Unastoria, Gipi

Dopo il cinema il ritorno di Gipi al fumetto

4 / 11 / 2013

Dammi risposte complesse. Please.

Silvano Landi è sull’orlo del baratro. Cinquantenne, ha progressivamente perso la testa, è stato lasciato dalla compagna, e veniamo introdotti alla sua persona conoscendolo nella condizione di paziente ricoverato in un ospedale psichiatrico. In parallelo scopriamo alcuni racconti della vita del suo bisnonno, Mauro Landi, attraverso la scoperta e l’avida lettura della sua corrispondenza dal fronte di guerra, una lettura che ben presto si è tramutata in ossessione, complice del disfacimento degli affetti famigliari di Silvano e della situazione in cui si apre il libro.

 “C’è stato un momento in cui le cose hanno cominciato a andare in pezzi. In mille pezzi. Duemila. Tremila pezzi.

Un flusso di capitoli intercalati che ci costringono repentinamente a cambi di contesto, di epoca, di età, disegnati indistintamente a pennarello, con immagini di volta in volta più o meno dettagliate a seconda delle necessità del racconto, che a volte sfociano in pagine intere ad acquarello o a strisce in varie tecniche utilizzate sulla stessa superfice, fluidamente. Il colore dei fanali posteriori dell’automobile rosso acceso scintilla più volte in panorami grigi e uggiosi, donandogli calore. I testi, scritti a mano, a volte cancellati e corretti sulla pagina a simularne la spontaneità, mentre prosegue il racconto partono per tangenti, tracciano traiettorie oblique, il disegno le segue e si trasforma, costruiscono magnifiche parabole sulla vita, l’età, il tempo e la guerra, e tornano, poi, sui binari del racconto. Un racconto che affronta di petto la delicata questione del cosa siamo disposti a fare per sopravvivere, da una notte in trincea Mauro, dallo smarrimento individuale Silvano. Un Silvano che sembra quasi, in una sorta di maledizione transgenerazionale, pagare lo scotto per le colpe del bisnonno, la cui vicenda in questo libro a volte davvero doloroso da leggere riesce comunque a regalarci un poco rassicurante lieto fine.

 “Se il diciottenne si svegliasse. Di colpo. Una notte. Si alzasse. Ed allo specchio si vedesse, con le paure, con le miserie dei suoi futuri cinquantanni, morirebbe.

Per quanto assurdo sia, nonostante il titolo in questo libro ciò che conta meno è proprio “la storia”. L’intreccio è semplice. Il valore aggiunto sono proprio tutte le pieghe del racconto, quando il flusso di coscienza dei protagonisti sposta il tutto dalla “storia” ad una più ampia e più personale riflessione dell’autore sulla vita, la guerra, la creatività, il nostro modo di rapportarci agli altri… il perché i nostri volti non sono tondi e lisci. Dopo S. e LMVDM, unastoria è solo apparentemente un ritorno a temi come quelli di Appunti per una storia di guerra, ovvero al racconto sostanzialmente di fiction (per quanto questo sia un termine da tirare notevolmente per i capelli per applicarlo ai fumetti di Gipi). Ma l’esperienza degli ultimi libri, nonché probabilmente il recente impegno cinematografico, è probabilmente servita all’autore per dosare e gestire l’elemento autobiografico in narrazioni più complesse, ed infatti temi come il progredire del tempo, il fatto che il protagonista sia uno scrittore che rinchiuso nel suo mondo arriva a allontanare gli affetti più cari, fanno pensare che questa storia possa essere in altre forme la continuazione del racconto dei sentimenti e le sensazioni più interiori dell’autore, utilizzando le vite di Silvano e Mauro come artificio narrativo per mostrarci le ossessioni personali di questa fase della sua vita. Ossessioni che Gipi è tra i pochi a sapere rendere universali attraverso l’equilibrio di segno e parole che ne caratterizzano la cifra stilistica. Perché il dato è che una storia come questa potreste averla già letta. Addirittura, in qualche parte già vissuta. Ma è come ci viene restituita in questo racconto incalzante e profondo a fare la differenza.

Ogni storia è solo unastoria. Ma unastoria non è una storia qualunque.

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