Nobel per la Letteratura a Peter Handke, il negazionista di professione

Lo scrittore austriaco giustificò Milosevic e negò l'eccidio di Srebrenica

15 / 10 / 2019

La memoria delle parole. 8.372 morti, per lo più giovani e uomini, furono le vittime che nel luglio del 1995 persero la vita nell'eccidio di Srebrenica. A compiere questa strage furono il macellaio Ratko Mladić assieme alle milizie serbo-bosniache. Venti persone, oltre a Mladić, furono per questo condannate dal Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia. A quasi un quarto di secolo di distanza, molto più a nord, si è deciso di accantonare la storia a favore di una valutazione estetica e artistica quanto meno discutibile. 

L'illustre premio Nobel, istituito nel 1885, è stato conferito pochi giorni fa, per la sezione letteraria, allo scrittore austriaco Peter Handke. A essere precisi a lui e anche alla polacca Olga Tokarczuk, classe 1962, e autrice di opere come “I vagabondi”, “Nella quiete del tempo”, “Che Guevara e altri racconti” e “Casa di giorno, casa di notte”. Due premi dunque: uno per il 2018 e uno per il 2019. Questo perché l'anno scorso la reale accademia di Svezia ha subito un pesante scandalo, ovvero le accuse di molestie che hanno interessato il marito di una giurata, e non è stata in grado di attribuire l'onoreficenza. Hanno così optato per un bis in questa ultima edizione. 

Purtroppo, invece di assistere alle solite polemiche sul merito e i demeriti dei candidati, su chi fosse la più appropriata o il più papabile alla nomina, sull'occasione persa degli sconfitti, la commissione si trova con la scelta di Handke a essere tristemente invischiata in una bufera che poteva doverosamente essere evitata e che di certo non giova alla nomea del premio, alla storia della letteratura e alla storia vera e propria. L'autore che ha fornito una lettura revisionista del conflitto serbo-bosniaco, commentato in modo vergognoso le vicende balcaniche di metà anni '90, sarà colui i cui libri troveremo evidenziati in libreria con la fascetta gialla. Ma in fondo, come ha dichiarato lui stesso, quasi a difesa delle sue prese di posizione, è un uomo di lettere e non un giornalista. E forse proprio su questa sottile linea di distinzione si deve essere mossa l'Accademia svedese per potere formulare la sua nomina, osservarne la sfavillante e minimale prosa e affermare che il riconoscimento gli è stato conferito per “la sua opera influente che ha esplorato con ingegnosità linguistica la periferia e la specificità dell’esperienza umana”. Eppure, da lettori e non solo, dobbiamo rivendicare la fallacità di questa demarcazione. 

Può una buona prosa essere ragione sufficiente per oscurare le letture che un autore da del contesto storico in cui vive? Può, davvero, la letteratura chiamarsi fuori dalla politica? Ha senso, sia nel riconoscimento della produzione letteraria attuale sia in prospettiva futura, non tenere presente le affermazioni pubbliche di un artista? Se saggiamente si è deciso di non dare ad uno dei maggiori poeti del Novecento, quale fu Ezra Pound, il riconoscimento del Nobel anche, o meglio soprattutto, alla luce delle sue simpatie fasciste perché ora dovrebbe essere diverso? Ognuno di noi ha il proprio pantheon di autori candidabili a questo riconoscimento e ognuno valido per variegati motivi. Sarebbe alquanto inutile farne un elenco. Ma con tante opzioni da sondare c'è proprio da chiedersi come sia stato possibile optare per una figura così discutibile e per alcuni di certo anche offensiva. Munira Subasic, presidentessa del comitato delle madri di Srebrenica ha dichiarato: “Un uomo che ha difeso i carnefici delle guerre balcaniche non può ricevere un tale riconoscimento”¹, aggiungendo l'intenzione di inviare una lettera alla giuria del Nobel per chiedere il ritiro del riconoscimento a Handke. Quindi, c'è proprio da chiedersi che senso avesse per il premio e per la Letteratura fare una scelta così azzardata. Pensare che nel 2016 discutevamo su quanto fosse appropriato avere insignito di tale premio Bob Dylan fa proprio tenerezza. 

I tempi cambiano, anche velocemente, e la memoria sembra essere sempre più fragile e sacrificabile. Sull'altare di cosa, non ci è ben chiaro. 

¹https://www.huffingtonpost.it/entry/le-madri-di-srebrenica-chiedono-il-ritiro-del-nobel-a-handkeha-difeso-i-carnefici_it_5da062cee4b02c9da048dc3d