Verso la Cop 16 a Cancun di Matteo Dean

Capitolo quinto Common e-book "Verso Cancun: cambiare il sistema, non il clima - Teoria e pratiche per la giustizia climatica"

4 / 11 / 2010

Dal 29 novembre al 10 dicembre prossimo, si terrà la Sedicesima Conferenza delle Parti (COP) sul Cambio Climatico, riunione convocata dalla Conferenza delle Nazioni Unite a Cancun, Quintana Roo, in Messico.

Meglio conosciuta come Cop 16 dovrebbe, secondo le intenzioni dichiarate da parte dei 192 paesi che vi sono rappresentati, arrivare ad un accordo multilaterale che sostituisca il Protocollo di Kyoto, prossimo a scadere, nato nel 1992 dalla Conferenza della Terra e che riguarda la riduzione delle emissioni dei gas serra.

Così come i governi del mondo sembrano concentrare la loro attenzione per l'ambiente nella prossima riunione a Cancun, anche la società civile messicana ed internazionale hanno fatto della riunione del Cop 16 una parte fondamentale della loro agenda politica.

Con chiarezza non si parla però di cambio climatico ma di "crisi ecologica e climatica", aprendo il cammino ad un dibattito più complesso che per imporre al tavolo di discussione sia i diritti della Madre Terra che dei popoli che vi vivono.

Con una agenda multipla e ricca di iniziative, diverse organizzazioni sociali, movimenti ecologisti e contadini, movimenti autonomi e ONG si stanno dando appuntamento a Cancun per protestare ed anche per proporre alternative valide a quelle che definiscono "false soluzioni", promosse nelle sedi ufficiali della COP. Nello stesso tempo, le organizzazioni sociali, che si preparano a "prendere" Cancun nei giorni della conferenza internazionale, specialmente quelle che sono parte dei movimenti sociali messicani, vogliono approfittare dell'occasione offerta dal fatto di avere "gli occhi del mondo" concentrati sul Messico per mostrare la realtà di un paese particolarmente vittima della crisi ecologica, che il governo federale messicano nasconde e nega, reprimendo i movimenti sociali che protestano. 

Dopo il fallimento della scorsa riunione della COP a Copenhagen l'anno scorso in Danimarca, che ha prodotto - per iniziativa di solo cinque paesi Cina, Usa, India, Brasile e Sudafrica - solo un documento di tre pagine – il “pronunciamento di Copenhagen” - che non obbliga nessuna delle parti al suo compimento, COP 16 si presenta come l'ennesimo potenziale spartiacque per salvare il pianeta e e la vita dal "cambiamento climatico ".

Nonostante questo, molte dichiarazioni, tanto dei rappresentanti del governo messicano, ospite della Conferenza, come di altri attori governativi, impegnati nel processo, puntano a restringere i possibili risultati concreti della riunione. Al contrario, per i movimenti sociali globali, questa rappresenta una occasione in più per insistere sul fatto che "non bisogna cambiare il clima, ma il sistema".

I movimenti

Il panorama dei calendari politici dei movimenti sociali verso le mobilitazioni alternative alla COP 16 si è arricchita negli ultimi mesi con decine di attività e proposte. Anche se in un primo momento può sembrare che il movimento sia diviso, la realtà parla di una vasta e ricca complessità che riflette totalmente il grande ventaglio delle organizzazioni e posizioni che esistono in Messico e nel mondo. Detto questo, le distinte agende politiche del movimento verso la COP 16, secondo quanto dicono i protagonisti, nell'insieme coincidono nell'affermare che non si può parlare di "cambiamento climatico" perchè questo sarebbe ridurre il problema , renderlo più semplice di quel che è. Bisogna parlare di "crisi ecologica", insistono i movimenti, e questa crisi bisogna inserirla nella più complessa "crisi multidimensionale" che sta attraversando il mondo.

