mano che le ha scattate e la cultura che le ha prodotte, siamo invece inclini a rispondere alla sua chiamata al consenso.

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Comitato scientifico: Matteo Segna, Andrea Staid, Fabrizio Urettini. 

La mostra è accompagnata da un testo di Andrea Staid autore di “I dannati della metropoli”.

NOTE:

1. Copyright magazine No.7: Here, there and anywhere... Von Geistern, Hologrammen und anderen Abwesenheiten. At safe distance. Fabrizio Urettini, Yuki Jungesblut e Matteo Segna. — pag 31 - 37 — Berlin, Germany 2008.
2. Ibid.
3. Ibid.

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Fabrizio Urettini grafico e art director nato a Treviso.

Il suo territorio di indagine spazia dall’ideazione dell’immagine per aziende, pubbliche e private, alla curatela e comunicazione di eventi culturali e mostre.

Fondatore dello “Spazio XYZ“ (2008-2012), spazio espositivo plurale dedicato alle diverse forme espressive delle arti applicate, che vanta oltre 40 progetti espositivi sviluppati tramite collaborazioni con designer, illustratori e fotografi internazionali. Unica presenza italiana in Art Spaces (New Museum - New York).

Ha collaborato con alcune importanti istituzioni tra cui: Ministero degli Esteri, Università Iuav, Istituto Italiano di Cultura di Parigi, Werkbund Archive, Fondazione Corrente, Comune di Milano.

Dal 2008 collabora con la Fototeca Gilardi con la quale ha realizzato la prima antologica dedicata all’opera di Ando Gilardi. Tra gli altri progetti dal 2011 è il direttore artistico della collana di libri per l’infanzia Biancopanna e un attivista del collettivo ZTL Wake Up!

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POMO Galerie è uno spazio espositivo contemporaneo non commerciale legato a POMO, uno studio di art direction e graphic design con sede a Milano. 

Inaugurata nel dicembre 2013, Pomo Galerie propone mostre ed eventi a cura di special guest curator e riviste internazionali.

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POMO GALERIE 

Via Giuseppe Sirtori, 6

20129, Milano

INFO

+39.02.365.23236 

[email protected] 

www.galerie.thepomo.com

SAFE DISTANCE

17 Ottobre – 9 Novembre 2014

a cura di Fabrizio Urettini

ORARI

da lunedì a venerdì 9:30 — 18:30, ingresso libero