Commentare il libro di un amico non è semplice: è piacevole.
Lo è intanto perchè significa che l'Amico è prolifico, lavora -si stressa direbbe in milano-cremonese-, produce, insomma: è vivo e lotta insieme a noi.
Ogni libro, si vede bene dai ringraziamenti se fatti con metodo ed onestà, è un lavoro collettivo, una produzione in piena regola con ritmi e ruoli; quello che ho avuto modo di leggere in spiaggia a Rimini è un signor thriller, ove molti dei fondamentali sono rispettati con diligenza e l'Amico si è pure preso la briga di lavorare ad abundantiam, per esempio mettendoci molti botti in molti finali, ficcandoci una cosmogonia degli sbirri -nessuno troppo stronzo, nessuno irrecuperabilmente stronzo, tutti irremediabilmente stronzi-, evitando le scopate di rito, i lieto fine è ..(leggete il libro o l'Amico si incazza).
L'Amico si libera dal binario del passato- fatta salva la veranda del Marani in San Lorenzo-, fa riposare il Gorilla e lascia stare la sua ricca biografia precaria, ed ambienta il lavoro su due città decisive per la sua vita, Roma -oggi-, Cremona- allora. E le connette usando lo sviluppo dell'intreccio come semiconduttore ad alto tasso di sorprese.
Ed è giusto così, perchè dopo 15 anni di celebrazione di noir mediterraneo -unica evidente citazione TorbellaMonica come il Panier della nota Trilogia- e , dopo 25 di nero francese e siciliano, 65 di hard boiled yankee -Black Dalia filmicamente comparabile, vogliamo essere liberi di leggere nuovi lavori thriller, e magari senza epica italiana – CC come la Grazia di Almost Blue? :-).
L'epica, infatti, si fa e poi si racconta.
Sia chiaro però, il lavoro dell'Amico non è un banale black storytelling: è ricco di personaggi ben dettagliati nei profili psicologici, fornisce un casellario di archetipi di guardie impressionante, racconta di un amore mentre scoppia -letterale- ma prima che si consumi, ruba un pezzo di storia atlantica e fa chiarezza sulla rimozione del contesto del dopoguerra italiano.
E fa divertire oltre che emozionare.
Ben scavato Amico.
Da leggere, se siete al mare con capellino calato sugli occhi, birra come se piovesse e soundtrack “walk and do not look back” di Tosh & Jagger; se siete in montagna con wayfarer, rosso pavese e “the harder they fall” di Cliff.
In ogni caso usate con prudenza lo Xanax ed evitate il kopi luwak che fa piuttosto schifo.