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GlobalProject rifiuta e rimuove i contenuti sessisti, razzisti, fascisti e in generale tutte le pubblicazioni che vengono ritenute inutilmente offensive. Per il resto è fortemente voluta la partecipazione diretta di ognuno, singolo o collettivo.

15 / 6 / 2009

"Con ipertesto

intendo una scrittura

non sequenziale.

La scrittura normale è sequenziale

per due ragioni.

E’ nata dal linguaggio e dall’oratoria,

che devono essere sequenziali; e i libri sono

comodi da leggere solo in sequenza.

Ma le strutture delle idee non sono sequenziali.

Hanno legami in ogni direzione. E quando scriviamo, cerchiamo sempre di creare legami non sequenziali. Mi sono imbattuto finora in una dozzina di persone, o giù di lì, che hanno capito subito quel che volevo dire, quando ho parlato con loro di queste cose.

Quasi tutti però sono perplessi, e pensano che io stia cercando di illustrare qualcosa di tecnico o di inutilmente filosofico. Inutile non lo è affatto: gli scrittori possono fare di meglio, se non sono costretti a scrivere in sequenza; e i lettori si trovano meglio se sono liberi di collegare impressioni, di saltare qua e là e di provare percorsi diversi, finchè non trovano quelli che desiderano studiare più attentamente.

(…) Penso che stia sorgendo, tuttavia, una nuova era. La memoria del computer e lo schermo significano che non siamo più obbligati

ad avere le cose in sequenza;

sono possibili strutture del tutto arbitrarie,

e credo che una volta che noi le avremo provate abbastanza

molte persone si accorgeranno di quanto siano auspicabili."

Ted Nelson, da Computer Lib / Dream machines (1974). Il termine “ipertesto” è stato coniato da lui nel 1963.

Il testo di Ted Nelson descrive perfettamente quali sono i desideri, le aspettative e i convincimenti che ci hanno dato la spinta in questi lunghi mesi di lavoro collettivo per costruire GlobalProject 2.0. E’ in fondo il sogno di poter organizzare l’arbitrario, il “di parte”, come un processo sempre aperto, e per questo permanente, altro dal paradigma dell’interesse “generale” e invece definitivamente proiettato sulla ricerca di come si esprime il “comune”. Dunque, non è proprio questo processo sociale, quello che ridefinisce interamente l’essere di parte al tempo della crisi, quello che sperimenta nella fine della rappresentanza nuove forme di autogoverno e autodeterminazione, di indipendenza, qui, ora ed immediatamente altrove, il nodo di quest’epoca? Tutto ciò, ne siamo convinti, ha a che fare con un’idea non sequenziale dei percorsi dei movimenti, della visione del mondo in conflitto, del rapporto tra lotte sociali e consenso nella sfera dell’opinione “pubblica” e quindi, per definizione, sottoposta ad altissimi tassi di controllo e manipolazione. “Pubblico”, nella nostra società, definisce una variante di “privato”, non la sua antitesi. Ed è proprio il carattere “pubblico” dello spazio d’opinione che definisce il terreno di caccia delle macchine di cattura del consenso necessarie a riprodurre il potere. Per questo dunque, GlobalProject 2.0 è uno strumento, un mezzo, predisposto per una scrittura a più linguaggi, ipertestuale e non sequenziale. Inoltre non sarà uno “spazio pubblico”, ma un territorio indipendente. E’ e vuole essere arbitrario e di parte, e cerca qui, ora ed immediatamente altrove, tutto ciò che dal conflitto, presenza strutturale in questo mondo ma il cui segno è tutt’altro che scontato e definito, indica un possibile “comune”.

ABOUT US

GlobalProject è una piattaforma multimediale resa possibile dal lavoro collettivo di molti mediattivisti di movimento. Questa esperienza fonda le sue radici nel percorso del movimento planetario che ha attraversato in termini conflittuali e progettuali, l’epoca della grande espansione della globalizzazione neoliberista, oggi definitivamente tramontata anche grazie a quelle straordinarie lotte, con l’avvento della crisi globale capitalistica. E’ proprio nel contesto della crisi che GlobalProject ha deciso il suo reload, verso il 2.0. La scelta è quella di addentrarci il più possibile nella rete, utilizzando spazi, risorse e conoscenze che la cooperazione “eccedente” ogni attimo accumula fuori e contro i dispositivi di normazione ed espropriazione della ricchezza cognitiva prodotta. La crisi globale ha messo in luce quanto sia necessario oggi costruire percorsi di indipendenza da ciò che è controllato, manipolato, dominato. GlobalProject 2.0 opera nel rifiuto di questo mondo ingiusto, e ritiene legittime le ribellioni sociali che ad esso si oppongono, ma è consapevole che questo non è abbastanza: la transizione dal rifiuto, dalla ribellione, dalla resistenza a forme di vita liberate che costruiscono il “comune” è il metaluogo che intende esplorare e contribuire a costruire.

COME ORIENTARSI

Tre grandi macroaree (In movimento, Mondi, Produzioni) indicano le strade principali da percorrere. In realtà parlano della nostra visione dell’esistente. Mondi, dal celebre slogan zapatista “un mondo che contenga molti mondi”, perché le differenze e la diversità, che il pensiero dell’unico mondo possibile ha relegato a misura della lontananza (che impone povertà) o vicinanza (che regala privilegi) al sovrano, per noi sono una ricchezza. Perché potenzialmente è proprio dentro questi mondi altri e modi altri di vedere il mondo che si trovano le risorse per capire realmente ciò che ci circonda e ciò di cui avremmo necessità. Produzioni come ciò che costruisce, determina, indica indipendenza. Può essere culturale o politica, di segni o di immagini, ma di fatto ci consegna riflessioni e progetti sulle forme di vita. Le produzioni indipendenti sono quindi per noi non un corollario culturale o estetico a ciò che è la vita, ma la vita stessa nella sua espressione biopolitica. In movimento come tutto ciò che, soprattutto in Italia, va verso lo sviluppo e l’estensione dei percorsi dei movimenti sociali, unica risorsa nell’epoca della fine della rappresentanza novecentesca e del controllo dell’opinione pubblica. I movimenti dunque come laboratori di nuova democrazia, contro l’infocrazia e la tecnocrazia, funzionali a chi comanda.

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