Sulle tracce di una nuova indipendenza

Alcuni spunti per una riflessione su indipendenza, arte e spazi sociali con il giornalista Benedetto Vecchi

13 / 6 / 2009

Negli ultimi anni sono intercorsi alcuni cambiamenti che in alcuni casi hanno travolto il mondo delle produzioni artistiche. Da una parte l'accesso alle nuove tecnologie, dall'altra i pesanti tagli alla cultura a cui assistiamo nell'era della crisi. Questi due nodi hanno cambiato l'approccio al fare e al fruire dell'arte. Di fronte a una ricchezza crescente di produzione di sapere, dall'alto vengono chiusi spazi di creatività, il privato e la rendita cercano boccate d'ossigeno sottraendole ai produttori d'ingegno.
Ma contemporaneamente nuove forme di aggregazione intorno all'opera d'arte, che in certi casi diventa il centro di nuove comunità e di esperienze di autorganizzazione. E si creano anche nuove spinte a capire dal basso come la rivoluzione tecnologica e le forme di produzione dove è l'artista a decidere di sé, possano essere una risorsa importante di indipendenza.

In questo senso i centri sociali, gli spazi liberati, i luoghi dell'autogestione che si collocano dentro le metropoli e che sono stati, fin dalla loro origine dei contenitori di esperienza artistiche, forse possono assumere un nuovo ruolo per quanto riguarda le forme di autoproduzione, condivisione, cooperazione e comune, assieme alle forme che cercano di resistere alla crisi.

Federarsi. Cooperare. Creare comune. Come questi meccanismi possono indicare una strada percorribile? Per un' “Arte” che sta dentro una grande contraddizione: quella di essere per sua natura merce e di non potersi quindi sottrarre al mercato, ma che contiene in sé la volontà di opporsi, di criticare la società e il mercato stesso.

Ne abbiamo parlato con Benedetto Vecchi, giornalista de Il manifesto ai microfoni di Radio Kairos



Venerdì 12 e sabato 13 giugno segui la diretta di "IndieTrotutta Festival" su Radio Kairos, Radio Sherwood e Global Project

Intervista a Benedetto Vecchi, giornalista