Pubblichiamo il report dell'assemblea regionale dei comitati campani che lottano a difesa dell'ambiente e dei beni comuni. L'assemblea è stata volta alla costruzione di una mobilitazione regionale (che si terrà il 24 marzo -> link evento facebook) successiva all'inchiesta giornalistica Bloody Money che vede coinvolti esponenti del governo regionale e amministratori delle società pubbliche del centrosinistra e del centrodestra.
Come la neve che
tutto blocca
come il fuoco che brucia ancora.
Report dell'assemblea regionale dei comitati campani contro il biocidio, verso il corteo del 24 marzo
La più grande emergenza climatica degli ultimi sessant’anni
non ha impedito, ieri, a tante e tanti attivisti dei comitati che difendono
l’ambiente e i beni comuni di riunirsi in una partecipatissima assemblea
pubblica.
L’urgenza di riprendere il filo della discussione deriva dall’ennesimo,
gravissimo scandalo che riguarda la gestione dei rifiuti in Campania.
L’inchiesta Bloody Money curata dai
giornalisti di Fanpage – che sta già innescando prime ritorsioni e minacce –
indica con particolare evidenza ciò che i comitati dicono inascoltati da troppi
anni.
Esiste in Campania un vero e proprio comitato criminale d’affari che fa sedere
allo stesso tavolo politici, imprenditori e camorristi per spartirsi i profitti
che derivano dall’avvelenamento della nostra terra. Questo comitato d’affari è
trasversale alle parti politiche: coinvolge tanto il centrodestra quanto il
centrosinistra, mentre le opposizioni che si vogliono ‘oneste e pulite’ trovano
in queste ore la conferma della loro inconsistenza, poiché non si accorgevano
che sotto il loro naso si consumava la costituzione di una vera e propria
associazione a delinquere a ridosso della Sma Campania. Questo comitato
d’affari gode di tutti i benefici che derivano dallo stato di emergenza: leggi
speciali, commissariamento, appalti sottratti al pubblico controllo e
affidamenti diretti. Il delfino di De Mita nella Sma che dice al pentito
Perrella «siamo in emergenza, possiamo fare quello che vogliamo» riassume molto
bene ciò che da sempre viene denunciato dal basso. Quando chiedevamo e
chiediamo controllo popolare su operazioni di smaltimento, bonifica e
risanamento ambientale, ci riferivamo esattamente alla necessità di sottrarre
alle zone d’ombra e alle clientele il destino dei nostri territori.
Per questa ragione siamo poco interessati all’iter giudiziario di questa
inchiesta. Ci interessano poco i responsabili individuali e ancora meno porre
una sorte di questione morale su questo o quel portavoce: la storia del
biocidio in Campania ci ha insegnato che i burattini delle ecomafie vengono
sostituiti con enorme facilità. Ieri Cosentino, oggi Oliviero, cambia poco.
Esiste una responsabilità politica e un sistema complessivo marcio e mortifero
che va azzerato per ripristinare processi realmente democratici di governo del
territorio.
Il governo De Luca è politicamente responsabile di questa e delle mille
emergenze che affliggono la nostra regione. È responsabile perché omertoso o
perché ignaro, perché sa e ha taciuto o perché non sa ciò che non può non
sapere. È responsabile quando sotto il suo mandato si decide degli sversamenti
abusivi nei Regi Lagni o quando suo figlio, non si capisce a che titolo,
discute di ecoballe. È responsabile quando, a fronte di questo disastro, avalla
posizioni negazioniste che mettono alla gogna le denunce dei comitati, dicendo
che la Terra dei Fuochi è una fake news e che i morti di cancro della nostra
terra sono una normale casualità. È responsabile quando in Campania chiudono
gli ospedali e i presidi sanitari che invece dovrebbero dare risposte ad una
popolazione martoriata dal continuo insorgere di neoplasie anche in età
infantile, ben al di sopra della media nazionale. È responsabile quando
gestisce in modo clientelare il problema della disoccupazione, impoverendo
ancora di più generazioni che saranno poi costrette a pagare carissimo per le
cure che il sistema pubblico non garantisce. È responsabile quando addossa ai
cittadini responsabili la colpa della crisi del comparto agricolo campano,
dovuta invece alla scarsa chiarezza della Regione stessa in tema di terreni
analizzati (campioni esigui rispetto alla totalità della superficie agricola
utilizzata e rispetto perfino ai confini sempre più grandi della Terra dei
Fuochi) e in tema di falde acquifere, dovuta alla Grande Distribuzione che
soffoca i piccoli imprenditori, alle agromafie mai sconfitte, a modelli di
agricoltura ricalcanti le economie di scala e che mai vengono contrastati da
politiche regionali a favore degli operatori virtuosi.
È per queste ragioni, tutte politiche, poco interessate agli scandali, ai video
livorosi dello sceriffo di Salerno e ai teoremi giudiziari (sempre più lesti
nel colpire gli attivisti, sempre timidi nel colpire i responsabili di questo
disastro) che abbiamo deciso di rimetterci in cammino.
Il 24 marzo costruiremo un grande corteo regionale che andrà a bussare alle
porte di Santa Lucia per chiedere conto di queste odiose ingiustizie e per
pretendere le dimissioni di chi le ha perpetrate.
Nelle prossime settimane ci attiveremo per moltiplicare assemblee sui
territori, iniziative nelle scuole e nelle università, per sensibilizzare e
diffondere controinformazione che, punto per punto, polverizzi la propaganda di
regime messa in piedi dal governo regionale e dai media asserviti ad esso.
È tornato il momento di dichiarare dal basso lo stato di emergenza: uno stato
di emergenza fatto di mafie, corruzione, imprenditori che da Nord a Sud
depredano la nostra terra. Già quest’estate, quando il Vesuvio bruciava,
abbiamo avuto il coraggio di dire che la nostra regione era in guerra; che
quelle fiamme preparavano la strada ad una nuova trattativa Stato-Mafia; che
gli incendi e i roghi erano le nuove bombe del terrorismo ecologico, fatto per
negoziare profitti sulla pelle della nostra gente.
Questa guerra continua: tra pochi giorni si andrà a votare in una regione nella
quale platealmente si è dimostrata l’infiltrazione di poteri criminali nel
finanziamento delle campagne elettorali e nella costituzione delle liste.
Bisognerebbe avere la forza di dire che finché saranno presenti banditi nei
listini bloccati, pronti a negoziare soldi sporchi in cambio del diritto alla
vita di un popolo, queste elezioni sono truccate e non vanno riconosciute.
Perché Passariello, candidato neofascista coinvolto nell’inchiesta Bloody Money
è ancora lì. Perché, per non farsi mancare nulla, uno dei figli di De Luca è
ancora candidato e sarà lì a perpetuare il sistema di potere di quell’apparato
di potere.
Se camorre, imprese e politici corrotti vogliono mettere le mani sui nostri
territori, su ognuno di quei territori nascerà una barricata.
Scendiamo in piazza: 24 Marzo, ore 15.00, Piazza Mancini (Napoli).