Alle 2 del mattino i cronisti si presentano davanti ai cancelli di via
Santa Caterina. L'idea è quella di vedere di persona come procede la
notte di occupazione al liceo. All'esterno ci sono gli striscioni, che
spiegano con sufficiente chiarezza i motivi della protesta: "diciamo un
sonoro no alla riforma". Al cancello ci sono tre lucchetti: uno in alto,
uno a metà e uno in basso. Alla finestra un ragazzo fa da sentinella.
Suoniamo il campanello e arrivano in tre.
Diffidenti, i
giovanotti, coperti dai cappucci delle grandi felpe chiedono garanzie
prima di farci entrare. «Chi mi dice che siete giornalisti?», chiedono.
Tesserino alla mano, e attrezzatura in bella vista decidono di farci
entrare. Ma ci pregano di non disturbare. «Dentro l'istituto c'è chi
dorme» dice Alberto. Un'ala della scuola, dove veniamo accompagnati, in
effetti è adibita a dormitorio. In una quarantina, sacchi a pelo e
coperte si sono adagiati tra i banchi per dormire, qualcun altro si è
sistemato a metà delle scale, un giaciglio protetto da tre cestini, a
far da barriera. Nella penombra due ragazzi abbracciati.
Per
gli altri, una sessantina in tutto, invece la notte scorre via in
un'aula. C'è chi è seduto fuori a fumare una sigaretta, c'è chi è dentro
la stanza, adagiato su un banco magari a fare le coccole alla sua
fidanzatina.
Prima di entrare, Rocco raccomanda: «Vi prego di
pulirvi i piedi perché abbiamo appena finito di fare le pulizie, oggi
avevamo sporcato per fare gli striscioni e abbiamo ripulito tutto.
Vogliamo che non ci sia lerciume nelle stanze in modo che nessuno possa
accusarci di aver imbrattato la scuola».
Dentro la grande
stanza i più spavaldi - l'orologio digitale segna 2.16 - riescono
addirittura a sfidarsi in una partita di ping-pong. La stanchezza rende
difficile mantenere il conto dei punti inflitti e subiti, ma i ragazzi
si divertono, e si vede.
Una ragazza impugna spazzolino e
dentifricio «io non sopporto l'idea di dormire senza lavarmi i denti
racconta». Un'altra ragazza è avvolta da una coperta: «noi siamo
attrezzati ma dormire è davvero difficile qui dentro».
«Ormai il sonno è passato - racconta Lorenzo - siamo pronti ad affrontare al meglio la notte. Qui siamo tra amici».
In cortile un gruppo di studenti di quinta, ipotizza: «se passassimo
qui Natale potremmo dare un grande segnale. Fare capire che abbiamo
scelto di non perdere le lezioni, ma di manifestare il nostro dissenso
in modo pacifico».
Idee, ipotesi, possibilità, terminate a metà
mattina, quando stanchezza e miti consigli di preside e insegnanti
hanno indotto i ragazzi a ripiegare, di fare armi e bagagli e di tornare
a casa, a festeggiare natale con mamma e papà.
Anche il cronista tra i ragazzi al bivacco del liceo Artistico
Notte in classe, infine la "resa"
Indomiti fino all’alba tra coccole, pulizie e una partita di ping pong «L’unico modo per difendere la scuola», ma al mattino tutti a casa
25 / 12 / 2010
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