Re-Biennale a Venezia

26 / 11 / 2008

Molto spesso i grandi eventi culturali come la Biennale di architettura
attraversano la città di Venezia in maniera imponente ma difficilmente
interagiscono al di fuori del carattere espositivo che le connota. Questo
vale tanto per i cittadini (abitanti, studenti, lavoratori) quanto per i
professionisti e gli artisti invitati ufficialmente.
Un altro dato importante è il volume di “rifiuti” che costantemente si
rileva ad ogni chiusura della mostra: così i materiali utilizzati per le
installazioni e le opere stesse concludono il loro oneroso ciclo vitale
rappresentando appieno un carattere di insostenibilità ambientale,
economica e denotano scarsa attenzione per le risorse attive della città.
Da questa realtà nasce l'idea di riutilizzare quei materiali per un
progetto condiviso di rigenerazione urbana: una straordinaria occasione
per prendersi cura della città come tessuto complesso di relazioni
sociali, funzionali e spaziali che può essere progettato da chi la vive,
per esplorarla e studiarla, per lavorare trasformandola in un cantiere di
idee e di fatto, per darle il senso che le istituzioni, incapaci di
leggere le dinamiche reali e di investire politicamente nell'abitare, non
sanno dare.
La creatività della ricerca e l'ibridazione dei linguaggi possono così
garantire la ricchezza del disegno urbano e riscoprire l'importanza dei
beni comuni oltre il costruito, appunto Commons Beyond Building.



Dai materiali al progetto dei Cantieri Sociali di Autocostruzione
La proposta nasce dalla sperimentazione di autorecupero realizzata dal
gruppo veneziano dell'Asc. L'autoproduzione, ciascuno contribuendo con le
proprie competenze, materiali e 'immateriali', ha permesso in un primo
tempo di recuperare unità abitative nei quartieri di edilizia sociale e
successivamente di optare per una 'riconversione' culturale e produttiva
di aree abbandonate, dai giardini e gli orti agli edifici, dai campi o
cortili alla spiaggia-presidio a ridosso dei cantieri del MoSe. Questo ha
permesso di utilizzare meglio le risorse della città ed ha creato i
presupposti per un progetto ergonomico che prospetta soluzioni nel
rispetto dell'eco-sistema sociale e dell'habitat territoriale sfruttando
il social networks già disponibile.
Esiste quindi una prima mappatura di luoghi che ambirebbero ad una
dimensione comune, luoghi disponibili ad un percorso progettuale e di
cantiere-scuola condivisi.
L'obiettivo è quello di invertire la tendenza del progetto di architettura
e, partendo dai materiali di recupero, attraverso un meccanismo virtuoso
in cui entrano in gioco cittadini, studenti, istituzioni (IUAV e
Biennale), gruppi di artisti ed architetti internazionali, con-correre al
processo di rigenerazione di uno o più spazi urbani individuati.

Partecipano inoltre al laboratorio:
BestUp-Circuito per la promozione dell’abitare sostenibile,
TerrASCuola2008,
Francesco Careri-Università Roma3,
Ida Farè, Gisella Bassanini -Politecnico di Milano,
Judith Revel – Università di Parigi I

Laboratorio progettuale Re-biennale e autoformazione IUAV
La proposta ideologica di modernizzazione dell'università italiana con una
visione aziendalista della formazione e della sua sponsorizzata
privatizzazione non solo è impraticabile ma è anche fallimentare dato che
mercato e imprese sono realtà che godono di pessima salute.
A questa proposta che non riesce a comprimere il bisogno formativo e che
equipara la diffusione della cultura e della conoscenza alla produzione
di una qualsiasi merce possiamo contrapporne un'altra che afferma
l'accesso alla formazione come espressione di una piena cittadinanza.
Ogni persona può partecipare alla produzione e alla trasmissione del
sapere ed i docenti non sono i soli titolari di eccellenza, né sono gli
unici detentori di un passe-partout speciale che dà accesso
all'insegnamento perché «sanno», ma sono persone competenti che vogliono
condividere ciò che hanno appreso e approfondito nel corso della loro
esperienza professionale e della loro vita.
Mentre la formazione deve essere permanente, la logica del mercato
inibisce l'innovazione e la ricerca ed è in questa dimensione che
l'università può emergere come un laboratorio sociale e culturale e che
può trasformarsi e produrre ricchezza nello sperimentare nuove forme di
conoscenza.
Commons beyond building si pone come uno spazio di produzione di saperi
facendo ricerca attraverso l'indagine sul campo e lo scambio di
competenze. Le specializzazioni professionali si articolano grazie ad
un'organizzazione reticolare del sapere vivo ed alla pratica del pensare
la città come territorio dell' autoformazione.

Crediti IUAV (5 + 4 per tirocinio con CBB) per il diritto ad una
formazione di qualità con percorsi che valorizzano il cursus di studi e
della ricerca grazie all'interazione attiva, creativa e costruttiva tra
soggetti con esperienze professionalmente consolidate e realtà cittadine.

Vedi anche:
Commons Beyond building
Svolgimento workshop
Re-Biennale a Venezia di Orsola Casagrande 04.11.08


Link

www.rebiennale.org