"Non è il vino dell'enologo", Dioniso e i movimenti al Csa Sisma

Macerata - "Non è il vino dell'enologo. Lessico di un vignaiolo che dissente" la presentazione con l'autore Corrado Dottori, la cena con prodotti biologici del territorio ed i vini de La Distesa

6 / 2 / 2013

Tratto dal blog piuvinopertutti.blogspot.it

Venerdì 25 gennaio 2013 a Macerata, al Csa Sisma, di fronte ad una platea composita e attenta, abbiamo presentato il libro "Non è il vino dell'enologo. Lessico di un vignaiolo che dissente" insieme all'autore, Corrado Dottori. Non è facile descrivere a parole il clima e l'energia della serata, bisognava esserci, e per fortuna eravamo in tanti a condividere parole, vino e buon cibo. Perché "la rivoluzione inizia anche a tavola", dalla terra e dalle relazioni vere.

Abbiamo discusso di politica e natura, enogastronomia e filosofia, musica e indipendenza con la stessa semplicità e lo stesso piacere che dà bere un bicchiere di buon vino in compagnia. Se come crediamo il vino è condivisione, e vive nella e della condivisione, è stata sicuramente una serata educativa, quasi didattica per capire e comprendere meglio il "liquido odoroso".  Ma non solo.

Perché "Non è il vino dell'enologo" è un libro fondamentale al di là del vino stesso. D'altronde l'autore non ne fa mistero: il vino nel libro non è il fine ma un mezzo per poter parlare di natura, politica, biodiversità, del rapporto dell'uomo con la terra, della possibilità di un altro modello di sviluppo rispetto a quello liberista.

"Un attivatore di relazioni, facilitatore culturale, cibo dello spirito". Non è poi così che dovrebbe essere vissuto il vino? Che troppo spesso diventa fine egotico di degustazioni che vanno sempre a cercare il difetto invece del lavoro del vignaiolo, del piacere della condivisione a tavola di una bottiglia di vino buono, di cercare la ricchezza del territorio da cui proviene piuttosto che la limpidezza del colore o l'accenno di volatile e così via.

Sarà anche per questo che negli anni si è sviluppata sempre di più quella scissione tra città e campagna di cui si parla nel libro, un "trauma" che ha portato ad una concezione della terra come "spazio di conquista". Difendere la biodiversità, produrre vino buono e sincero non si discosta poi molto dal difendere spazi di agibilità sociale, di autonomia e autogestione nelle città, che provino a riallacciare un dialogo costruttivo tra dimensione agricola e urbana.

La bellezza di "Non è il vino dell'enologo" sta proprio nel riuscire a trattare temi così difficili, radicali, in maniera semplice e diretta, anche attraverso la storia personale dell'autore. Una storia che viene tradotta immediatamente in termini collettivi, comuni, capace di relazionarsi con le altre realtà indipendenti del vino ma anche con i movimenti che da Seattle, Genova in poi, nonostante le tante sconfitte ma anche le tante piccole vittorie, hanno comunque imposto un altro modo di relazionarsi al consumo, all'alimentazione, alla terra, alla democrazia.

Certo è un lavoro lungo e difficile, soprattutto in questi anni, ma che ha radici solide, come la lotta dei No Tav che non da ora ma da oramai vent'anni difendono il loro territorio in Val Susa. E' un lavoro di resistenza ma anche di piacere e passione: Corrado parla dei vignaioli autentici come equilibristi, ogni annata è differente e diversi sono i problemi da affrontare come diversi saranno i vini ed in quello risiede la loro bellezza, vini che non riescono ad essere incasellati e sono irriducibili ad una norma e per questo non piacciono e fanno incazzare chi cerca sempre di disciplinare, controllare, classificare.

Sul terreno dell'alimentazione si gioca oggi una grande sfida, perché Stato e Mercato sanno che sul cibo e sul vino biologico, biodinamico, naturale si sviluppano pensiero critico e grande consenso e per questo attaccano, cambiano disciplinari nel tentativo di vanificare gli sforzi di vignaioli, contadini e movimenti che quotidianamente si battono per preservare la terra e ricavarne la qualità ed il piacere di un buon cibo ed un buon vino.

Per questo bisogna sempre reinventarsi, rivoluzionarsi ed andare oltre: ma d'altronde la democrazia stessa non è "pacifica" nè rappresentativa ed elettorale come vorrebbero, ma tumultuosa proprio come una fermentazione spontanea, come una rivoluzione permanente ma con le radici ben solide e attente alla terra e al territorio, e a noi piace continuare a lottare e vivere come equilibristi per cambiare ogni giorno ed ogni anno, proprio come cambia ogni anno un buon vino.

- La presentazione del libro sul sito di Derive Approdi


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Non è il vino dell'enologo @ Csa Sisma