Senigallia “Il ricordo del dolore è uno dei
patrimoni più grandi di una città, per la sua identità, per la formazione delle
generazioni future e soprattutto per la democrazia. Ignorarlo è un errore che
prima o poi pagheremo molto caro”. Moni Ovadia è sbarcato ad Ancona da appena
un’ora per partecipare alla serata del Festival Internazionale Adriatico
Mediterraneo: giusto il tempo di arrivare in albergo e sistemare i bagagli, che
subito l’artista viene catapultato in una delle polemiche urbanistiche più
spinose di Senigallia. Ovvero la prossima demolizione delle colonie ex Unes. Un
argomento che lo tocca particolarmente perchè quando si parla di Memoria,
Ovadia non ammette fraintendimenti visto che ha dedicato la sua vita al
recupero e alla rielaborazione del patrimonio artistico, letterario, religioso
e musicale degli ebrei dell'Europa orientale. “Conosco la vicenda - sottolinea
- ma non essendo senigalliese non posso esprimere giudizi specifici. Devo dire
però che il progetto di demolire un altro luogo della Memoria ha generato in me
una profonda tristezza e una grande delusione per un Paese che sta regredendo e
piegando alla logica del portafoglio”.
Al posto delle colonie ex Unes, luogo-simbolo della persecuzione fascista a
Senigallia, sorgeranno abitazioni e residence turistici. Che idea si è fatta di
questa vicenda?
“L’idea che l’identità di una città è costretta a piegarsi alle ragioni del
denaro. Della serie: questo posto non è importante perchè ci sono in ballo i
miei interessi... Poi magari a ogni Giorno della Memoria ecco che si tira fuori
lo zucchetto e si sfodera la solita, insignificante retorica”.
Il sindaco di Senigallia, per cercare di tirare le fila di un braccio di ferro
urbanistico che ha diviso e scosso parecchie coscienze, ha sottolineato che
accanto alle nuove edificazioni verrà realizzato una sorta di monumento per
ricordare il passato...
“Credo che sia un modo per non assumersi la responsabilità di bloccare il
progetto. Ma cosa è un resort di lusso per turisti in confronto alla nostra
storia, alla nostra identità? E’ questo che i nostri politici non comprendono:
il patrimonio di una città, la memoria, il ricordo del dolore è il segno della
democrazia, un monito per le generazioni future. Alimentando la retorica e la
falsa coscienza a beneficio delle speculazioni edilizie non si fa altro che
compromettere il domani dei nostri figli e dei nostri nipoti”.
La stessa comunità ebraica si è trovata divisa sulla questione delle colonie ex
Unes.
“Spesso accade che i vertici tendano ad essere filogovernativi per mantenere
buoni i rapporti con le istituzioni locali. Questo però è solo uno sconcio
revisionismo che nella maggior parte dei casi fa rifiorire il fascismo. Le
colonie di Senigallia dovrebbero essere salvate e diventare luogo di incontri,
di visite per le scuole. Noi a Milano siamo riusciti a salvare l’area del
Binario 21 dove passavano i convogli pieni di deportati. Ci siamo riusciti
grazie ad una azione congiunta di pubblico e privato. Ecco cosa dovrebbe
accadere nella vostra città”.
Fonte: Corriere Adriatico 02.09.09
“La memoria non va demolita” .
Moni Ovadia sulle colonie ex unes: l’identità di una città piegata alle ragioni del denaro. L’artista ad ancona riflette sul caso senigalliese: “e’ triste quando vale più un resort che la storia locale”.
2 / 9 / 2009