A cinque anni dalla morte di Lorenzo Orsetti

18 / 3 / 2024

Lorenzo Orsetti muore a trentatré anni, il 18 marzo del 2019. Militante internazionalista delle YPG, le Unità di Protezione Popolare attive nella rivoluzione della Siria del Nord, è caduto in combattimento ucciso dalle milizie dello Stato islamico. 

Il suo nome di battaglia è Tekoşer Piling. È un partigiano, anarchico e antifascista, crede fortemente nel confederalismo democratico sul quale si fonda la rivoluzione del Rojava, che puntache punta alla democrazia radicale, alla redistribuzione della ricchezza, alla collaborazione delle varie etnie nel processo rivoluzionario e soprattutto alla liberazione femminile. Un modello alternativo in cui credeva anche Lorenzo, ma che purtroppo è costantemente minacciato dai governi autoritari della Turchia e Siria.

Lorenzo Orsetti è un partigiano, forte di quell’idea che impegna a lottare senza considerare i limiti dei confini nazionali e porta a sostenere tutti i popoli. Oggi vogliamo ricordare la sua storia perché crediamo che sia giusto farne memoria, ricordandoci che occorre prendere coraggiosamente posizione rispetto alle ingiustizie del mondo, senza distrarre lo sguardo. Il nostro compito è non lasciarlo morire un’altra volta, dimenticando i suoi ideali e la causa per la quale si è battuto. Lorenzo ci ha mostrato che nessuna causa è così lontana e così estranea alla nostra vita e che spesso è questione di scelte. 

Sono passati cinque anni da quel 18 marzo 2019, in seguito uno stralcio di una delle ultime lettere che aveva mandato Orso dal Rojava.

«Altro giro altra corsa. Si torna a Deir ez-Zor, in quello che probabilmente sarà la spinta finale contro Daesh in quella zona. Come ho già scritto, anche se tutto andasse come deve andare, non è la fine: l'ideologia di Daesh è ancora forte in Siria (e non solo). Sopravvive nelle varie milizie jihadiste, quali HTS, e NFL, sopravvive nei fiancheggiatori sparsi nelle città (i quali aspettano solo la giusta occasione per tornare allo scoperto), e sopravvive nelle file dell'FSA al servizio della Turchia.

Sono in molti i Jihadisti che si sono riciclati in questi gruppi, o che hanno trovato riparo aldilà del confine turco. La lotta non è finita, come la speranza del resto. "Se vuoi la pace prepara la guerra"; beh, qui la guerra va avanti da anni, portandosi dietro ogni genere di orrore.

Chissà se un giorno riusciremo a vederla questa tanto agognata pace. Noi non smetteremo di crederci e di batterci per questo. Fino alla vittoria, Serkeftin!»