Verso il vertice col ministro Lupi di giovedì 25 a Roma

Grandi navi: Venezia vuole subito il divieto e la valutazione delle alternative

Mobilitazione del Comitato e voto del Consiglio comunale

23 / 7 / 2013


Con oltre un centinaio di attivisti a riempire il settore del pubblico nella sala consiliare di Ca’ Farsetti, decine di altri ad affollare l’atrio del Municipio, la partecipazione alla mobilitazione del Comitato No Grandi Navi ha surclassato la sparuta presenza del Comitato “Cruise Venice”, i sostenitori della lobby della crocieristica. E non sono mancati momenti di tensione, quando i cittadini No Navi hanno dovuto respingere gli atteggiamenti provocatorii di qualche prezzolato che si agitava un po’ troppo e a cui è stato necessario spiegare alcune elementari regole di buona educazione.

Questo lo scenario che per quattro ore ha accompagnato la discussione del Consiglio comunale di Venezia, convocato lunedì scorso per esprimere il mandato con il quale il sindaco Giorgio Orsoni si recherà il prossimo giovedì 25 luglio a Roma, per partecipare al vertice con il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi e con quello per l’Ambiente Andrea Orlando. Al centro del confronto istituzionale nella capitale sarà l’applicazione, ancora sospesa, del decreto “rotte” dei ministri Clini e Passera, che prevede per Venezia il divieto di transito nel bacino di San Marco e lungo il canale della Giudecca delle imbarcazioni di stazza lorda superiore alle 40.000 tonnellate. Divieto, appunto, congelato dal marzo 2012 in attesa che le Autorità Marittime definiscano le rotte alternative per questa categoria di natanti.

“Il dibattito sul passaggio delle grandi navi va affrontato subito, con urgenza. E con urgenza Venezia chiede l'applicazione del decreto Clini-Passera, chiede che si rispetti una legge dello Stato, mentre questa decisione sta tardando ad arrivare”.
Così il sindaco Orsoni ha aperto il dibattito.

“Guai – ha proseguito il sindaco - se pensassimo di dover rinunciare a quel che il porto, commerciale e passeggeri, offre a questa città oggi. Sono attività economiche che stanno nel nostro Dna e dobbiamo ragionare del modo affinché si sviluppi, nel modo più compatibile con la struttura della nostra città. La compatibilità – ha spiegato - non è solo un problema dei cittadini, ma è un problema che riguarda prima di tutto gli stessi operatori del Porto, i suoi imprenditori. Se vogliono fare davvero gli imprenditori e guardare avanti nel tempo, non possono stare fermi, puntare ad una portualità che si incentra sull’esistente e non guardare avanti, a qualcosa che si può sviluppare nel futuro. Il problema – ha detto ancora - non è solo riparare ad una situazione divenuta insostenibile, ma trovare delle soluzioni, anche transitorie o temporanee, nella prospettiva di uno sviluppo compatibile con la città”.

Orsoni ha spiegato che l’idea di utilizzare Porto Marghera per lo sviluppo del porto passeggeri  era presente sin dal programma elettorale sul quale si è costruita la maggioranza di governo: “Lì c’è già scritto tutto, già da allora – ha ribadito Orsoni - avevamo bene in mente che la stazione Marittima è una risorsa che andrà ad esaurirsi e che lo sviluppo della futura area metropolitana non può che incentrarsi verso la terraferma, verso Porto Marghera. E’ nostra convinzione non si debba necessariamente abbandonare la Marittima, che va sfruttata per gli investimenti che sono stati fatti, ma le navi devono arrivare in un luogo dove possono essere accolte senza causare ulteriori danni all’ecosistema lagunare. L'accesso – ha detto al Consiglio - può avvenire attraverso il Canale dei Petroli, per arrivare a Marghera, in luoghi oggi non dedicati alla portualità, accostandosi alle attività portuali in essere, senza dunque intaccarle, e usando i canali esistenti arrivare anche in Marittima senza passare per San Marco. Queste possibilità ci sono, vanno esplorate, senza scavare altri nuovi canali che presumibilmente potrebbero causare notevoli problemi nell'idraulica della Laguna.
Lo scavo del Canale Contorta Sant'Angelo, in una prospettiva futura, è un'opera a perdere, perché se lo sviluppo è verso Porto Marghera, quel canale risulterebbe inutile.”