Questa comune visione non è poca cosa, perchè grazie ad essa, il movimento sociale internazionale supera le apparenti divisioni tra "ecologisti" e "movimenti sociali", i primi in teoria distanti dai temi della "giustizia sociale", i secondi poco attenti al tema "ambientale".

Le diverse agende dei movimenti hanno un altro punto in comune e cioè quello di proporre attività concrete da realizzarsi nei giorni della celebrazione della COP16. Spazi diversi dunque, pero includenti e con un orizzonte comune contro le "false soluzioni" (come “il pronunciamento di Copenhagen” , i "buoni di carbonio" e gli accordi REDD con le loro evoluzioni) e gli spazi "non democratici" come la COP, ma anche in favore dell'autonomia dei movimenti e dei loro obiettivi, con proposte contro la crisi ecologica che vanno dalla cosidetta "decrescita" alla "via contadina per raffredare il pianeta", dagli "insegnamenti dei popoli indigeni" fino al cambiamento radicale del modello di sviluppo capitalista e industriale.

Mille Cancún per la giustizia climatica

“Facciamo appello ai movimenti sociali, alle organizzazioni popolari e ai popoli di tutto il mondo per organizzare il 7 dicembre 2010 mille proteste e azioni per rifiutare le false soluzioni e le soluzioni del mercato. Ci dichiariamo in mobilitazione permanente per sconfiggere le negoziazioni del grande mercato a Cancun nel dicembre 2010"

Finisce così il comunicato del 1 settembre che la Via Campesina, organizzazione contadina internazionale, ha pubblicato e nel quale analizza la situazione delle negoziazioni interne alla Cop e fissa la sua posizione. Nel documento l'organizzazione contadina analizza come la Conferenza di Copenaghen dell'anno passato "ha dimostrato l'incapacità della maggioranza dei governi nell'affrontare le cause reali del caos climatico". Continua anche denunciando come i paesi industrializzati hanno trasformato le "negoziazioni climatiche" in un grande mercato. Un esempio di questo è il "Meccanismo per lo Sviluppo Pulito (Clean Development Mechanism o CDM in inglese) del Protocollo di Kyoto che permette ai paesi di continuare a inquinare e consumare come loro costume, in cambio del fatto di pagare perchè i paesi del Sud riducano le loro emissioni". A proposito delle "false soluzioni" Via Campesina riafferma il rifiuto dell'iniziativa REDD (riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale nelle nazioni in via di sviluppo) dato che "la protezione dei boschi e la riforestazione dei boschi degradati è un obbligo di tutti i governi, che deve essere implementata senza limitare l'autonomia, i diritti o il controllo dei popoli indigeni e dei contadini sulla terra e il territorio".

Via Campesina rifiuta anche il cosiddetto "mercato dei buoni di carbonio" che " ha dimostrato di essere estremamente lucrativo per gli investitori , ma ha fallito ampiamente nella riduzione dei gas effetto serra".

L'organizzazione contadina si oppone anche alla geo-ingegneria che pretende di alterare deliberatamente il clima.

La Via Campesina non si ferma solo a questo, ma insiste nel fatto che "i contadini possono raffreddare il pianeta" e ripresenta la proposta già indicata l'anno scorso alla COP 15: " la ricerca scientifica mostra che noi popoli contadini e indigeni possiamo ridurre le emissioni globali attuali del 75% incrementando la biodiversità, recuperando la materia organica del suolo, sostituendo la produzione industriale di carne attraverso una produzione diversificata in piccola scala, espandendo i mercati locali, fermando la deforestazione e attuando una gestione integrale delle risorse boschive".

In una intervista con Desinformémonos, Alberto Gómez, responsabile per la regione America Nord di Vía Campesina, afferma che nella Conferenza dei Popoli realizzata a Cochabamba in Bolivia, lo scorso aprile, l'organizzazione ha tenuto una riunione globale per definire l'agenda politica per le mobilitazioni in occasione della COP 16.

