Alcune riflessioni sulla giornata contro la violenza sulle donne.

Parma - Io non sono sola. Non ho più paura!

23 / 11 / 2010

Il 25 novembre non è una data casuale, è il giorno che ricorda l’uccisione delle tre sorelle Mirabal, assassinate nel 1960 nella Repubblica Dominicana per il loro impegno politico contro il regime dittatoriale di Trujillo. Questa data è diventata il simbolo di un movimento internazionale di donne che si battono contro il fenomeno, sempre costantemente in crescita, della violenza sulle donne.

Mi imbatto per caso nei dati Istat 2007, primo report sul fenomeno, e rimango di merda.

Leggo che 6,7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni in Italia hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita, senza citare tutte le donne vittime di comportamenti persecutori e di violenza psicologica. Leggo che 2,9 milioni di donne hanno subito violenza fisica o sessuale dal proprio partner o ex partner. Il 69,7% degli stupri è opera del partner. Ma leggo anche che il 93% delle violenze causate dai partner non vengono denunciate.

La violenza domestica è la prima causa di morte per le donne tra i 15 e i 44 anni. Ogni 8 minuti nel mondo muore una donna per mano maschile. E l’Italia è la prima nazione europea per omicidi in famiglia.

Penso a quanto questo mi sia vicino e mi incazzo. Penso che ragazze, donne, come me, sono schiave di un meccanismo perverso di sudditanza e paura, e penso che questo non accade in un altro pianeta, ma nell’appartamento vicino al mio, a persone che conosco, che vorrei proteggere e a cui vorrei dire “Adesso basta!”. Vorrei dire che questo problema va affrontato insieme, perché non è un fatto privato, e dunque minore, ma qualcosa di pubblico e sociale. Vorrei dire loro “Lottiamo insieme, aiutiamoci, parliamone e discutiamone insieme, creiamo spazi dove incontrarci, non demandiamo ad altri la nostra sicurezza”.

Una telecamera, un parcheggio rosa non sono la soluzione!

Hanno già in sé la contraddizione dell’essere strumenti che non prevengono. Una telecamera può solo testimoniare la vicenda che accade e un parcheggio illuminato non serve quando la violenza si consuma tra le mura della propria casa.

Ci hanno rese impaurite. Ci hanno fatto dimenticare che in noi alberghiamo i semi dell’accoglienza e del coraggio. Che il fatto stesso di essere donne ci rende accoglienti verso il prossimo, perché siamo noi, con il nostro corpo, ad accogliere la vita, a metterla al mondo e a proteggerla con coraggio.

La donna è accogliente. La donna è coraggiosa, testarda, bella e solare. E’ indipendente, è libera.

Ora io mi guardo intorno e vedo donne, donne bellissime, che nascondono i loro problemi e i loro bisogni, dietro parvenze emancipate nella ricerca del successo. Le immagino così come immagino me stessa, sole e isolate. E proprio perché isolate, anche timorose e vulnerabili.

Ci hanno impiantato attraverso i media i semi del terrore e della paura del diverso. Ci hanno detto che le violenze sono causate dai migranti, che sono loro gli stupratori e gli assassini.

Ma io lo so che la violenza sulle donne non ha paese. La violenza è maschile, senza distinzioni di razza, religione, cultura e provenienza. L’unica differenza è quella del sesso.

Voglio, e devo, riprendere coraggio.

Voglio, e devo, non aver paura.

Spengo la tv e esco di casa, di sera, da sola e mi costringo a non aver paura. Per farlo ripenso a tutte quelle donne che mi hanno insegnato la libertà. Mi passano per la mente le madri di Plaza de Mayo che chiedono a gran voce giustizia, le donne zapatiste, le ragazze velate della rivoluzione verde, macchiata del sangue di una di noi … mi perdo nel ricordo delle donne indiane rimaste dopo lo tsunami che si riuniscono formando una cooperativa di artigianato fondata sul riutilizzo, che devolve parte dei guadagni alla ricostruzione della regione del Kashmir, dopo l’alluvione di questa estate; lo fanno perché sanno che là ci sono figli loro, figli di tutte noi. Penso alle compagne massacrate nelle piazze di ogni città perché rivendicavano diritti e libertà di scegliere del proprio destino

Penso e cammino, cammino e penso.

Attraverso strade poco illuminate, attraverso i ghetti della mia città, passo a fianco a gruppi di uomini ubriachi e non ho paura. Non ho paura perché non sono sola. Con me ho tutta la forza, la determinazione, la voglia di lottare, il calore di tutte le donne che hanno scelto di essere libere.

Oggi siamo noi che continuiamo la lotta per l’autodeterminazione e la vita.

(Lucia, Casa Cantoniera Autogestita)

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Io sono mia: teatro, cinema, fotografia e dibattiti in Casa Cantoniera contro la violenza sulle donne