Dal Treviso Pride nasce l’idea di una Carta d’Intenti per l’autodeterminazione delle persone LGBTQIA+

20 / 6 / 2023

È tornato per la quarta volta il Pride a Treviso, frutto del sodalizio tra quattro realtà che da anni operano nei nostri territori per la tutela e la visibilità delle persone LGBTQIA+: Famiglie Arcobaleno Veneto, AGEDO Treviso, Non Una Di Meno Treviso, Coordinamento LGBTE Treviso. Cinquemila persone hanno travolto la nostra città.

Il Treviso Pride 2023 è nato con una duplice vocazione nazionale e locale. Sul piano nazionale, risponde alla necessità di far sentire ora più che mai la nostra voce per dire basta alla violenza con cui l’attuale governo continua imperterrito a trattarci come cittadinɜ di serie B, erodendo pezzo dopo pezzo gli ancora pochi diritti che abbiamo potuto conquistare, nonostante la condanna da parte Parlamento Europeo verso la diffusione da parte di numerosi rappresentanti politici del nostro paese di una retorica “anti-gender”. Un governo animato da quegli stessi rappresentanti politici che hanno applaudito ferocemente l'affossamento del ddl Zan, e che ora arrivano ad attaccarci anche le nostre case, cercando di spezzare la nostra relazione con lɜ nostrɜ figlɜ.

Sul piano locale, è frutto della consapevolezza che a livello politico la nostra città, resasi tristemente famosa nel corso degli anni per l’ostilità che ha rivolto alle persone LGBTQIA+, continua ancora oggi a mantenere una relazione ambigua con noi, fatta di gesti simbolici e promesse che non sfociano in azioni concrete; Ma è frutto anche della consapevolezza che il nostro territorio non è solo questo, che c’è un’altra Treviso che resiste all’odio ed è a pronta a lottare insieme a noi. Torniamo quindi a Treviso per ricordare e ricordarci che questa è casa nostra e che abbiamo tutto il diritto di pretendere che diventi per noi - e per ogni soggetto oppresso - uno spazio sicuro e liberato dalla discriminazione, in cui la possibilità di vivere una vita degna sia sul diritto e non sul privilegio: diritto all’autodeterminazione, diritto al reddito e al lavoro, diritto alla casa, diritto alla salute fisica e psicologica, diritto ad un’educazione libera, diritto di accesso ai servizi di tutela per la fuoriuscita da situazioni di violenza.

Il tempo delle promesse è finito, ciò di cui abbiamo bisogno sono risposte concrete, radicali e votate all’inclusione sociale. Abbiamo deciso per questo di cambiare la logica con cui usualmente i Pride si relazionano con le istituzioni locali, cioè la richiesta di patrocinio, optando per uno strumento attraverso cui porre alle istituzioni la necessità di assumersi la responsabilità di prendere in carico le nostre istanze. Prende così vita una Carta d’Intenti, stilata inserendo al suo interno quelle che reputiamo essere delle misure minime essenziali per la tutela e il riconoscimento dell’autodeterminazione delle persone LGBTQIA+. Tale Carta verrà proposta non solo alle amministrazioni comunali, ma anche a quegli enti e realtà la cui azione tocca direttamente le nostre vite, come partiti, sindacati, istituti scolastici, centri antiviolenza e testate giornalistiche.

Con la scelta di proporre questa carta intendiamo sottolineare due punti di cruciale importanza. In primo luogo, che il suo valore di un Pride va oltre i simboli ed è legato alla sua storia, alle sue rivendicazioni e alle persone che vi partecipano. Sono le istituzioni a dover dare prova, in ragione della loro funzione sociale, del proprio supporto attraverso politiche concrete. In secondo luogo, che questo supporto non può manifestarsi solo un giorno all’anno, dev’essere un impegno costante e quotidiano.

Sappiamo che per moltɜ di noi la vita di provincia, soprattutto nelle periferie e nei paesini, può diventare una prigione fatta di isolamento, di violenze coperte dal silenzio e di discriminazione istituzionale. Una prigione così opprimente da aver spinto le nostre sorelle e i nostri fratelli alla morte, come successo l’anno scorso a Cloe Bianco, cui l’unica strada verso la libertà lasciata aperta fu la strada del suicidio. Riportiamo il Pride a Treviso per infrangere quell’isolamento e quel silenzio, affermando che non ci lasceremo solɜ e che porteremo con noi le voci di coloro che non ci sono più e di coloro che ancora non possono rivelare pubblicamente la propria identità.

Scenderemo allora in strada come persone gay, lesbiche, bisessuali, asessuali, trans* e non-binariɜ autodeterminate e orgogliose dei nostri corpi, dei nostri desideri e delle nostre vite. Riempiremo le piazze con le nostre relazioni, lɜ nostrɜ figlɜ e le mille forme delle nostre famiglie, la cui ricchezza non si lascia intimidire dalle falsità di chi ancora si nasconde dietro all’alibi della “Famiglia Naturale” per attaccarci. Attraverseremo la città come una comunità resistente, prontɜ a raccogliere l’eredità dei moti di Stonewall lottando per i nostri diritti e per contrastare ogni forma di discriminazione e di oppressione: contro sessismo, razzismo, classismo, abilismo e fascismo.