"Abbiamo deciso di convocare la mobilitazione globale” e spiega che "visto che non tutti gli attivisti della Via Campesina potranno essere a Cancun, con la campagna "Mille Cancun", ,è già iniziato il lavoro in molti paesi per preparare mobilitazioni locali che offrano un quadro comune alle proteste in Messico".

Aggiunge che, nella preparazione delle mobilitazioni verso Cancun, oltre ad essere state già programmate numerose attività uno degli aspetti importanti è “informare la gente". Continua dicendo che la gente, "il popolo" sta sentendo la problematica, la sta soffrendo, "però non ha informazioni sufficiente per mettere in relazione le cose".

“Aprire il dibattito tra le centinaia di organizzazioni e resistenze esistenti in Messico che si oppongono sia ai megaprogetti come alle conseguenze delle scelte di politica ambientale del governo è fondamentale per Via Campesina”. “Dobbiamo informare la gente perchè si sappia che tutto è parte dello stesso problema, ed informando si possano creare le basi per organizzarci." conclude.

Rispetto agli altri spazi di organizzazione per le mobilitazioni a Cancun, Alberto Gomez mette in evidenza il vasto panorama di proposte e iniziative. La Via Campesina ha cercato di avere una propria agenda, con lo sforzo, questo sì, di incontrare punti di coincidenza "più avanti", in prossimità delle proteste dell'inizio di dicembre. "Lavoriamo tutti, organizziamoci, realizziamo ognuno le nostre attività, solo così avremo punti di incontro e articolazioni comuni a Cancun".

L'agenda di iniziative e gli alleati

Vía Campesina ha un solido alleato nella Asamblea Nacional de Afectados Ambientales (ANAA). Insieme a questa ed ad altre organizzazioni come la Red en Defensa del Maíz, la Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación (CNTE) e il Sindicato Mexicano de Electricistas (SME), l'organizzazione contadina sta organizzando alcune carovane che non solo raggiungeranno Cancun per organizzare il “Foro Alternativo Global por la Vida, la Justicia Ambiental y Social”, dal 3 al 8 dicembre, ma anche che avranno lo scopo di rendere visibile "le lotte locali contro le ingiustizie sociali ed ambientali". Le cinque carovane previste "denunceranno la connivenza generalizzata rispetto agli scandali socio-ambientali, così come le manipolazioni del governo messicano per implementare i mega progetti che devastano comunità ed ambiente".

Partendo da diversi punti della repubblica messicana (Jalisco, San Luis Potosí, Guerrero, Oaxaca e Chiapas), le cinque carovane vedranno anche la partecipazione dei movimenti sociali del Canada e degli Stati Uniti, oltre ad altre organizzazioni di vari paesi del mondo.

L'Asamblea Nacional de Afectados Ambientales (ANAA), insieme alla Via Campesina, è uno dei protagonisti principali nell'organizzazione di questo sforzo che si concretizzerà a partire dalla fine di novembre per arrivare prima a Città del Messico (con la mobilitazione prevista per il 30 ottobre) e poi a Cancun il 3 dicembre.

Questa rete sociale, organizzata a partire dalle decine di lotte locali in difesa del territorio e contro i mega-progetti e le loro conseguenze, ha svolto la sua Sesta Assemblea Nazionale lo scorso 11 e 12 settembre. Riuniti a Magdalena Ocotlán, Oaxaca, i più di 2000 partecipanti hanno emesso un documento finale molto significativo.

Gli attivisti della ANAA affermano che solo nell'ultimo anno, l'Assemblea ha raccolto "decine di scandali di ingiustizia sociale, ambientale e climatica in diversi stati del territorio nazionale".

