Sottosuono rec. e Sottosuono Open Lab - TPO, Bologna.

Open Future

Tra etica hacker e nuove forme della cooperazione artistica.

3 / 3 / 2010

Abbiamo già elevato il modo di lavorare degli hacker al rango di etica nel precedente articolo, confrontandolo con il modello protestante e osservando che in alcuni ambiti  (network society, accademia) l'etica hacker è migliore. Si può estendere tutto questo ad altri ambiti della nostra società?

I valori dell'etica hacker

Come abbiamo già detto, la passione nella vita degli hacker è un valore fondante: vale a dire un'occupazione intrinsecamente interessante che stimola l'hacker facendolo divertire mentre la mette in pratica anche grazie alla centralità della propria autonomia. Gli hacker infatti organizzano le loro vite non seguendo gli schemi di una giornata lavorativa routinaria e costantemente ottimizzata, ma in termini di flusso dinamico tra il lavoro creativo e le altre passioni della vita, tra cui il gioco. Nel modello protestante non c'è spazio e tempo per il gioco, in quanto tutto è finalizzato/ottimizzato verso il raggiungimento dell'obiettivo, impedendo in questo modo all'individuo di distogliere la propria attenzione dal lavoro, che per l'etica protestante è centrale, poiché, sempre seguendo la similitudine con il monastero, esso è l'unica via per la salvezza/successo. Per gli hacker il lavoro è in se la passione insieme all'autonomia che si ha nel realizzarla, e proprio questa indipendenza gli permette di rendere la propria passione, il proprio lavoro, anche un gioco. Non meno importante è la creatività, l'uso immaginativo delle proprie capacità, il continuo sorprendente superarsi in una continua ricerca di miglioramento personale e collettivo. La centralità del tempo libero è indesiderabile tanto quanto quella del lavoro. Il tempo libero non è automaticamente più significativo del tempo lavorativo. La desiderabilità di entrambi dipende dallo stato d'animo con cui vengono realizzati, dalla natura dell'attività in quanto tale, dalla voglia di creare.
Allo stesso modo il denaro viene declinato diversamente dai due modelli etici. Il denaro per l'etica hacker non è un valore di per se, bensì un mezzo attraverso il quale poter compiere la propria passione e la propria indipendenza. Anche grazie al valore sociale attribuito (da loro stessi in primis) alla propria attività. Per un hacker non c'è niente di meglio che realizzare la propria passione insieme agli altri, creare qualcosa di utile per la comunità, condividerla con gli altri ed essere riconosciuti all'interno di questa.
Abbiamo parlato di etica hacker, ma in fondo questo mondo, che molti di noi immaginano aperto solo a pochi adepti o a pochi nerd tecnologici, è molto più ampio di quanto si possa immaginare. La generalità dei valori dell'etica hacker ci suggerisce che sia in realtà un'etica sociale generica, piuttosto che relegata a pochi ambiti della nostra società.
Per portare un altro esempio di come gli hacker si differenziano dall'egemonia sociale vigente, e cioè quella protestante, possiamo parlare della sfida alla lentezza che molti di loro, insieme anche ad artisti come Brian Eno, hanno lanciato costruendo l'Orologio del lungo adesso: un orologio che batte il tempo una volta all'anno.  Questo a simboleggiare il fatto che l'eticità richiede una prospettiva temporale più lunga: la responsabilità per le conseguenze future degli sviluppi attuali e la capacità di immaginare un mondo diverso e migliore di com'è ora.
La sfida al futuro e al cambiamento attraverso alcuni valori fondanti come la creatività, la passione e il gioco, la condivisione, l'autonomia e l'indipendenza, è un importante fine ultimo che molti, anche al di fuori del mondo hacker, si sono dati.

Verso l'open future

Forse non vedremo mai un futuro dominato da schiere di hacker giocosi, pronti a sfidare se stessi in ogni momento e a condividere le proprie scoperte con gli altri. Forse la nostra società non sarà in grado di ricevere quella sfida al cambiamento tipica del mondo hacker. Quello che, invece, è interessante è analizzare quanto questi valori stiano influenzando invece l'intera società. Se pensiamo ad esempio al concetto di condivisione delle informazioni è immediato pensare a come l'evoluzione tecnologica indotta dagli hacker negli anni '80 stia fortemente mutando il modo di operare di alcuni settori della nostra società come la politica, il business e anche, più semplicemente, il modo di creare le singole relazioni di un singolo individuo.
L'indipendenza e l'autonomia finalizzate alla ricerca della propria vocazione/passione, stanno invece mutando il concetto di lavoro, per anni pensato e considerato, indotto anche dalla concezione protestante della società, perno centrale dell'esistenza individuale, e che in questi ultimi anni sta cambiando drasticamente il proprio senso. Ci piace pensare che proprio questo sarà il prossimo nodo fondamentale su cui l'etica hacker indurrà dei cambiamenti nella nostra società. Infatti, come già accennavamo, il lavoro stesso è in profondo mutamento, da lavoro manuale a lavoro cognitivo/creativo, da mezzo primario di sostentamento a mezzo di eterna formazione e precariato, sempre più flessibile, sempre più mobile e veloce, dettato dalle regole tipiche della network society. Quello che l'etica hacker ci insegna in questo senso è che il lavoro, proprio per le sue caratteristiche creative e cognitive, deve essere di per se la propria passione/vocazione e che i tempi in cui questo si svolge non debbano essere scanditi dall'orologio frenetico della network society, ma che invece debbano essere più autonomi, più indipendenti, lasciando spazio al gioco e alla creatività. In questo senso ci piace anche rideclinare ciò che molti chiamano il “reddito minimo garantito” pensando ad una forma di sostentamento individuale utile, proprio, alla ricerca di questa passione vocazione e che possa permettere ad ognuno di noi di poter conciliare il connubio lavoro-passione-gioco tipico del modo di fare degli hacker.


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