Continuano le proteste negli Atenei per bloccare la collaborazione con lo Stato d'Israele

Il comunicato di Dottorandə e Assegnistə di Scienze Politiche dell'Università di Pisa solidali con la Palestina

9 / 4 / 2024

Dinanzi a ciò che è stato definito dalla Special Rapporteur delle Nazioni Uniti come genocidio a danno del popolo palestinese, e alla repressione indirizzata in Italia verso chi contesta la scelta del governo italiano di sostenere le azioni del governo di Israele, un gruppo di venticinque persone tra dottorandə e assegnistə del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa ha ritenuto fondamentale interrogarsi sull’impiego delle proprie ricerche e sulle conseguenze politiche, sociali e culturali prodotte. 

Date le numerose relazioni intrattenute dall’Ateneo di Pisa con aziende produttrici di sistemi d’arma e/o di sicurezza impiegati anche contro la popolazione palestinese e visti i rapporti di cooperazione con università israeliane che sorgono su territori occupati e che hanno strette relazioni con l’esercito israeliano, crediamo sia necessario agire anche a partire dai luoghi in cui lavoriamo per tentare di fermare quello che a tutti gli effetti si sta configurando come un genocidio. 

Alla data del 3 aprile, secondo i dati raccolti da Euro-Med Human Rights Monitors sono statə uccisə circa 41mila palestinesi, ferite oltre 77mila persone, distrutti più di 300 tra ospedali, cliniche e ambulanze; 443 scuole e tutte le università sono state gravemente danneggiate o rase al suolo, mentre si contano circa 2 milioni di sfollatə ammassatə in una striscia di terra costantemente sotto attacco.

Il World Food Program denuncia ormai da settimane il rischio di carestia causato dal blocco imposto ai convogli di aiuti umanitari, più volte presi di mira dai bombardamenti. Si contano più di 100 giornalistə uccisi dall’inizio del conflitto e desta ulteriore preoccupazione la recente legge del Parlamento israeliano per mettere al bando le sedi di canali di comunicazione stranieri presenti sul territorio.    

Per questo,in ragione dei principi di giustizia sociale che orientano il nostro impegno accademico e civile, chiediamo all’Ateneo dell’Università di Pisa, in linea con quanto fatto dall’Università di Torinoe dalla Scuola Normale Superioredi Pisa, di non partecipare al bando MAECI tra Italia e Israele, i cui ambiti di cooperazione previsti dall’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica riguardano lo sviluppo di tecnologie dual use, ovvero applicabili in ambito militare.  

Chiediamo, inoltre, all’Ateneo dell’Università di Pisa e al Dipartimento di Scienze Politiche, l’immediata interruzione e/o l’impegno a non stipulare accordi con altre università (israeliane o di qualsiasi altro paese) o aziende in ambiti di cooperazione dual use,che possono contribuire ad arrecare danno ai civili coinvolti nel conflitto in Palestina o in qualsiasi altro scenario di guerra o oppressione. 

Parallelamente, chiediamo che l’Ateneo di Pisa e il Dipartimento di Scienze Politiche si impegnino in tutte le sedi possibili al fine di promuovere ogni forma di collaborazione tra la comunità scientifica e studentesca in Italia e la società civile, palestinese e israeliana, che si oppone all’occupazione militare della striscia di Gaza e dei territori in Cisgiordania, nel rispetto dei principi di libertà ed eguaglianza, in dignità e diritti, di tutti i popoli.   

Non vogliamo che l’Università diventi uno spazio di legittimazione culturale della guerra né che fornisca strumenti e conoscenze a servizio di chi investe nel settore bellico, peraltro in un contesto di preoccupante escalation bellica.

Oggi più che mai è importante difendere l’indipendenza dell’Università e mantenere il mondo dell’accademia ben distinto da quello militare, coltivando l’impegno a produrre conoscenza per migliorare la salute, il benessere e la sicurezza per la collettività tutta.

Dottorandə e Assegnistə di Scienze Politiche solidali con la Palestina