Questa devastazione, denuncia ANAA, è "organica all'attuale politica di distruzione nazionale del mercato interno, dell'industria e dell'agricoltura sovrana, così come è associata alla mancata difesa di milioni di migranti messicani e centroamericani, alla carneficina umana della “guerra al narcotraffico”, agli interminabile lista di omicidi di giornalisti, al commercio sessuale di persone e minori e ai tanti altri crimini e ingiustizie che in questo Bicentenario rendono evidente la situazione di estremo pericolo in cui si trova il Messico".

Tra le molte denunce che realizza la ANAA è importante menzionare gli "atroci assassinii" di molti attivisti ambientali e sociali in Messico:

"Mariano Abarca, a Chicomuselo, Chiapas, ucciso per essersi opposto al progetto minerario dell'impresa canadese Blackfire,

Miguel Ángel Pérez Cazales, del paese di Santa Catarina, nel municipio di Tepoztlán, Morelos, ucciso per essersi opposto alla speculazione urbana con le terre del Texcal nelle immediate vicinanze della città di Cuernavaca,

Beatriz Cariño e Jiri Jaakola, uccisi in una carovana che denunciava l'aggressione paramilitare a l Municipio Autonomo di San  Juan Copala”

Insieme a tutta questa lunga lista di attivisti uccisi la ANAA aggiunge anche la "morte silenziosa" di decine di persone per effetto della pandemia di insufficienza renale e di altre malattie degenerative che colpiscono le popolazioni delle rive dei fiumi Blanco e Coatzacoalcos, a Veracruz. Morti "dovute ai canali di scarico industriale non controllati".

La ANAA denuncia i centinaia di progetti di miniera a cielo aperto che stanno distruggendo il territorio messicano così come il fatto che il governo messicano "non ha dato risposta alle richieste delle 26 comunità vittime dei mega-allevamenti di maiali dell'impresa Granjas Carroll de México, di proprietà della trasnazionale statunitense Smithfield Foods, denunciata come una dei responsabili dell'influenza porcina (AH1N1)”.

Al contrario denuncia la ANAA, “il governo federale si appresta a presentare questo sporco affare come un esempio nazionale dei Meccanismi di Sviluppo Pulito". A questo si aggiungono le decine di denunce contro la costruzione di dighe in lungo ed in largo per il paese, la concessione di nuovi campi sperimentali di mais transgenico nella narco-regione degli stati di Sinaloa, Sonora, Tamaulipas e Chihuahua.

La ANAA nella sua assemblea nazionale ha deciso di partecipare con la Via Campesina alle mobilitazioni di protesta contro la COP 16.

"Abbiamo già cominciato a organizzare le carovane di visibilizzazione della situazione di ingiustizia ambientale, climatica e sociale nel quale è immerso il Messico".

Queste carovane affermano, gli attivisti passeranno per vari territori in cui ci sono lotte e resistenze delle comunità ed organizzazioni che partecipano alla Assemblea in modo da rendere visibile la situazione di disastro ed anche le risposte popolari. Le carovane vogliono essere uno strumento di denuncia ma anche servire per stabilire nuove reti locali, regionali, nazionali ed internazionali di solidarietà.

"Costruiremo una mappa della devastazione ambientale e sociale che denunceremo a Cancun, come la vera politica ambientale e climatica del governo messicano".

La crisi ambientale è economica

Andrés Barreda, accademico della Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) e membro della ANAA afferma che definire l'attuale crisi multipla come "cambiamento climatico" è una farsa. Intervistato da Desinformémonos, l'accademico messicano afferma che la trasformazione climatica che sta avvenendo è catastrofica, con temperature future "giurassiche", con milioni di vite in pericolo, distruzione completa del pianeta. Perciò "definire tutto questo come cambiamento è banale e molto irresponsabile".

Barreda si sofferma sul fatto che il discorso ufficiale "cerca di manipolare la popolazione" e continua dicendo che il problema non è solo climatico, ma è "ecologico, nel senso completo del termine". Oltre al cambiamento climatico, "si registrano "il problema dell'acqua”, della forte contaminazione ambientale, dei mari, dei boschi, etc ... e tutte queste crisi stanno agendo insieme in complessità".

