Noi vogliamo (ancora) tutto

Appunti sparsi su Komikazen 99%

13 / 10 / 2013

Molto bello il festival, molto bella l’azione collettiva, fantastico ritrovare tanti volti noti, anche se tutti così in una volta è difficile andare oltre al saluto e la rapida chiacchierata.

Mi dispiace, avrei voluto parlare di più con tutti voi che ho incontrato.

Comunque di Komikazen spero si continuerà a parlarne: 99 autori si sono mossi gratuitamente e appesi il loro disegno in mostra in protesta col radicale taglio di fondi del comune di Ravenna all’ottimo festival di fumetto di realtà. E più in generale contro il clima di totale definanziamento delle attività legate alla cultura nel nostro paese. Potete tagliarci i fondi ma noi esistiamo a prescindere dal vostro riconoscimento o meno, sembra dire l’azione collettiva. E dovete farci i conti.

Era previsto uno spazio "speech" per ogni autore per descrivere il proprio lavoro esposto.

"Ogni artista sarà presente all’inaugurazione e in una performance collettiva inserirà la propria tavola da solo nella cornice. Avrà poi a disposizione uno speaker corner all’interno del Mar da utilizzare per raccontare il proprio lavoro, le proprie difficoltà, quello che vorrebbe dall’1%."

Alla fine io ho avuto sete per tutto il viaggio in macchina, ho seguito i primi speech, mi son detto vado un attimo a bere una cosa torno e faccio il mio. Perchè due cose da dire me le ero preparate, sul mio scarabocchio.

Ma tornato dall’ultima spiaggia prima della definitiva disidratazione, l’entusiasmo per gli speech era già calato, nella stanza in cui era esposta la mia tavola si stava svolgendo un concerto, e così via, perso il turno.

E allora per i miei undici lettori e mezzo, ecco cosa avrei detto sulla mia tavola. Cosa l’ha ispirata, perché é così e non colà, e il mio particolare messaggio all’1%.

"Noi siamo il 99% è l’ultimo di una serie di slogan che sono riusciti a bucare l’immaginario lanciati dai movimenti radicali che nel mondo si battono per una maggiore democrazia e estensione dei diritti per tutti. Il 99% degli sfruttati contrapposto all’1% degli sfruttatori che compongono questa nostra balzana umanità.

Da qui l’idea nel mio disegno di partire da "Vogliamo tutto", il titolo di uno splendido romanzo quanto uno slogan bellissimo, chiaro, disarmante nella sua semplicità, che ho voluto contestualizzare nella Bologna del ’77, partendo da una foto poi elaborata nel disegno definitivo.

A questo ho voluto far seguire, in un ipotetico filo rosso della (mia) memoria tra movimenti transnazionali e distanti non solo nel tempo, il "Tutto per tutti, niente per noi" di origine zapatista, a chiudere la tavola. Forse più "rilassante" e in un certo senso "esplicativo" del precedente, parzialmente anestetizzandolo. Meno scomodo, tutto sommato.

Il contesto, come immaginavo, era pieno di riferimenti al 99%, per cui non ho ritenuto necessario ribadirlo nella mia tavola: il fil rouge o si vede o non si vede. Solo, mi sono permesso, a disegno quasi finito, di improvvisare una piccola modifica alla prima frase. Un "ancora", tra parentesi, tra le due parole.

Il vostro non dare nulla e pretendere che ci si accontenti delle briciole, concentrare in sempre meno mani il controllo delle risorse, sfruttare il pianeta come fosse il cestino dell’umido nella differenziata può avere piegato molti, spezzato altri, disorientato la maggiorparte.

Ma in fondo, ricordatevelo noi vogliamo (ancora) tutto. Non pensate che ci siamo dimenticati. La storia non finisce certo qui"

Baci,

Tratto da:

Gallery