Detenuti in rivolta nel carcere di Padova, un prisma opaco

Tratto da Il Manifesto del 24 gennaio 2015

24 / 1 / 2015

Sui quotidiani locali di oggi la Magistratura smentisce la cosiddetta "pista jihadista" con fantomatici detenuti che inneggiavano all'Isis ed ad Allah, alimentata dalla Lega e dal sindaco Bitonci che chiede il rimpatrio dei detenuti. A provocare la rissa sarebbe stato da un gesto di autolesionismo di un detenuto romeno. Ma le cause profonde, come denunciano le associazioni che operano in carcere, sono ben altre: sovraffollamento, impossibilità di lavorare e studiare, presenza di soggetti psicolabili trasferiti dagli ospedali psichiatrici giudiziari.

Il sindaco leghista: «È jihadismo». In vent’anni, al Due Palazzi è successo di tutto: carcere modello che riceve le visite dei Vip al seguito delle coop. Ma anche la lunga scia di suicidi, autolesionismo, patologie

«Quel che è acca­duto è gra­vis­simo, anche in rela­zione all'atteggiamento assunto da molti dete­nuti di nazio­na­lità araba» tuona Donato Capece, segre­ta­rio gene­rale del Sappe, il sin­da­cato auto­nomo. «Nella sezione deten­tiva rego­la­men­tata dalla vigi­lanza dina­mica, che per­mette ai dete­nuti di girare liberi buona parte del giorno e che per que­sto pre­senta livelli minimi di sicu­rezza, si respi­rava alta ten­sione, con atteg­gia­menti pale­se­mente pro­vo­ca­tori da parte di buona parte dei dete­nuti verso i poli­ziotti. Due poli­ziotti peni­ten­ziari sono stati aggrediti e feriti senza alcuna giustificazione. Molti inneg­gia­vano ad Allah e all’Isis». L’episodio rimette comun­que in primo piano la gestione di una strut­tura - costruita insieme all’aula bun­ker del pro­cesso 7 aprile - con­ce­pita per 430 dete­nuti, ma che di fatto ne con­tiene più di 800. Un car­cere super-sicuro, da cui alle 4.30 del 14 giu­gno 1994 era evaso Felice Maniero, il boss della Mala del Brenta.

In vent’anni, al Due Palazzi è suc­cesso di tutto: car­cere modello che sforna i panet­toni desti­nati al papa, fa lavo­rare al call cen­ter dell’Azienda ospe­da­liera e riceve le visite dei Vip al seguito delle coop sus­si­dia­rie. Ma anche la lunga scia di sui­cidi, auto­le­sio­ni­smo, patologie.

È il car­cere che pro­duce la rivi­sta «Ristretti Oriz­zonti» o che ha messo in scena «Experti» gra­zie al labo­ra­to­rio di Maria Cin­zia Zanel­lato e Loris Con­ta­rini. E Padova ha saputo per­fino drib­blare le pene con una squa­dra di cal­cio spe­ciale: «Palla al piede» che gioca fuori clas­si­fica (sem­pre in casa…) in Terza Cate­go­ria gra­zie all’ostinazione alter­na­tiva della Poli­spor­tiva San Pre­ca­rio. Ma al Due Palazzi sem­bra di casa lo spet­tro dell’anomalia. Il pub­blico mini­stero Ser­gio Dini ha chiuso in autunno il fasci­colo d’indagine con 48 capi d’accusa: 5 agenti, un avvo­cato, 18 dete­nuti e sette tra parenti e amici devono rispon­dere delle atti­vità di una sorta di gang al soldo della cri­mi­na­lità orga­niz­zata. Droga, smart­phone, film porno e traf­fici vari all’interno delle celle con cla­mo­rose com­pli­cità dei «controllori».

Una vicenda inquie­tante che ha ali­men­tato tra­gi­che con­se­guenze e inter­ro­ga­tivi irri­solti. E pro­prio il Due Palazzi è stato san­zio­nato in base all’articolo 3 della Con­ven­zione euro­pea sui diritti dell’uomo. Fede­rico Tom­ma­sin ha otte­nuto la libertà con venti giorni d’anticipo e 2.700 euro di risar­ci­mento gra­zie al ricorso pre­sen­tato al magi­strato di sor­ve­glianza Linda Arata. Aveva dor­mito mesi per terra in una cella con undici dete­nuti invece dei sei pre­vi­sti… Ma da gio­vedì sera il car­cere di Padova fa noti­zia solo gra­zie alla «rivolta jiha­di­sta». Il sin­daco leghi­sta Mas­simo Bitonci getta ben­zina sul fuoco: «Trovo molto pre­oc­cu­pante per l’incolumità dei pado­vani che alcuni dete­nuti arabi abbiamo inneg­giato all’Isis. La nostra comu­nità non può per­met­tersi di man­te­nere sog­getti peri­co­losi in attesa del rilascio».