Tutto questo (e molto più) afferma Barreda, sta già succedendo e sta causando conseguenze terribili per il pianeta e la vita ma, denuncia "tutto questo non entra nell'agenda del cambiamento climatico (dell'ONU) nonostante sia parte di una crisi ambientale globale del capitalismo".

Per questo, insiste, è importante parlare della crisi ambientale in un senso complesso e del suo agire insieme alle molte altre crisi, poiché "risulta impudico parlare solo dell'ambiente senza toccare il tema della crisi economica e sociale che sta attraversando il pianeta".

Perchè "il capitalismo ha cercato di occultare l'asse di questa crisi del modello di sviluppo della civilizzazione petrolifera". In altre parole afferma "la crisi ambientale è economica".

Parlando del Messico Barreda afferma che gli Usa hanno trasformato il paese in uno spazio di sfogo e spostamento delle sue contraddizioni e problemi. Esempio di tutto questo è l'industria “maquiladora” e quella dell'assemblaggio automobilistico o le modificazioni alle leggi che permettono la semina di piante transgeniche. Insomma afferma l'accademico della UNAM, “il Messico che non ha più il vantaggio della mano d'opera a basso costo, ha messo in gioco l'unica cosa che gli resta per essere competitivo nel mondo che è la deregulation ambientale, quello che ha convertito il paese in un paradiso della distruzione ambientale”.

Il Messico è nella parte del pianeta che si prevede sarà colpita maggiormente dal cambiamento climatico.

"Non sappiamo", afferma Barreda, "se è peggiore il cambiamento climatico o il comportamento delle autorità messicane di fronte al problema".

Rispetto alle mobilitazioni verso COP 16, Barreda afferma che "si vedrà l'attivismo più vivo attualmente nel pianeta". E' un attivismo, segnala che ha già capito che il riscaldamento globale è generato dalla "sovra-accumulazione capitalistica", che è la crisi del capitale quella che genera questi problemi. Per questo gli attivisti che arriveranno a Cancun hanno chiaro che "il capitalismo è responsabile e che non si tratta di cambiare il clima ma l'intero sistema". Aggiunge che "per noi (movimenti sociali) è una grande opportunità per mostrare quello che sta succedendo in Messico. Per questo insiste non solo "ci stiamo organizzando per andare a Cancun, ma anche vogliamo realizzare le carovane per poter mostrare al mondo quello che succede qui. Barreda conclude ricordando che sia la ANAA che le altre organizzazioni che stanno lavorando per sollecitare la realizzazione in Messico di una sessione del Tribunale Permanente dei Popoli che dovrà toccare appunto la tematica ambientale e la complessità della sua crisi.

Diálogo Climático-Espacio Mexicano

Insieme a Vía Campesina e alla Asamblea Nacional de Afectados Ambientales, esistono altri spazi di organizzazione e mobilitazione verso Cancun. Uno di questi si chiama Diálogo Climático-Espacio Mexicano (DCEM) ed è sorto come fusione tra Diálogo Climático, rete promossa da un insieme di organizzazione di base in Messico e Espacio Mexicano, nato intorno dalla articolazione di diverse organizzazioni vicine al mondo delle ONG ambientaliste e sociali.

Il DCEM è composto da più di 120 organizzazioni sociali ed ecologiste del Messico, che, insieme hanno formulato una agenda propria “che non contraddice nè entra in conflitto con altre proposte". Si presenta "come uno spazio plurale ed aperto, nel quale si esprimono opinioni, strategie e culture politiche diverse ma che si ritrovano in una posizione comune per agire insieme".

