Che vuoto e che rabbia

Il comunicato del Collettivo Squeert di Padova in seguito al femminicidio di Giulia Cecchettin.

18 / 11 / 2023

Perché nonostante riconosciamo la matrice patriarcale che offusca gli occhi a chi, in questi giorni, ha continuato a parlare di Filippo Turetta come un ragazzo dal quale non ce lo si poteva aspettare, abbiamo sperato anche noi. Abbiamo sperato che le dinamiche tra due persone non fossero riassumibili dalla violenza a cui siamo ordinariamente esposte, abbiamo sperato che il riconoscimento degli strumenti subdoli del patriarcato ci permetta veramente di immaginarci fuori dalla possibilità di esserne coinvolte, abbiamo sperato che le persone con cui creiamo una rete, contorno di una relazione, possano essere intrecciate ad essa e, oltre al guardarla, vederla realmente e aiutarci a farlo. Nonostante tutto, noi abbiamo continuato a sperare che Giulia tornasse.  

Ma lo sapevamo, l'abbiamo visto centinaia, migliaia di volte e conosciamo l'epilogo.

Che vuoto e che rabbia

Anche se analizziamo giornalmente quanto siamo sommerse da culture violente, educazioni patriarcali, e modelli disfunzionali che ci lasciano credere che l’amore sia fatto anche così. 

Che vuoto e che rabbia

Conosciamo bene la retorica giustificatoria di sempre, il raptus, la gelosia folle, la tragedia, ma dobbiamo imporci e urlare che non siamo disposte ad accettarla: le azioni sono frutto di scelte.

Che vuoto e che rabbia.

Perché non ci viene insegnato cosa sia l’amore, perché nessuno ci educa e fornisce una definizione e una mappa che ci indichi la strada.

Che vuoto che sentiamo Giulia, ma ti promettiamo lo riempiremo, ti promettiamo che non ci abitueremo a stare senza di te, ti promettiamo che non accetteremo niente, ti promettiamo che inizieremo a vederci realmente, ti promettiamo che staremo vicine e saremo critiche, arrabbiate, pretenziose. Ti promettiamo che inizieremo a pensare all’amore come una scelta e non un sentimento incontrollato, che ci convinceremo che l’amore sia un’azione e che i sentimenti siano plasmati dalle azioni, che smantelleremo i luoghi comuni che ci dicono che l’innamoramento sia una fatalità e che giustificano così la possibilità che possa esistere un delitto passionale che non presuppone nessun esercizio della propria volontà. Ti promettiamo che ci alleneremo a riconoscere questa violenza patriarcale, talvolta subdola e talvolta chiara, ti promettiamo che la condanneremo in noi e in chi abbiamo intorno, ti promettiamo che non giustificheremo niente, nessun gesto, nessuna battuta, nessuna sensazione, ti promettiamo che ci infurieremo perché la violenza, con l’amore, non c’entra niente.

È un vuoto che ci mangia la pancia. Che proviamo a scacciare via ma non funziona perché Giulia è tutte noi. 

E sappiamo che questo vuoto lo riempiremo solo in un modo. Rendendo la promessa che ti facciamo una pratica quotidiana. Continuando a lottare ogni giorno. Andando nelle scuole, nelle università, nelle case della gente, nelle sedi dei giornali violenti, ovunque. A dire che quello non era amore.  A dire che un modo diverso di vivere  esiste e che ce lo prenderemo. A dire che ci vogliamo vive, che ci vogliamo immaginare sorridenti, vicine, libere. Proprio come nei tuoi disegni.