Questa esperienza come i mercati che mettono insieme chi resiste in campagna e chi in città, ha detto, mostrano che è il momento di costruire e di offrire «critical hope», speranza critica.

Naomi Klein dalla Grecia

Occupazione delle fabbriche, riorganizzazione e produrre per se.

10 / 6 / 2013

L’autrice di Shock economy, durante un viaggio di ricerche in Grecia per un libro e un documentario, ha incontrato, tra gli altri, gli operai della fabbrica recuperata Vio.Me. Questa esperienza come i mercati  che mettono insieme chi resiste in campagna e chi in città, ha detto, mostrano che è il momento di costruire e di offrire «critical hope», speranza critica. E di aggredire il mantra Tina, «There Is No Alternative».

Articolo di Andrea Germanos a proposito del viaggio di Naomi Klein in Grecia*

Nel bel mezzo della corrente di «saccheggio coloniale finale» per le risorse naturali e di bombardamento di messaggi di austerità «non c’è alternativa», Shock economy di Naomi Klein ha esortato la sinistra a cogliere questo «momento cruciale» per costruire movimenti di resistenza reali che offrono un «messaggio di speranza critica».

In questi giorni parlando alla fabbrica autogestita Vio.Me a Salonicco, in Grecia, Klein, che è nel paese per fare ricerche per un libro e per un film, ha detto che quella fabbrica di materiali da costruzione è il luogo perfetto per parlare di come vengono «conosciuti i movimenti di resistenza in tutto il mondo» e fornisce un esempio di quello che ha definito «la dottrina anti-shock», una situazione nella quale, piuttosto che inchinarsi a poteri, la crisi favorisce un veloce moltiplicarsi di alternative creative, dove i lavoratori «rifiutano di sacrificare le loro vita e i mezzi di sussistenza sull’altare della crisi economica, e invece trovano riserve di potenza e di ingegno».

Maggio 2011, occupazione della fabbrica

Descrivendo Vio.Me, l’economista Marjolein van der Veen ha spiegato: «Nel maggio del 2011, quando i proprietari non potevano più pagare le bollette e si allontanarono, i lavoratori hanno deciso di occupare la fabbrica. Nel febbraio 2013, dopo aver raccolto abbastanza fondi e il sostegno della comunità, i lavoratori hanno cominciato democraticamente a gestire la società per conto proprio. Hanno stabilito un consiglio operaio, controllato dall’assemblea generale dei lavoratori soggetta a revoca, per gestire la fabbrica. Hanno anche cambiato il modello di business, sono passati a fornitori diversi, hanno migliorato le pratiche ambientali e avviato la ricerca di nuovi mercati. La legge greca attualmente non consente occupazioni di fabbriche, per cui i lavoratori sono alla ricerca della creazione di un quadro giuridico per la fabbrica recuperata, che può permettere altri sforzi in futuro. Vio.Me ha ricevuto il sostegno da Syriza e dal partito dei Verdi greco, dai lavoratori delle fabbriche recuperate in Argentina, così come da parte di accademici e attivisti politici di tutto il mondo».

«Il nostro ambiente è sotto attacco». Ma la fabbrica di Vio.Me è un esempio di alternativa «che deve essere conosciuta, deve essere divulgato… perché molte fabbriche sono ora chiuse con lo sviluppo della crisi, e ai lavoratori non viene data l’opportunità di rimodellare la proprietà, quando in realtà i lavoratori dovrebbero essere i primi ai quali chiedere se devono essere i creditori e gestire le fabbriche stesse».

Klein ha attaccato i media greci per «non fare il loro lavoro» quando non fanno conoscere alle persone che tali alternative esistono, ripetendo invece il mantra: non non c’è alcuna alternativa («There Is Not Alternative»», «Tina»), mostrando che «Margaret Thatcher è viva e vegeta in Grecia e lavora con i media mainstream».

L’austerity aggredisce persone e ambiente

Oltre alle persone e alle comunità, il pedaggio dell’austerity è pagato anche dalla natura. «Non vengono attaccate solo le persone – ha detto Klein – ma anche i sistemi naturali dai quali tutti dipendiamo».

«Il nostro ambiente è sotto attacco vizioso» ha detto. Prendiamo in considerazione il caso dei piani della società canadese ElDorado Gold nella regione greca Calcidica. Tali progetti sono presentati come necessari durante la crisi; la natura deve salire su un sedile posteriore alla «crescita», ha spiegato Klein, così che la natura e le risorse naturali possano essere vendute al miglior offerente.

«Siamo davvero in mezzo a quello che ho definito come un “saccheggio coloniale finale” delle risorse naturali più difficili da raggiungere in alcune delle aree protette e più belle del mondo, utilizzando alcune delle pratiche estrattive più pericolose e dannose». È in questo contesto che deve essere visto un progetto come quello della miniera di ElDorado Gold, che permette la crescita economica a danno delle esigenze di intere comunità. Questa è la stessa logica che sacrifica vite umane in nome dell’austerity, ha continuato Naomi Klein.

Nella penisola Calcidica come a Gaza

Condividendo le osservazioni che ha appena raccolto nei giorni trascorsi nella penisola Calcidica, Klein ha detto che quella regione è così militarizzata e riempita con i checkpoint che ricorda Gaza, e ha notato la giustapposizione di due modelli, quello del beneficiario e quello del custode. Dal «punto di vista dell’estrattivista» ci vuole una forza esterna per creare la «ricchezza», ricchezza proveniente dall’estrazione di risorse naturali, anche a scapito di acqua e altre risorse essenziali, essenzialmente «miniere per soldi». Questo tipo di sistema è così violento, ha detto Klein, «che ha bisogno della repressione dello stato». Al contrario, dal punto di vista del custode, la ricchezza non viene creata, ma c’è già all’interno l’altro modello in Calcidica, nel suolo, nell’acqua, ricchezze che sono nelle mani delle persone. Questo è veramente «la ricchezza della vita», ha detto. Ma per mettere in discussione questo assalto occorre mettere in discussione la mentalità secondo la quale non esiste alcuna alternativa.

Il mercato di Salonicco, oltre «Tina»

Per questo abbiamo bisogno, ha detto Klein, di un «intreccio di resistenza» tra i movimenti come quando i contadini della Calcidica vendono al mercato di Salonicco, costruendo un ponte tra quelli che sono in città e quelli ceh sono più radicati nella terra.

La resistenza importante, «ora non può essere solo dire no, no all’austerity, no alla privatizzazione». Coloro che hanno accettato e sono stato «terrorizzati» in tal modo dalla paura si sentono «assolutamente impotenti». Questo «è un momento cruciale per la sinistra». Quello che dobbiamo offrire, ha detto, è un «messaggio di speranza critica». Dobbiamo dire no, ma anche mostrare alcuni sì». Dobbiamo contrastare l’«ipnosi» diffusa dagli spacciatori di Tina «con una matrice» di altre opzioni per le persone. «Solo quando le alternative sono tangibili, davvero reali, si mostrano credibili e stimolanti, la paura di dire no, di stare in piedi di fronte alla troika, inizierà a svanire.

Dobbiamo muoverci in avanti, dobbiamo raggiungere la trasformazione reale e non lasciare che la crisi decida per noi. Abbiamo bisogno di avere le nostre idee, pronti ad andare avanti in un modo nuovo, ha detto.

È il momento di costruire.