Cosciente della pluralità delle proposte di fronte alla COP 16, il DCEM chiarisce che "sebbene in questa Convergenza non stanno tutti i movimenti e reti sociali, si è accordato di mantenere (in Messico e a livello internazionale) la gestione unitaria, proponendo che i differenti movimenti sociali che realizzeranno azioni parallele confluiscano nella mobilitazione del 7 dicembre, si elabori una dichiarazione comune, si rafforzi l'appoggio mutuo in materia di diffusione delle attività, si facciano lavori di comunicazione comune e si coordinino al massimo i dibattiti e le conferenze e si rispetti la convocazione e l'autonomia di ogni spazio".

La data del 7 dicembre, segnalata anche da Via Campesina, si trasforma dunque in una data simbolo della prossima protesta a Cancun.

Si sta dunque preparando una mobilitazione globale e tutti gli sforzi puntano ad essa.

Il DCEM riconosce anche che "il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale ma il riflesso di una crisi globale con dimensione multiple economica, sociale culturale e politica". Il problema di fondo, afferma in molti comunicati, è "un modello di produzione e consumo ingiusto ed insostenibile che è la causa principale del cambiamento climatico e della diseguaglianza sociale, la povertà, l'esclusione, l'iniquità di genere e la depredazione ambientale". Per rendere chiara la propria posizione il DCENM afferma che "la proposta che portiamo avanti non è circoscritta all'azione congiunturale nelle riunioni internazionali, in questo caso la COP 16, ma affonda le sue radici nella costruzione di agende politiche locali e nazionali, nella loro articolazione attraverso i movimenti globali per la giustizia climatica". Questo implica processi multipli e decentralizzati che includano gli sforzi di molte organizzazioni e movimenti in tutti gli stati, le regioni del paese e di tutto il mondo.

In riferimento alle dichiarazioni del governo messicano e di altri che cercano di minimizzare le implicazioni della riunione di Cancun ed inoltre creano le aspettative perchè non si raggiunga nessun accordo integrale, il DCEM afferma che "il movimento sociale e le organizzazioni civili messicane e mondiali discuteremo le nostre proposte per far fronte al problema e attraverso manifestazioni pacifiche faremo sentire la diversità e pluralità delle nostre voci".

In un comunicato del 1 ottobre il DCEM che ha avuto incontri e negoziazioni con il governo messicano per le questioni logistiche riferite all'installazione delle attività alternative alla COP 16, ha preso le distanze dalla Secretaría de Relaciones Exteriores (SRE) del governo messicano, che è a capo dell'organizzazione dell'evento.

“In date recenti il governo federale ha annunciato l'installazione di una “Villa Climática”, spazio nel quale si pretenderebbe di combinare la partecipazione della società civile con imprese nazionali e transnazionali in cerca di affari verdi. Segnaliamo che è totalmente inaccettabile e non necessario l'atteggiamento del governo che vorrebbe intervenire in attività auto-organizzate, non riconoscendo l'identità propria della nostra rete, che, anche se è plurale, è unita da un comune denominatore: cercare a partire dalla società le soluzioni reali per fermare il riscaldamento globale e raggiungere la giustizia climatica".

Dopo intense negoziazioni il DCEM ha raggiunto un accordo con il governo federale messicano che ha accettato di "rispettare l'autonomia, l'autocoordinazione ed indipendenza dei movimenti sociali; negli spazi ottenuti non ci sarà presenza di polizia all'interno, nè procedure di sicurezza per entrare ed ovviamente gli eventi, la propaganda e le esposizioni delle imprese, così come le attività mediatiche contrattate dal governo, saranno in un altro luogo".

Dentro e fuori la COP

Alberto Arroyo, membro della Red Mexicana de Acción Frente al Libre Comercio (REMALC), a sua volta parte del DCEM, afferma che il DCEM, oltre all'agenda di attività verso COP 16 sta articolando relazioni con il movimento internazionale. Tra le organizzazioni del mondo che si stanno relazionando con questa proposta figurano Alianza Internacional de Habitantes, la Alianza Social Continental, Amigos de la Tierra, la Campaña Mesoamericana para la Justicia Climática, Convergencia de Movimientos los Pueblos de las Américas, Jubileo Sur América, Marcha Mundial de las Mujeres, la Confederación Sindical de las Américas, entre otras.

