Le misure restrittive imposte ad alcuni militanti del Centro Sociale
Pedro e del Laboratorio Crack di Padova rappresentano una evidente
forzatura alle regole dello stato di diritto, nel tentativo di
criminalizzare, dopo le recenti vicende cittadine, tutto il movimento
studentesco.
Al di là delle modalità ridicole con cui questi
provvedimenti sono stati notificati, ci interessa sottolineare un nodo
politico: mettere nel calderone delle imputazioni contro 6 persone
azioni di protesta compiute da migliaia e migliaia di studenti nelle
mobilitazioni contro la riforma Gelmini, significa voler assimilare
l'intero movimento, nella sua totalità, a una questione di ordine
pubblico.
Di fronte a un attacco del genere, c'è bisogno che tutto
il movimento, al di là delle note differenze rispetto ad alcuni degli
episodi in questione, si dimostri compattamente solidale e respinga
ogni tentativo di criminalizzazione.
Il clima di repressione che si
respira in città da qualche settimana sta diventando insostenibile.
L'indiscutibile gravità della vicenda Aliprandi, che con il movimento
studentesco non ha niente a che vedere, non può essere strumentalizzata
per negare il diritto al dissenso all'intera cittadinanza.
Ci
appelliamo a tutti gli studenti e le studentesse, ai lavoratori
dell'università, alle forze politiche e sociali, alle associazioni, ai
cittadini attivi che animano la nostra città: Padova ha già pagato
troppe volte, in passato, la sua incapacità di uscire dalla spirale
violenza-repressione. Dimostriamo che questa città è in grado di
cambiare, che c'è uno spazio per il dissenso democratico e il dibattito
aperto.
Il Sindacato degli Studenti