Sherwood - Storia di una radio

di Vilma Mazza

17 / 6 / 2010

All’interno di quello straordinario, complesso, contradditorio, movimento di democrazia rappresentato dalla stagione degli anni 70 nel mondo e in particolare nel nostro paese, Radio Sherwood ha trovato una sua ragione di esistere come vero e proprio laboratorio di comunicazione, nascendo nel 1975 a Padova in Vicolo Pontecorvo. Sherwood un nome scelto da uno dei suoi fondatori Emilio Vesce, che fin dall'inizio definisce uno spazio vivo, collettivo, pulsante come una foresta.

Sherwood inizia la sua avventura collocandosi all’interno di una grande spinta sociale che rivendicava già allora il diritto all’informazione come aspetto fondamentale della cittadinanza.

In quell’epoca quella che oggi viene definita “Information Society” sembrava un terreno secondario, sovrastrutturale, della società moderna . Sherwood nasce invece da una innovazione del pensiero: la comunicazione, e i suoi dispositivi, vengono valutati come il “futuro”, e questo motiva centinaia di sostenitori a condividere con i fondatori della radio enormi sforzi per rendere possibile la sua esistenza. Basterebbe questo per associare all’immagine di una “radio” un ben più vasto orizzonte che attiene alla ricerca e alla sperimentazione continua di nuove pratiche sociali, di nuova democrazia. La comunicazione rapidamente si è guadagnata una centralità assoluta. Le ipotesi di chi animava nel secolo scorso Sherwood, erano giuste. Oggi non si potrebbe pensare a nulla che non sia organizzato, prodotto, verificato nella comunicazione. Essa attiene quindi alla sfera del bios, e ha ampiamente superato i confini in cui era un tempo, relegata ad essere un aspetto “tecnico” dell’organizzazione sociale. Sherwood, da laboratorio di sperimentazione, ha potuto registrare e a volte anticipare, i passaggi che hanno caratterizzato fino ad oggi la rivoluzione comunicativa. Un primo aspetto è stato dunque quello di ritenere fondamentale lo sviluppo dell’autoproduzione di informazione.  Il concetto stesso di redazione diffusa sostituisce nell’esperienza di Sherwood quello di “professionalità”. Questo non impedisce di certo che il prodotto finale, siano essi notiziari informativi, cronache in diretta o trasmissioni culturali, sia di buona qualità, ma di certo non è il “format” standard quello che appassiona Sherwood. Come accade oggi per i processi “open source”, vi è una partecipazione diffusa che concorre a definire un modo di fare radio e informazione. Ripercorrere anche se qui per brevi tratti, la lunga storia del laboratorio Sherwood, ci permette di comprendere quale sia la sua vera natura: uno spazio sempre in movimento, anche e soprattutto al suo interno. I salti tecnologici che negli ultimi tre decenni hanno trasformato il nostro modo di vivere e di vedere il mondo, non potevano non coinvolgere Sherwood.

La centralità della comunicazione è il baricentro su cui essa ancora da sempre le sperimentazioni attraverso mezzi tecnici e know how tecnologici, e non il contrario. Si è determinata come radio libera in FM a metà degli anni 70, ma non ha mai smesso di considerare la comunicazione nella sua accezzione concettuale il terreno vero della sua ricerca, arrivando ad esempio all’inizio degli anni ’90 a fondare, insieme ad un’altra esperienza di televisione indipendente, TV Stop, situata in Danimarca, a Copenhagen, la prima sperimentazione autogestita per l’Italia di BBS ( Bolletin Board System), preludio delle moderne comunicazioni pubbliche in rete. In quegli anni Sherwood comincia a intrecciare ai linguaggi e alle pratiche che ha consolidato, altri strumenti tecnologici, quelli del web, che da quel momento inizieranno a svilupparsi in maniera incredibilmente veloce, fino a farci balzare all’interno di un nuovo mondo. E’ interessante sottolineare come il laboratorio Sherwood colga quello che da lì a poco faranno in quegli anni anche esperienze di aggregazione sociale pubblica, con i processi di produzione d’opinione che le motivano, individuando nella comunicazione e nell’accesso ai suoi strumenti al momento più disponibili e “aperti”, un tratto distintivo. Sono gli anni del “popolo dei fax”, del movimento universitario della “Pantera”, che aprono il decennio breve verso il nuovo millennio. Le tecnologie della comunicazione si espandono e sono sempre più disponibili, perché il loro prezzo diminuisce e la loro qualità aumenta.

Sono i dieci anni, quelli dal 90 al 2000, che hanno veramente “sconvolto il mondo” fino ad arrivare all’esplosione di quella che passerà alla storia come “The battle of Seattle”, e cioè il nascere del primo movimento globale post muro di Berlino. Tra le tante particolarità che esso porta con sé, cambiando il volto non solo del conflitto sociale fino ad allora, alla fine del 1999, conosciuto, vi è proprio l’aspetto della comunicazione. Il termine “mediattivismo” nasce ufficialmente pochi giorni prima delle grandi manifestazioni che riempiranno di folla la città della Microsoft, e gli schermi televisivi e dei personal computer di tutto il mondo ( rubando la scena ai potenti convenuti al vertice della World Trade Organization). La sperimentazione radio in FM diventano rapidamente file audio in internet, e Sherwood comincia ad esplorare il territorio del web.Passando per Genova e le mobilitazioni del movimento No global, il laboratorio di comunicazione di Sherwood assume fino in fondo la nuova sfida: oltrepassare definitivamente i confini della comunicazione come “insieme di strumenti”, aspetto che come abbiamo visto caratterizza tutta la sua storia, e immergersi nella mutazione simbolica e di linguaggio connessa all’introduzione delle nuove tecnologie. Sherwood collabora fin dall'inizio al sito GlobalProject, che oggi attraverso la creazione di un proprio sistema software appositamente studiato, permette di gestire notizie e approfondimenti, dirette web tv e materiali audio.Il web, ed in particolare la sua seconda dimensione, il 2.0, è oggi il centro di un processo di sperimentazione e autoproduzione informativa e culturale di Sherwood, e il grado di utilizzo di un linguaggio molteplice, dall’audio al video al testo scritto, dall’immagine al fumetto, è ormai elevato.

La scelta di Sherwood oggi di investire risorse dal dispositivo radio FM verso la comunicazione online globale, non è semplicemente legata alla tendenza del momento. Essa parte da lontano, fin dall’inizio, perché è legata alla necessità di essere parte della comunicazione, essendo essa ormai forma di vita. Fa parte dell'irriducibile propensione a rivoluzionare continuamente, a spingersi oltre i limiti che ci danno gli altri o noi stessi, a continuare ad essere sempre costituenti e mai definitivamente costituiti. Le sperimentazioni in rete multimediali hanno lo stesso spirito di quello per cui, tanto tempo fa, a qualcuno venne in mente di accendere un trasmettitore e di mettersi a parlare dentro un microfono mentre la vita esplodeva sulle strade.