In una intervista con Desinformémonos, Arroyo spiega che a Cancun si realizzeranno tre tipi di attività.

Da un lato, racconta l'attivista messicano “si sta preparando una Carovana che arriverà dalla zona andina del continente, attraverserà tutta l'America Centrale e raggiungerà Cancun”.

Dall'altro “ci sarà un Forum sulla Giustizia Climatica, che avrà vari tipi di paneles e eventi autorganizzati” e insieme a questo “si sta organizzando una sessione preliminare del Tribunale dei Popoli sulla Giustizia Climatica.

Racconta Alberto Arroyo che molte organizzazioni del DCEM “avranno gente fuori (dalla sede della COP) come dentro, e dunque sperano di poter creare contatto tra ambo le parti” . La relazione con l'interno della riunione è un tema importante, secondo Arroyo. “A differenza delle altri riunioni internazionali, qui bisogna arrivare ad un accordo internazionale tra i governi”. Per questo afferma “è importante il dialogo con i governi e il lavoro dentro la COP è più centrale che in altre occasioni”. Ma questo “si conquista solo con la pressione sociale, per questo stiamo organizzando le mobilitazioni fuori dalla Conferenza”.

A proposito della proposta del DCEM, l'attivista di REMALC ci tiene a sottolineare che “lo spazio condivide le propose e la posizione del documento prodotto a Cochabamba durante la Cumbre de los Pueblos come punto di partenza” Questo significa secondo Arroyo, que “deve esserci un consenso internazionale intorno a tutte le decisioni che si prendono al COP; bisogna arrivare ad un accordo vincolante sulle riduzioni di emissioni e questo implica ripensare radicalmente l'attuale modello produttivo e di consumo”.

Aggiunge che “bisogna spingere per una transizione ad un altra matrice energetica e privilegiare l'agricoltura contadina, la produzione locale per il consumo locale, poiché buona parte delle emissioni si devono all'agroindustria e al trasporto delle merci.”

“La dialettica esistente tra i movimenti ecologisti e i movimenti sociali di matrice economica”, prosegue Arroyo, “si è diluita abbastanza” ed afferma che è cresciuta la coscienza tra gli “ecologisti” che l'attuale crisi ambientale è frutto di una crisi integrale che implica molte dimensioni. Questo “si può riassumere nella proposta indigena del buen vivir – e non del vivir mejor -, che assume un altro modello di consumo, perchè non è credibile un pianeta in cui tutti consumiamo come gli Stati uniti”. La cultura indigena permette di far convergere le due posizioni, come afferma Arroyo, anche se ammette che bisogna pensare una transizione, perchè non è possibile pensare una descrescita “alla pari” per tutti i paesi.

“I paesi sviluppati devono cominciare perchè hanno un debito ecologico e climatico con il pianeta”.

Gli anticapitalisti

Un terzo spazio di organizzazioni per le mobilitazioni a Cancun si chiama Espacio Internacional Anti-C@p, sigla che racchiude le mobilitazioni anti-COP con una posizione dichiaratamente anticapitalista . Composto da varie orgnaizzazioni, alcuna delle quali sono anche parte della DCEM, come Marea Creciente, l'Anti-C@p guarda a Cancun con una visione nettamente anticapitalista. Attivisti di Jóvenes en Resistencia Alternativa (JRA), che sono parte di questa rete, affermano che “la COP 16 rappresenta una passerella e uno spazio nel quale di spartiscscono fondi da parte delle grandi ONG dedicate al tema climatico”.

