Oltreconomia Festival 2018 - Reddito e welfare nell'era del tecno-capitalismo

Nuovi meccanismi di accumulazione, reddito di base inteso come primo passo per respingere il ricatto del lavoro e iniziare a parlare di auto-determinazione e liberazione della vita.

3 / 6 / 2018

La quarta giornata dell’OltrEconomia Festival 2018 è iniziata con il dibattito intitolato: “Reddito e welfare nell'era del tecno-capitalismo”, che ha visto confrontarsi Ippolita, gruppo di ricerca “indisciplinare” attivo dal 2005, Roberto Ciccarelli, giornalista de “Il Manifesto” e Andrea Fumagalli, docente eretico di economia dell’Università di Pavia. Il dibattito è stato moderato dal giornalista Walter Nicoletti. Si è parlato dei nuovi meccanismi di accumulazione che caratterizzano la cosiddetta quarta rivoluzione industriale,  e di una visione del reddito di base inteso come primo passo per respingere il ricatto del lavoro e forma di auto-determinazione e liberazione della vita. 

La rivoluzione digitale in atto è caratterizzata da una molteplicità di fattori - sociali, economici e produttivi - che vede il passaggio verso una messa a valore di ogni aspetto della vita,  24 ore su 24. Affetti, relazioni sociali, tempo libero, processi di apprendimento e formazione sono completamente assorbiti dai nuovi dispositivi di accumulazione. 

Per comprendere il concetto di tecno-capitalismo, Ippolita vede come centrali tre nozioni: la tecnocrazia, l’anarco-capitalismo e la profilazione. La tecnocrazia è la gestione dei desideri e bisogni da parte di “esperti” e dei sistemi tecnologici, all’interno della quale l’argomento chiave è la “neutralità”. In realtà la tecnologia non può essere neutra, perché gli algoritmi che fanno funzionare le macchine riproducono le ideologie e i rapporti di potere esistenti nella società. Per anarco-capitalismo si intende l’insieme delle correnti politiche che convergono sull’individualismo radicale nel contesto del libero mercato. Il mercato è inteso come libera azione di soggetti individuali mossi da un desiderio di accumulo. Infine la profilazione parte dal presupposto che l’utente - «siamo in quanto usiamo» - diventa sempre più soggetto attivo della propria passività. Questo viene reso misurabile proprio dalla profilazione - che deriva dal profiling criminale – diventando, spesso inconsapevolmente, elemento fondamentale del capitalismo digitale.

Sulla rivoluzione digitale che sta attraversando la società contemporanea Roberto Ciccarelli, autore del libro Forza lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale, si è soffermato sulla figura dei rider e sulla necessità di destrutturare l’«ideologia californiana» dell’automazione. «Di solito quando si parla di lavoro e tecnologia si parla dei rider, che sono la forza-lavoro complementare all’algoritmo digitale» ha affermato Ciccarelli, il quale ha accennato alle lotte che stanno investendo questo nuovo “settore”, in particolare in Italia. La Carta di Bologna rappresenta un importante riconoscimento dei rider e dei diritti di cui questi sono portatori proprio in quanto forza-lavoro. Nelle trattative della vertenza che si è aperta con le varie piattaforme, le principali – tra cui Foodora, Deliveroo, Just it, che sono fondi finanziari di investimento bisognosi di forza-lavoro per capitalizzare e ottenere maggiorazioni di borsa – hanno rifiutato l’accordo e non hanno sottoscritto la Carta di Bologna. Queste si appellano  al fatto di aver rispettato la legislazione che regola i contratti di co.co.co (riformata dal Jobs Act) e in generale sulla para-subordinazione. 

Qui l'intervista a Roberto Ciccarelli:

Per Ciccarelli il problema sta proprio in questa contraddizione, perché una regolazione di lavoro all’interno dell’economia post-fordista e post-salariale è totalmente insufficiente. Per questa ragione, in un’economia fondata su sotto-salario e precariato, è necessario fare un ragionamento complessivo, radicale e politico sul reddito.

Sul tema del reddito è intervenuto Andrea Fumagalli, che è partito dal nuovo paradigma bio-tecnologico, che combina l’elemento macchinico e quello umano. «Tutto ciò che facciamo quotidianamente, consciamente e inconsciamente, entra in meccanismi di valorizzazione. Tutto viene regolato all’interno di istituzioni sociali coercitive che normano questi dispositivi». Per Fumagalli è necessario innanzitutto riconoscere concretamente che ogni atto compiuto da una persona è produttivo, anche se quello che viene remunerato è solo il “tempo di lavoro” certificato. Sulla base di queste considerazioni, la questione del reddito deve essere declinata, al netto del caos semantico, come remunerazione di quel tempo di vita che non viene certificato come produttivo. «Il reddito deve essere totalmente incondizionato, perché il soggetto che lo riceve ha già partecipato alla produzione di ricchezza sociale». Al contrario, tutte le forme di reddito non incondizionate sono compatibili con il sistema di accumulazione presente. Il reddito incondizionato rompe il «ricatto del bisogno», dando al soggetto la possibilità di rifiutare un lavoro che è «tortura, fatica e dolore». Se visto in questi termini, il reddito diventa una forma di conflitto perché rompe le attuali condizioni in cui si sviluppa il rapporto tra capitale e lavoro nella contemporaneità e le forme di accumulazione del capitalismo bio-tecnologico. 

Qui l'intervista a Andrea Fumagalli:

Fumagalli ha concluso sollevando la necessità di mettere in piedi un processo che porti ad una mobilitazione importante e generalizzata sul tema del reddito. Un processo che coinvolga – a livello territoriale e nazionale - le realtà sindacali, i centri sociali, ma soprattutto quei soggetti che vivono sulla propria pelle i mutamenti delle condizioni di vita che il capitalismo bio-tecnologico comporta. Processo che riesca a creare momenti d’incontro territoriale e nazionale per costruire una mobilitazione generale sul tema del reddito. 

Qui la registrazione della conferenza: