Quale spazio politico innovativo tra il nuovo pidiessismo di Sel e i politicanti della vecchia politica di movimento? Verso il 15 ottobre.

Ogni onda un’illusione?

Utente: angelagreco
14 / 10 / 2011

Domenica 2 ottobre Il Manifesto, a pagina 5, pubblica un intervento di Luca Casarini che a nome di “Uniti per l’alternativa”, analizza il panorama sociale e politico e invita allo sciopero del 15 ottobre prossimo. Del politicante che riproduce se stesso ci interessa ben poco, interessante è invece il linguaggio e certi passaggi del “ragionamento” di Casarini. Ovviamente tra le sue parole-chiave non poteva mancare la “nuova narrazione” vendoliana, che corrisponde a un’egemonia subita da Casarini. Lui non sa della teorizzazione della “fine delle narrazioni” ne La condizione postmoderna (1980) di Lyotard, sa del recupero del concetto ribaltato (i corsi e ricorsi altro non sono che un labirinto!) da parte del poeta Bondi. Niki, pardon! (sulle nefandezze di Vendola in Puglia parleremo in altra occasione: dal fotovoltaico selvaggio al depauperamento del territorio, dal favoreggiamento delle grandi aziende al lavoro nero nelle campagne…).

Delle raffinate e condivisibili analisi di Toni Negri, l’ex-capo dei Disobbedienti nulla ha metabolizzato, e questo lo si sa da anni ormai. Tra i due non corre più buon sangue. Negri attacca il fronte di “Uniti contro la crisi” (vedi “Il comune in rivolta” di Negri e Revel su Uninomade.org): “speriamo che i compagni che ritenevano le insurrezioni un vecchio arnese delle politiche dell’autonomia sappiano riflettere su quanto sta avvenendo. Non è sfiancandosi nell’attesa di scadenze parlamentari, ma inventando nuove istituzioni costituenti del comune in rivolta, che tutti insieme potremo comprendere l’a-venire”. E Casarini risponde nel suo fiacco documento  – senza far nomi - contro le “chiacchiere da salotto sul comunismo e l’insurrezione”. Indirettamente risponde anche a Marcello Tarì, che sul sito di DeriveApprodi, straparla di “Frammenti insurrezionali”. (Tarì è rimasto orfano del giro di Global Project, espulso qualche anno addietro – pardon allontanato, come il bologneseTPO Vittorio Sergi, - perché non in linea con i capi).

Ma quello che ci preme non è far gossip sulle miserie di questa parte di sinistra, ma porre un interrogativo. È possibile che a ogni onda di movimento ci siano gli avvoltoi vecchi o nuovi che su quest’onda creano una propria carriera politica? E magari lo fanno dicendo che il nuovo movimento è uno “tsunami trasversale che è stato capace di travolgere appartenenze e schieramenti, quel popolo irraprensetabile (non vi illudete), se non dentro una più grande e coinvolgente ondata di partecipazione sociale per un grande obiettivo comune”!!! Ovviamente sarà lui a poter rappresentare questo movimento.

Passano invano i movimenti che portano con sé innovazioni che hanno idee ed elementi vivi che vanno oltre la politica politicante: 68, 77, verdi, pace, pantera, social forum… passano invano letture che mettono in discussione potere e poteri, rappresentanze e rappresentazioni: Debord, Foucault, Deleuze (solo per citarne alcuni). Passano. Rimangono i professionisti delle politiche dei movimenti. Leggetevi “La ferita. Il sogno infranto dei no global italiani”, di Marco Imarisio, appena pubblicato da Feltrinelli, pessimo libro ma che riassume dieci anni di politica dei movimenti solo attraverso le gesta dei “capi no global”, senza capire che una delle caratteristiche di quel movimento è stata anche la discussione sull’impossibilità della rappresentanza.

Per la manifestazione del 15 ottobre: noi ci saremo. Non solo perché condividiamo gli intenti della parte più innovativa e intelligente del movimento (vedi sotto il comunicato dell’assemblea di Bologna), ma anche per impedire a vecchi e nuovi politicanti di riprodursi. Questo è il solo modo di far nascere pratiche e sensibilità mai viste e inaudite.

CAOSMOSI/40°16’0”N 18°3’0”E

15 ottobre giornata globale contro l’austerity: dal diritto all’insolvenza allo sciopero precario

Il 15 ottobre è stata lanciata una giornata, a carattere europeo, di mobilitazione contro l’austerity e le politiche neoliberiste, assunte come strategiche dalla Commissione europea e dalla BCE e peraltro responsabili dell’ultimo pesante ciclo di crisi globale e finanziaria che le banche e le grandi lobby hanno scatenato contro la cittadinanza tutta.

Dal 15 al 18 Settembre abbiamo attraversato l’hub meeting di Barcellona con le reti e le soggettività che in questa fase storica hanno scelto di riconoscersi in uno spazio politico comune, costituitosi un po’ ovunque fra le rivolte che hanno segnato una vasta parte dell’area mediterranea ed europea, arrivando a scalfire anche la nostra Italietta – dalla fiammata dello scorso autunno studentesco, culminata nei tumulti del 14 dicembre, fino alla più solida resistenza Notav, radicata e sedimentata sul territorio dentro uno scontro politico condotto con grande intelligenza e radicalità.

Procedendo sul nuovo terreno di un vero protagonismo sociale contro le politiche di austerity, per il prossimo 15 ottobre vorremmo indicare un percorso, uno spazio di relazione e di movimento, un’area di corteo ampia che determini una rottura del quadro di compatibilità e di pacificazione sociale imposto dalla governance, anche oltre il governo Berlusconi: per la conquista di un piano costituente che rivendichi con orgoglio l’autonomia e l’indipendenza delle forme di vita comuni, nel lavoro e con il reddito oltre il lavoro, nelle scelte sociali e sessuali, che praticano la liberazione da un intero sistema di potere politico ed economico in crisi.

Vogliamo costruire questo percorso verso e oltre il 15 per affermare in quella giornata – e nelle giornate precedenti –, nelle pratiche e nella
comunicazione, il punto di vista precario.
Il lavoro non è un bene comune perché azzerando i nostri diritti e negandoci ogni libertà di scelta lo hanno reso maledetto. Per questo è necessario conquistare un reddito di base incondizionato, non pagare il debito, riappropriarsi dei beni comuni e dei saperi, affermando la dimensione transnazionale di questa lotta, a partire dalle lotte dei migranti per la rottura del legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno.

Siamo sempre più consapevoli che la reale alternativa alla crisi vive nei processi di indipendenza e cooperazione che sapremo creare nelle lotte.
“Non ci rappresenta nessuno” è il  motivo centrale della nuova sinfonia corale composta dalla sintesi dei ragionamenti, delle strategie e delle pratiche condivise fra tanta umanità riunitasi a Barcellona, come anche il 24 e 25 settembre a Bologna.

Lo spazio costituente che si vuole definire oggi  è quello che guarda, in una prospettiva di medio-lungo termine, alla costruzione, all’affinamento e alla diffusione delle lotte contro la precarietà imposta dall’attuale modello di governo del capitale a scapito delle nostre vite.

Una tappa fondamentale di questo percorso è la costruzione della giornata del 15 ottobre.
Ecco perché proponiamo di caratterizzare quella giornata e la nostra presenza alle mobilitazioni costruendo uno spazio sociale e di movimento che reclami il diritto all’insolvenza, al reddito e alla libertà di movimento per tutti i soggetti che stanno pagando la crisi.

Partendo da questi contenuti, il 15 ottobre faremo valere il protagonismo dei precari e delle precarie e rilanceremo la scommessa dello sciopero precario.
A dicembre sperimenteremo esperienze di sciopero dentro e contro la precarietà, un processo che metta in campo una comunicazione e una cooperazione tra le precarie e i precari a partire dalla crisi della rappresentanza politica e sindacale, uno sciopero che arrivi a colpire laddove fa più male: dove si fanno i profitti, dove si produce e riproduce il capitale.

Per il 15 ottobre vogliamo costruire uno spazio di attraversamento per tutte le generazioni precarie che trasformi l’indignazione in conflitto e che porti verso lo sciopero precario; vogliamo dare vita a una rete che realizzi iniziative comuni di avvicinamento dal 7 al 14 ottobre come promosso dall’Hub-meeting  di Barcellona, nella settimana di mobilitazione europea contro l’austerity.
Questa messa in rete è la modalità che scegliamo per l’interconnessione delle nostre esperienze: capace di includere i singoli come i collettivi, di intrecciarsi con altre reti e percorsi, di ridurre le distanze e la frammentazione, di far viaggiare i contenuti e le pratiche riproducibili dentro e fuori i confini dello stato-nazione, dentro e oltre la giornata del 15 ottobre.

*Stati generali della precarietà*
www.scioperoprecario.org