Anti-C@p è formato, continuano, “da collettivi ecologisti, anticapitalisti e promotori di tecnologie anti-consumo” tra i quali figurano la Zona Autónoma Makhnovtchina, Acción Directa Autogestiva (ADA), los miembros del Auditorio Che Guevara occupato alla UNAM, il collettivo CACITA, il Centro de Medios Libres de la Ciudad de México, il Frente Amplio Contra de la Supervía Poniente de la Ciudad de México. Tutte queste organizzazioni denunciano che nelle conferenze come la COP “non è rappresentata la gente di base, visto che dentro la Conferenza si sviluppa meglio una specie di burocrazia ONG”

I “collettivi autonomi e anticapitalisti” che conformano l' Anti-C@p affermano di avere relazioni con gli altri spazi verso Cancun, in special modo con Via Campesina e la ANAA. A differenza di questi, però precisano la loro totale distanza dai governi che si riuniranno durante la COP 16.

“La conferenza dell'ONU non è un interlocutore per noi”, poiché il cambio climatico “non è un affare di vertici, e qui lo viviamo quotidianamente”. Anti-C@p riconosce che la mobilitazione di Cancun può rappresentare “un momento alto” nell'articolazione dei movimenti sociali a livello globale. Creare convergenze tra i movimenti, è l'obiettivo di Anti-C@p, “per rendere visibile gli impatti delle politiche capitalistiche”.

In particolare l'opposizione alla COP si concretizza in una critica profonda e articolata alle cosidette “false soluzioni” e agli “affari delle grandi ONG”. L'opposizione netta al neoliberismo che Anti-C@p rivendica si traduce in una critica anche al messaggio che la COP porta avanti. “Loro (quelli della COP) si appropriano del discorso sul cambiamento climatico. Con i loro discorsi cercano la creazione di un immaginario di unità per poi promuovere il cosidetto capitalismo verde”. In questo contesto, Anti-C@p denuncia anche il ruolo che sta giocando il governo messicano, lo stesso che cerca di presentarsi come un governo preoccupato per il tema ambientale e le sue soluzioni.

“Vogliamo contestare l'agenda della COP16 ed imporre la agenda dal basso”, affermano.

Si riconoscono nello spazio politico dell'Otra Campaña, anche se finora, questa non ha aderiito ufficialmente a nessun spazio delle mobilitazioni verso Cancun. Anti-C@p sta organizzando una propria carovana, che partirà dopo la marcia prevista per il giorno 30 di novembre a Città del Messico. Secondo gli organizzatori la carovana sarà composta da “studenti, casalinghe, bambini e tutti quelli che vogliono partecipare”.

Insieme a Marea Creciente e a ADA che hanno organizzato la Prima Convergencia Climática Regional nello Stato di Puebla, Anti-C@p sta organizzando altre tre Convergencia in diversi punti della repubblica messicana. La prima in ordine di tempo, sarà al principio di novembre nella località di Atenco con la partecipazione attiva dell'organizzazione ospite, il Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT). Un'altra Convergencia si sta organizzando nella città di Mexicali, alla frontiera con gli Stati Uniti e un 'altra nella comunità di Acteal, nello stato del Chiapas.

Con un asse che privilegia, secondo quanto affermano i suoi integranti, “l'azione diretta” Anti-C@p segnala che “loro (i capitalisti) vogliono maneggiare la crisi climatica e sociale creando un nuovo mercato di prodotti verdi e sostenibili, con promesse di soluzioni tecnologiche e altre false soluzioni. Per questo invitano alla “costruzione di uno spazio e di eventi autonomi, mobilitazioni e azioni per riappropriarsi del discorso sul cambiamento climatico e i processi di adattamento e mitigazione degli effetti devastanti del riscaldamento globale in una vera ricerca della giustizia ambientale e sociale” .

A Cancun concludono “mostreremo che siamo la loro crisi”.

Novembre 2010

Articolo tratto da Desinformemonos  - Rivista on-line

Capitolo 5 - Matteo Dean