Un contributo di Diserzioni, trasmissione di Radio Sherwood, sul recente dibattito attorno alla proposta di legge della Lega per istituire l'obbligo di una canzona italiana ogni tre nella programmazione radiofonica.
La proposta di legge della Lega che vorrebbe imporre di riservare almeno un
terzo della programmazione delle radio italiane "alla produzione musicale
italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in
Italia" mi sembra l’ennesimo disegno con l’intenzione di esclusione di
questo governo.
All’origine dell’aggressività e del rancore dei nostri tempi troviamo
certamente la paura della complessità dei nostri tempi e di tutto ciò che non
si conosce. Occorrerebbe quindi educarci al godimento del fluire, alla perdita
felice del confine tra sé e l’altro, e conseguentemente anche al dissolversi
delle frontiere musicali.
Riadatto per l’occasione un articolo scritto 5 anni fa sul tema:
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"Badi che l'idea di progresso ha un fondamento cartografico. Se la Terra è una gigantesca e infinita tavola, le cose che oltrepassiamo rimarranno dietro di noi per sempre. Se invece - come oggi la globalizzazione obbliga a riconoscere - ci muoviamo sulla superficie di un globo, cioè intorno a una sfera, allora tutte le cose che credevamo superate, prima o poi, ritorneranno fatalmente di fronte a noi". - Franco Farinelli
Riattraversare la storia, ripensare la geografia.
I suoni dei quali ci occupiamo ogni settimana all'interno di Diserzioni ci
spingono in questa direzione.
Ci offrono un'altra visuale prospettica.
Ci ricordano come oggi, nell'infinità sonora, non esistano più scene musicali
che si riconoscano dalla provenienza territoriale come era un tempo. Non c'è
più la Madchester, nemmeno la Sheffield industrial, la Seattle grunge, la
Bristol trip hop e nemmeno la techno di Detroit o berlinese....ma un sentire
condiviso in ogni luogo del mondo e in tempo reale.
Ma soprattutto il suono è capace di concepire contemporaneamente diversi piani
dell'esperienza passata, presente e futura e di convivere con apparati
tecnologici iper-complessi e iper-veloci, insomma di avere una percezione non
storica della temporalità.
Perché la storia e la geografia della musica non è più quella che continuano a
raccontarci nei network radiofonici, in televisione, nei talent show, nei
giornali “influenti”, figuriamoci se può essere quella che pensa qualche
politico della lega.
Questi auspicano le sorti progressive e lineari del mercato musicale,
insistendo sulla celebrazione della star, dell'artista geniale, del diritto
d'autore, dei dischi venduti in Italia, insomma del mondo che fu. Intanto
miriadi di sconosciuti produttori inondano la rete di suoni che incrociano
luoghi e tempi. Non c'è più il genio che rappresenta un'epoca o un territorio,
o un genere musicale perché il genio è collettivo/comune e parla al mondo
intero.
Chi sa ascoltare l'oceano di suono attuale riconosce questo e lo fa sentire.
Racconta il complesso, stratificato e contradditorio suono d'oggi, consapevole
dell’abisso che si spalanca tra il funzionamento di questo scenario e le nostre
capacità di comprenderlo e spiegarlo. Si butta nell’infinità sonora attuale,
con lo spirito del naufrago, preparando la zattera per seguire le scie dove sia
più dolce la deriva, dove si sente ancora il calore del suono, allontanandosi
il più possibile dal bastimento “mainstream”. E rammenta una differenza: c'è
chi consente all'ascoltatore di sentire solo ciò che già conosce e chi invece
spinge a ripensare sempre ciò che sente.
La radio libera poi, almeno per la mia esperienza, è il media dell’incontro
imprevisto, quello che cambia completamente il gioco, del suono non cercato che
ti cambia la vita. A volte mi chiedo: è possibile l'incontro casuale attraverso
spotify o youtube?
Forse sì, ma sicuramente più difficile, visto che la “ricerca” è da noi
pilotata e le “playlist” da noi create. Girando la manopola di una vecchia
radiolina, o cambiando lo streaming su Tune-in puoi fermarti attratto da una
linea di basso, un riff e dire: “Questo suono non l’ho mai sentito”. Puoi
incontrare una voce che inaspettata ti chiama e ti invita tra gli alberi di una
intricata e sconosciuta foresta e che ti aiuta a mantenere aperta la finestra
all'incontro imprevisto che talvolta serve quando il prevedibile si fa
insopportabile.
Che sia per queste cose che si cerca di rinchiudere la musica in recinti e
confini?
Ps) Segui gli hashtag #musicalibera e #ognitrecanzoniodiolalegaed aiutaci a far diventare virale l’iniziativa di Radio Sherwood