“Anche se con prospettive di attuazione lontane – ha aggiunto riferendosi alla proposta, sostenuta dal Comitato No Grandi Navi, di estromettere definitivamente da tutto il bacino della Laguna le navi con essa incompatibili - tutte le proposte alternative al passaggio in Bacino vanno comunque valutate seriamente. Dobbiamo con molta serenità affrontare questi temi, ma con l’obiettivo chiaro della salvaguardia dell’ambiente naturale e della salute dei cittadini. Chiediamo vi siano delle interlocuzioni non preconcette. Non accetterò mai – ha aggiunto polemizzando indirettamente con il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa - di sedermi ad un tavolo con qualcuno che mi dice: “la Marittima non si tocca e dobbiamo arrivare lì a qualsiasi costo”.”

La posizione di Orsoni si è tradotta in un ordine del giorno votato dalla maggioranza che governa la città, anche a partire da sensibilità e posizioni diverse. Il consigliere comunale Beppe Caccia ha espresso il suo dissenso con l’idea del sindaco che “la localizzazione a Marghera delle attività portuali debba essere la scelta strategica di lungo periodo. Il gigantismo navale, sia per il traffico commerciale e industriale sia per la crocieristica passeggeri, è strutturalmente incompatibile con l’ambiente lagunare e la città di Venezia. Il futuro non può che essere l’allontanamento dei terminal all’esterno della Laguna. Ma la proposta del sindaco – ha aggiunto – ha il merito di affrontare la questione con il giusto approccio di metodo. Tutte le alternative strutturali all’attuale transito dei mostri del mare devono essere valutate con pari dignità. Intanto deve trovare applicazione al più presto il divieto contenuto nel decreto Clini-Passera: non possono essere scavati nuovi devastanti canali in Laguna e, in quest’ottica, Marghera può essere un’efficace soluzione transitoria.”

Sconfitta invece al voto l’opposizione di destra (e anche settori del PD e dell’Udc), arroccata con il PDL e la Lega a difesa delle posizioni dell’Autorità portuale e di Venezia Terminal Passeggeri, la società mista che raccoglie i profitti derivanti dall’attività crocieristica. Per loro le grandi navi dovrebbero restare per sempre alla Stazione Marittima, continuando a rappresentare una permanente minaccia nel cuore della città antica.

Soddisfazione per l’esito del Consiglio comunale è stata espressa da Tommaso Cacciari del Comitato No Grandi Navi: “Solo la mobilitazione dal basso, con le ultime iniziative di blocco del porto e del canale della Giudecca il 9 giugno scorso, è riuscita a imporre all’attenzione delle istituzioni locali la drammaticità della situazione e la necessità di trovare al più presto delle soluzioni alternative. Fin dall’inizio abbiamo contestato il decreto Clini-Passera perché limita il divieto al bacino di San Marco e non lo estende a tutta la laguna, rinviandone l’esecuzione all’infinito. Lo spostamento a Marghera proposto dal sindaco non ci convince: non sono la città e l’ecosistema lagunare che devono adattarsi alle dimensioni mostruose delle navi e all’economia di rapina della crocieristica, ma esattamente il contrario. Il divieto a San Marco e Giudecca è solo il primo passo e dev’essere applicato con urgenza, ma noi continuiamo a batterci per il loro definitivo allontanamento dalla Laguna.”

La parola adesso al vertice di Roma del 25 luglio, dove si scontreranno i diritti di un’intera comunità con i grandi interessi della lobby delle crociere.